Cari amici lettori riassumo in questo post un dibattito intercorso tra Gaetano e me, nato in seguito alla pubblicazione come post (dal titolo " 'A Tiana") di un suo commento alle poesie "Specchi", di Annarita Ruberto, e " Mare", di Teoderica al secolo Paola
LA NOTTE PORTA CONSIGLIO
La notte porta consiglio. La notte ha la sua “regina” ed una “figlia” da salvare, una fiabesca Pamina. La notte è blu, per rispondere a Paola che ha fatto un disegno apposta per me. Non vedeva altro colore. Pier Luigi così ha posto il suo sigillo in musica nel mezzo del mio commento poi diventato post. Ecco “‘A tiana” con i suoi intingoli buoni e cattivi di un desco notturno. Di specchi scintillanti, anzi di “Astrifiammanti”, la regina mozartiana del sigillo suddetto. Chi potrebbe essere il principe Tamino? Ma Ta..no no può rispondere perché sottoposto alla prova del silenzio. E poi in Pamigeno e la vecchina Pamigena sembra di vedere quei due del racconto, «Ce steve 'na vota 'nu viecchie, /e 'na vecchia areto a 'nu specchio, /areto a 'nu monte...».
Finalmente l’alba si approssima, facendo inabbissare Astrifiammante e si propone cosi il regno solare di Sarastro che accoglie Pamina salva dalla prigionia degli specchi d’inganni. «...un profilo riflessodi donna,immagine forte che emergee richiama la vita.».
E quel flauto e carillon magici della favola mozartiana? La risposta ci può venire da un altro grande della musica, Bach dalle mirabili capacità matematiche che lui ha saputo esprimere con le note. Ecco che sorge, appunto, l’alba per far profilare un certo “il riflesso di donna” in Annarita con la matematica, appunto. Prima ha fatto tutto un altro “riflesso di donna”, quello di Sarastro notturno in Paola, in arte Teoderica. Di J.S. Bach pensiamo al “canone eternamente ascendente” dalla sua Offerta musicale, in cui il grande compositore riesce a cambiare tonalità senza che l’ascoltatore se ne renda conto ed a ritornare dopo sei modulazioni alla originaria tonalità di DO con le tre voci che si trovano esattamente un'ottava sopra.
Non intravedete i due strumenti mozartiani del piffero e del carillon qui all’opera? Le note del piffero e il ritornare a ripetere continuamente la stessa musica del carillon. Come pure la filastrocca della “Tiana”?
È un’ambiguità questa del paradosso «Canon triplex a 6 voci », come anche quella del pittore Escher che ha eseguito molte opere improntate sul simili paradossi. Alcune di queste si ispirano ai nastri Möbius, ma che la matematica ha voluto affrontare razionalmente e risolvere. Russel e Whitehead, due personaggi che hanno dato contributi fondamentali alla formazione della logica moderna, ci hanno spiegato bene con la loro “teoria dei tipi” come si formano e quindi come si possono evitare questi “strani anelli” che collegando e confondendo realtà ed illusione finiscono spesso per partorire pericolosi paradossi.
Basta creare infatti una gerarchia organizzatrice delle strutture matematiche e non solo matematiche per cui una struttura (l’insieme di tutti gli insiemi) non può appartenere a sé stessa in quanto è di un tipo superiore a quello degli oggetti che la costituiscono.
Il principe Tamino poi, si rivela anche lui per aver superato il paradosso degli “strani anelli” in un modo tutto suo matematico di unirli con una sua teoria originale nel dar vita ad un moto oscillante generato da due leoni cibernetici numerici.Resta Pier Luigi, in arte occulta SK sempre pronto a svolgere il suo ruolo, ma ora ha due modelli di donna cui conformarsi quali pietre di paragone, Paola ed Annarita.
Gaetano
IL FIABESCO E IL MERAVIGLIOSO
Caro fratello Gaetano sai benissimo perche' ho scelto la favola mozartiana per chiosare il tuo commento, divenuto poi, anche su suggerimento della sorellina, post autonomo.
Svariati elementi culturali sono confluiti nel Flauto magico:
- Il fiabesco-meraviglioso settecentesco (flauto e glockenspiel dalle proprietà magiche, apparizioni di animali e di genietti (per esempio zi' Maria), montagne che si aprono svelando meravigliose sale);
- L’illuminismo e il giusnaturalismo (aspirazione dell'uomo alla saggezza, alla ragione e al rapporto armonico con la natura);
- La massoneria (riti d’iniziazione per accedere ai misteri e alla luce, invocazioni delle divinità egizie Iside e Osiride, comunità dei seguaci di Sarastro, ricca simbologia con particolare riferimento ai numeri e alla misteriosofia);
- L'Hanswurst e il Kasperl popolar-viennese (l'umile, il popolaresco, il comico, il semplice, il naturale e il bonario che sono racchiusi nella figura di Papageno, ma anche in zi' Maria e la filastrocca ricordata).
Il flauto magico può essere letto sia come fiaba per bambini sia come racconto massonico o come storia a contenuto illuminista.
La vicenda racconta però anche lo sviluppo di un individuo che, da giovane, ignorante e debole che era, diventa saggio, sapiente e uomo attraverso la scoperta dell'amore e il superamento di varie prove iniziatiche.
Durante questo percorso formativo, il giudizio di Tamino sui due Regni nemici si capovolge: il bene, inizialmente identificato con il Regno lunare della Regina della notte in quanto vittima del rapimento della figlia condotto da Sarastro, finirà per essere identificato nel Regno solare di quest'ultimo, inizialmente giudicato come malvagio. Nel Regno di Sarastro, Tamino troverà ragione e saggezza. Si scoprono così le buone intenzioni di Sarastro nel portare a sé Pamina, non togliendole libertà ma sottraendola con intento protettivo alla malvagia madre onde poterla destinare al giovane predestinato ed eroe della vicenda, ovvero lo stesso Tamino.
Oltre ad un'interpretazione incentrata sulla contrapposizione orizzontale fra i due Regni, si può interpretare in un'ottica verticale dove la contrapposizione è fra il potere, l'autorità, i Regni e il sotto-mondo popolare, semplice e genuino rappresentato da Papageno. L'antitesi è allora fra il concreto uomo-animale allo stato naturale e l'eletto, aristocratico ed astratto Tamino. Il Regno della luna e quello del sole sono nemici ma, allora, sostanzialmente uguali.Entrambi rappresentano l'autorità e l'ordine, mentre Papageno - che non ha superato le prove iniziatiche ma che di ciò se ne infischia beatamente - è l'uomo di tutti i giorni capace di servire allo stesso modo la Regina della notte come Sarastro, consapevole che la bontà e la felicità, seppur materiale, stanno dalla sua parte.
(da http://it.wikipedia.org/wiki/Il_flauto_magico#Elementi_culturali).
Questi elementi sono tutti racchiusi nei tuoi commenti. Con il Flauto Magico e anche con le tue considerazioni (non ultimo il richiamo a J.S. Bach, dalle mirabili conoscenze matematiche trasposte in note) conosciamo la ragione intima dell' esistenza. Per tutto c' e' una ragione. L' azione piu' insignificante ha una sua funzione occulta e musica nella logica progressiva delle cose. Anche il SK che e' in me. Perche' mai, in tutte le sue nobili gesta, il SK che e' in me non e' stato mai sfiorato dalla possibilita' di essere scoperto, pur lasciando evidenti tracce? Perche' la sua nobile arte ha una sua funzione occulta e musica nella logica progressiva del suo dare alle donne felicita', bellezza, amore...eterni.
Plutarco nel mito di Tespesio da Soloi scrive:"la sua anima sorti' dal corpo ed egli ebbe la sensazione che puo' provare un pilota precipitato dalla sua nave nel profondo del mare. Egli respiro' profondamente e la sua anima si apri' come un unico occhio".
I due modelli di donna cui conformarmi quali pietre di paragone, Paola ed Annarita, potrebbero avere questa azione salvifica. La vista della loro aurea in forma completa puo' essere per il SK una fiamma e come una bolla di fuoco che hanno in se' una specie di forza umana, facendogli acquistare una possanza completa, una piu' grande espansione. Anche se non deve dimenticare l' avvertimento di un Maestro di Magia:"Ho visto Iside. L' ho toccata. Eppure non so se esiste".
Per quanto riguarda me, Annarita, Paola e te affermo modificando leggermente una massima Sufi:"Quattro canne bevono da un ruscello.UNA e vuota dentro,le ALTRE sono canne da zucchero"
Pier Luigi
VINCOLI NODALI SUL WEB
Mi appressavo a perfezionare il mio secondo commento sul primo, ed ho letto il tuo commento che non mi ha sorpreso, me l’aspettavo e abbastanza nutrito. Così si è allargato lo scenario su temi interessanti che costituiscono paralleli di paragone in stretta aderenza a noi “quattro”, in particolare.
Quale il perfezionamento?
Si capisce da solo, è la ritualistica che ci suggerisce la mia filastrocca, simile ad un ritornello di tante strofe-operazioni che noi stiamo facendo sull’onda del web. Il web può assimilarsi ad un insieme di tante interiorità, la mia la tua, di Annarita, di Paola e così via, appena, appena vincolate alle relative singole realtà terrene. “Sdoppiamenti occulti” ma in piena coscienza.
Si è visto quanto conti la matematica, ma anche il mondo occulto attraverso le fiabe, i racconti ed altro del lato umanistico, non trascurando la musica, l’arte che sembrano imparentate con la matematica.
Più andiamo avanti con le nostre conoscenze tecniche, fisica quantistica, fisica delle particelle, teorie delle stringhe e delle super-stringhe, antimateria, ecc. e più troviamo conferme al fatto che tutto il nostro universo sembrerebbe scritto secondo un linguaggio matematico. La qualcosa non smette di stupire gli stessi scienziati.
Di Eugene Paul Wigner, che è stato un influente fisico e matematico ungherese naturalizzato statunitense, Nobel per la fisica nel 1963, colpisce questo suo pensiero sulla matematica.
«Vorrei affrontare due punti. Per cominciare l'incredibile utilità della matematica nelle scienze naturali è un fatto che ha del misterioso e che non ammette alcuna spiegazione razionale. In secondo luogo è proprio l'inquietante efficacia delle idee matematiche che ci spinge a chiederci se le nostre teorie fisiche siano davvero uniche.
Il fatto che il linguaggio della matematica sia miracolosamente adatto a formulare le leggi fisiche è un dono meraviglioso, che non comprendiamo e non meritiamo. Dovremmo esserne grati e sperare che rimanga con noi anche nelle ricerche future, e che questa fonte di gioia ma anche di stupore allarghi il raggio di azione, nel bene e nel male, ad altri settori più vasti del sapere.».
Ecco che vengo al perfezionamento, poiché il potere della filastrocca-flauto-carillon ha questo di bello, quello di fare da paraninfi a tutto un intreccio nodale a nostra insaputa. Di qui le antiche conoscenze esoteriche delle colonne ofitiche a due, tre, quattro elementi; di qui il nodo di Salomone; e andando nei misteri antichi tibetani, IL NODO SENZA FINE(Nodo Dell'Amore Infinito).
Il nodo-senza-fine rappresenta l'unione della Saggezza e del Metodo (tibetano thab-shes zung-'brel), tantricamente l'unione della energia femminile e di quella maschile, la loro armonica inseparabilità, rappresentando l'amore infinito, la vita infinita, la realizzazione della loro unione. Il nodo infinito è un nodo chiuso composto da linee intrecciate ad angolo retto. E' uno dei simboli preferiti e maggiormente utilizzati dall'iconografia tibetana.La sua origine iconografica non è nota con certezza. Probabilmente è connesso in qualche maniera al simbolo nandyavarta, una variante della svastika, che assomiglia molto al nodo dell'infinito.
Esso simboleggia il modo con il quale tutti i fenomeni sono interdipendenti tra loro e dipendono da cause e condizioni, ovvero la continuità degli eventi che sta al di sotto del piano reale dell'esistenza.
Non ha inizio nè fine e rappresenta anche l'infinita conoscenza e saggezza del Buddha e l'eternità dei suoi insegnamenti.
Il nodo-senza-fine è usato non solo in connessione con i Simboli di Buon Auspicio ma anche da solo come il più alto segno di buon auspicio, per esempio posto assieme a un dono o in uno scritto significa la connessione tra chi dona e chi riceve, stabilendo legami per favorevoli circostanze per il futuro, ricordando che ogni effetto positivo e favorevole per noi in futuro ha le sue radici, le sue cause dalle nostre azioni presenti.
E si chiude la parata dei nodi con quelli contemplati dalla matematica.
La teoria dei nodi è una branca della topologia, a sua volta branca della matematica, che si occupa di nodi, ovvero di curve chiuse intrecciate nello spazio. La teoria ha applicazioni in fisica subatomica, chimica molecolare e biologia.
Il primo impiego in fisica è però dovuto a William Thomson, ossia Lord Kelvin: in pieno dibattito tra teoria ondulatoria e corpuscolare, egli propone nel 1867 gli atomi vortice[1]. Essi sono formati da un'onda intrecciata in un nodo chiuso, come una dei tanti il nodo a trifoglio.
Annodandosi in maniere più o meno complicate, si determinerebbero le proprietà chimico-fisiche degli atomi. Da notare come, traslato alle particelle subatomiche e allo spaziotempo, il concetto sia identico nella teoria delle stringhe menzionata prima. Le molecole deriverebbero dall'unione dei nodi.Per concludere, in relazione alla realtà della vita, l’“idea” (ammettiamola per ipotesi) del possibile nascere su piani interiori potenzialità come questa nata in crescendo su questo blog, ma anche su altri e questi ramificandosi in modo apparentemente autonomo, meraviglia tanto? Può accadere che in qualche modo si profili anche un’infiorescenza terrena notata dagli stessi interpreti qui presenti, ma questo non significa che il VINCOLO NODALE che ora sembra nato, al contrario abortisca e resti in un limbo senza mai venir fuori in qualche modo.
Com’è che possono nascere?
Allora vi dico che oggi ho parlato di cose che ieri neanche le sapevo, eppure, come ho già detto, “la notte porta consiglio” e questa mattina mi sono svegliato e man mano mi sono venute le parole ed il loro giusto senso. Ma posso assicurare che i fatti della notte, di tutte le mie “notti blu”, sono in piena coscienza anche se frammentati e confusi. Ecco perché quel principe Tamino non poteva parlare.
Gaetano
L’ ETERNITA’ DORATA
Caro Fratello Gaetano
Il nostro filosofeggiare, come giustamente tu hai osservato, ha allargato i nostri orizzonti.
La tua risposta mi ricorda quello che ha scritto Hakim Sanai, maestro Sufi, vissuto durante l’ undicesimo e il dodicesimo secolo, considerato il primo degli insegnanti afgani ad usare il motivo dell’ amore nel sufismo.
Nel “Giardino cintato della verità” scrive:
“Il cammino dell’ uomo è come quello di qualcuno cui sia stato dato un libro, chiuso da sigilli, scritto prima che egli nascesse. Egli lo porta in se’ fino a quando muore. Fintanto che l’ uomo e’ soggetto al movimento del Tempo non conosce il contenuto del libro sigillato”.
Puo’ questo libro sigillato di cui parla Hakim Sanai essere rapportato ai nodi di cui tu parli, ovvero le curve chiuse intrecciate nello spazio, nel web, i quali in relazione alla realtà della vita, portano all’ idea del possibile nascere su piani interiori potenzialita’ come quelle che legano noi quattro (Annarita, Teoderica alias Paola, Te e me) in questo blog, ma anche su altri?
Credo di sì
Per evitare di confrontarmi, sul terreno della matematica e della geometria, con te , dominatore del segreto dei “Due leoni cibernetici” (l’ alfa e l’ omega di una matematica ignota, pi greco e la sezione aurea), il Leone Rosso e il Leone Verde, i due leoni degli alchimisti, affronto i temi da te trattati citando Jack Kerouac, che si era avvicinato al mondo buddhista, in seguito a un mancamento, il “satori”, l’ illuminazione, e di aver attinto “l’ eternita’ dorata”: la vera realtà e il “vuoto”.
Kerouac scrive in “ The Scripture of the Golden Eternity (La scrittura dell’ eternita’ dorata - sembra di leggere quanto detto da Hakim Sanai):
“If we were not all the golden eternity we
Wouldn’t be here. Because we are here we
Cant help being pure. To tell man to be pure on
Account of the punishing angel that rewards the good
Would be like telling the water ‘Be Wet’ – Never
The less, all things depend on supreme reality,
Wich is already established as the record of
Karma-earned fate”.
(Se noi non fossimo tutta la dorata eternita’/ non saremmo qui. Poiche’ noi siamo qui/ ci tocca per forza essere puri. Dire all’ uomo di essere puro a/ a causa dell’ angelo del castigo che castiga gli/ iniqui e dell’ angelo della ricompensa che ricompensa i giusti/ sarebbe come dire all’ acqua ‘Sii bagnata? – Non/ di meno, ogni cosa dipende dalla realtà suprema, che e’ già stabilita come stimmate del/ fato meritato-dal-Karma).
Credo che questi due importanti autori, uno dell’ undicesimo-dodicesimo secolo e l’ altro del ventesimo, diano risposte adeguate al perche’ tra noi quattro siano nati, nel web (attuale rappresentazione del “Libro Sigillato” e della “Scrittura dell’ eternità dorata), piani interiori di potenzialita’ che ci portano alla conoscenza della vera realtà.
Siamo quattro.
Ebbene se ci riferiamo ai Segreti della Cabbala abbiamo:
“L’ Ineffabile e’ al di là della nostra conoscenza; con il nostro linguaggio non possiamo neppure dire se Egli esista.
L’ Ineffabile auto manifesto, quindi non e’ piu’ ineffabile, e’ l’ Elohim, duplice (Immanifesto e Manifesto), e mentre l’ Immanifesto e’ (simbolicamente) privo di sesso, il Manifesto possiede (simbolicamente) entrambi i sessi. Poi, per cosi’ dire, c’ è anche l’ altro-manifestato-Immanifesto, cioe’ la manifestazione dell’ Immanifesto come l’ altro al di la’ del se’, ed e quest’ ultimo che contiene i QUATTRO MONDI”.
Per poi restare a temi a te cari citero’ che nell’ “Ars Chemica” viene detto che ci sono QUATTRO chiavi che dischiudono la casa dei tesori, cioe’ della conoscenza della verita’ e della realta’ con una trasformazione che e’ sempre una proiezione delle interiorita’ delle persone.
Il web, infine, e’ per noi quattro una Grande Avventura; una visione variegata del mondo, cioe’ della realta’, attraverso un lucido, talora tortuoso viaggio, che definirei iniziatico.
Ritengo che come scrive Robert M. Pirsing alla fine de “Lo Zen e l’ arte della manutenzione della motocicletta” (Adelphi), viaggio iniziatico a cavallo di una motocicletta e della mente:
“Le prove della vita, naturalmente non hanno mai fine. Tutti sono destinati a sperimentare infelicita’ e disgrazie, ma ora ho come una sensazione che prima non c’ era, e che non si ferma alla superficie delle cose, ma mi pervade fino al profondo del cuore: ce l’ abbiamo fatta. Ora tutto andra’ meglio. Queste cose si sentono”.
Pier Luigi
IL MATTO, L’ULTIMA CARTA DEI TAROCCHI
RispondiEliminaUn cavallo disarcionò chi poi fece il “pedone” per chi perseguitava senza tregua, un Sarastro re speciale, Gesù risorto da morte, per tenerci continuamente legati al tema fin qui portato avanti.
Ed ora un cavallo in te, Pier Luigi, fa il salto che occorre per scavalcare la morte che tu stesso hai posto, quella a danno degli “Scrittori precari a Roma” che in precedenza ti hanno causato certi “inconvenienti”, stando a talune “lamentele” di lettori. Ma sto solo seguendo un immaginario filo logico che mi suggerisce il “matematico” in me, un “Tamino” (guarda caso familiarmente mi chiamano Tanino, ma non mia moglie... misteri della vita!) mozartiano venuto dal niente, prova ne è la tua conclusione: «...ma ora ho come una sensazione che prima non c’ era, e che non si ferma alla superficie delle cose, ma mi pervade fino al profondo del cuore: ce l’ abbiamo fatta. Ora tutto andrà meglio. Queste cose si sentono.».
Dove e come il miracolo che appena tu percepisci, quale il potere del “cavallo” che ci fa al momento di bisogno veri “cavalieri”, - mettiamo – come quelli del Graal?
Il potere del “cavallo”, per il quale ci si può ancora riferire alla favola del “Flauto magico”, non ci è dato di sapere per poterne parlare, se non alla fine quando tutto è concluso, ossia dopo il “salto”. Ma da quel momento in poi le cose cambiano e questo elude in una certa misura la meccanica che ha prodotto il presunto “miracolo” che si vorrebbe capire. La favola in questione si impernia sulla “purificazione”, che è di tutti e non solo di Tamino, costretto al silenzio cosa, per altro, assolutamente non vera. Il percorso di purificazione comporta vestirsi di abiti laceri, vivere nella sporcizia, sperimentando ogni sorta di cose immonde, ma che non si possono riferire perché si rifiuterebbe all’istante re “Sarastro” che è bene contemplarlo nell’apoteosi del momento dell’alba quando risorge come sole splendente. Altrimenti perché Gesù dopo morto discese all’inferno per tre giorni? Ecco la spiegazione del “silenzio” di Tamino che era causato dal fatto di non poter parlare da illuminato, con la lingua sciolta. Giusto la seconda interruzione, simile ad un mortale ostacolo posto preventivamente da Pier Luigi (ma lui non sapeva), “Scrittori precari a Roma”.
Mi sovviene una storia che traggo dal libro Śrĩmad-Bhãgavatam, una nota opera culturale della filosofia indiana dei Vedãnta. Si tratta del verso 6, capitolo IV, Canto Primo: «La Creazione».
«Come gli abitanti di Hastinãstinapura riconobbero Śrila Śukadeva Gosvãmĩ, figlio di Vyãsa, per il saggio che egli era, quando entrò nella città dopo aver errato per le provincie di Kuru e Jãńgala, con l'aspetto di un pazzo, privo d'intelligenza e di parola?»
La spiegazione di questo versetto, che viene data nel libro da cui è stata rilevata, dà questa spiegazione: «L’attuale città di Delhi (Nuova Delhi) si chiamava un tempo Hastinàpura dal nome del suo fondatore, il re Hasti. Gosvãmí Śukadeva, dopo aver lasciato la casa paterna, aveva cominciato a vagabondare di qui e di là con l’aria di un pazzo. Come avrebbe potuto la gente riconoscere la sua grandezza? Non si può giudicare un saggio guardandolo, ma ascoltando le sue parole. Si devono avvicinare i sãdhu, i grandi saggi, non per vederli, ma per ascoltarli. E se non si è pronti ad ascoltare le loro parole, non si avrà alcun beneficio dalla loro presenza. Śukadeva Gosvãmí, un vero sãdhu, sapeva parlare delle Attività spirituali e assolute del Signore. Soddisfare i capricci del volgo facendo il prestigiatore di parole, questo non lo interessava. Ma nel momento in cui narrò il Bhãgavatam, gli fu riconosciuto il suo giusto valore. Esteriormente poteva sembrare un pazzo, privo d’intelligenza e di parola, ma in realtà era il più grande saggio e spiritualista.».
Ancora un cosa. I cavalieri del Graal viaggiavano a coppie sul cavallo. Il Fonte Battesimale della Basilica di San Frediano a Lucca li ritrae scolpiti nel marmo in una strana posizione. Non solo ma il contesto marmoreo in cui sono inserti i due cavalieri, è davvero misterioso poiché lo si vuol far legare al faraone che inseguiva gli ebrei al leggendario passaggio del “Mar Rosso” che pongo fra virgolette. Sono invece rappresentati in foggia da Templare. Secondo me, la chiave per spiegare questo mistero che i cultori dell’arte si chiedono senza poterlo spiegare, sta in tutto ciò che ho argomentato sul mendace “silenzio” di Tamino di Mozart e questo trova il nesso con Pamigeno sempre al suo fianco e solo un “filo d’argento” li lega indissolubilmente.
gaetano