Museo Nazionale del Cinema, dal 13 maggio 2014
Il Museo Nazionale del Cinema di Torino presenta MakingOf.it, il sito di crowdfunding destinato a raccogliere fondi per progetti che non potrebbero essere realizzati senza un contributo diretto di appassionati e cinefili.
Questo programma ha l’obiettivo di favorire la partecipazione concreta del pubblico alle iniziative di conservazione e di valorizzazione delle collezioni del museo e delle sue attività. Collegato al sito istituzionale del museo, questa piattaforma sarà permanentemente dedicata alla raccolta fondi attraverso la rete, su progetti che di volta in volta verranno indicati.
Il primo progetto del museo è il restauro del film L’udienza di Marco Ferreri, realizzato in collaborazione con la Cineteca di Bologna, e si inserisce in un’azione di valorizzazione del Fondo Marco Ferreri, donato nel 2007 al museo da Jacqueline Ferreri e che comprende preziosi materiali personali del regista: provini, fotografie di scena e di lavorazione, documenti e sceneggiature, manifesti e materiali pubblicitari.
La durata della raccolta fondi è di 60 giorni.
|
Guarda alcuni protagonisti del cinema italiano sul film L’udienza
Finalità Sostieni il Museo Nazionale del Cinema nel restauro del film L’udienza di Marco Ferreri e aiutaci a far rivivere il nostro patrimonio. Il restauro de L’udienza sarà realizzato dal Museo Nazionale del Cinema di Torino e dalla Cineteca di Bologna ed è parte di un progetto di valorizzazione del Fondo Marco Ferreri, donato nel 2007 al Museo da Jacqueline Ferreri e composto da provini, fotografie di scena e di lavorazione, documenti e sceneggiature, manifesti e materiali pubblicitari. Marco Ferreri Marco Ferreri nasce a Milano l’11 maggio 1928. Nel 1956 si trasferisce in Spagna dove conosce Rafael Azcona, lo sceneggiatore-umorista che lo accompagnerà per tutta la vita. Avvicinatosi al Neorealismo, se ne distacca velocemente per diventare uno dei maggiori autori di un cinema grottesco, paradossale e graffiante, metafora dell’alienazione dell’uomo moderno, stretto nei tabù del sesso, della religione, della famiglia e delle convenzioni sociali nei confronti delle quali sviluppa una critica radicale. Muore a Parigi il 9 maggio 1997. L’udienza Regia: Marco Ferreri. Soggetto: Marco Ferreri, Rafael Azcona. Sceneggiatura: Marco Ferreri, Dante Matelli. Fotografia (1×1:33, colore): Mario Vulpiani. Scenografia: Luciana Vedovelli Levi. Costumi: Lina Nerli Taviani. Musica: Teo Usuelli. Montaggio: Giuliana Trippa. Interpreti e personaggi: Enzo Jannacci (Amedeo), Claudia Cardinale (Aiche), Ugo Tognazzi (Aureliano Diaz), Michel Piccoli (monsignor Amerigo), Irene Oberberg (suora), Alain Cuny (il teologo gesuita olandese), Vittorio Gassman (il principe Alberto Donati), Daniele Dublino (Padre Ambrogio), Sigelfrido Rossi (Giovanni Rossi), Man lerer [Enrique] Bergier (Don Matteo), Dante Cleri (gesuita), Luigi Scavran (prete), Giuseppe Ravenna (gesuita). Produzione: Franco Cristaldi per Vides (Roma) / Films Ariane (Parigi). Origine: Italia. Durata: 111’. Ex ufficiale in congedo, Amedeo scende a Roma per parlare, in privato, con Paolo VI, ma tutto quello che riesce a ottenere è una serie di promesse da parte del commissario Diaz, legato da una relazione ambigua con l’affascinante prostituta Aiche. Quest’ultima si innamora del timido Amedeo, fino a decidere di tenere il figlio concepito per errore. L’amore della donna non è però ricambiato da Amedeo, prigioniero di un’ossessione che né monsignor Amerigo né i teologi olandesi riescono a soddisfare, adducendo misteriosi impedimenti al colloquio. La tensione è alta in una città scossa da alcuni attentati. Ascoltare su disco la voce di Giovanni XXIII non lo consola. L’uomo viene internato in un convento di frati e obbligato a una ferrea disciplina. Chiedere aiuto al principe Donati non servirà, così come inutili sono le frecce di carta soffiate verso la finestra del papa. Dopo essere uscito dall’ospedale psichiatrico, Amedeo ritorna nel ventre del Vaticano per morirvi, colto da una polmonite fulminante che non gli impedisce un’ultima, grottesca, risata. Dopo di lui, un altro visitatore chiede udienza al Santo Padre: tutto ricomincia. (sinossi riportata in Alberto Scandola, Marco Ferreri, Editrice Il Castoro, Milano 2004) «Tenero e atroce, allegramente beffardo nei toni e amaro nel fondo, tutt’altro che pessimista, ha la traiettoria di una sassata. Non mancano le scorie e i momenti incerti, ma poco intaccano la sostanza di un film importante e sottovalutato». (Morando Morandini) «Abbiamo subito pensato a una grossa parabola sulla Chiesa servendoci delle opere di Kafka, ma facendo in modo che alle astrazioni di Kafka si sostituissero le persone reali, papa Giovanni o Papa Paolo, etc. Kafka trasforma la sua geografia chiara e precisa in una metafisica. Qui, al contrario, partendo dallo schema narrativo di una costruzione kafkiana, si tende a rifare il cammino all’indietro, verso la realtà e la concretezza». [1972; citato in Alberto Scandola, Marco Ferreri, Editrice Il Castoro, Milano 2004) «Nel cinema scarico tutto quello che incontro e che mi può interessare: vivo la vita che praticamente al di fuori del cinema non vivo. Perché non è che io al di fuori del mio lavoro di regista viva molto di più… per me non esiste tempo libero, il tempo al di fuori del lavoro è tempo morto. Io mi identifico e mi proietto nei film che faccio. Praticamente in ogni mio film ci sono discorsi, ragionamenti, immagini che non potevo fare o vedere se non girando il film». (Marco Ferreri, settembre 1967; citato in Morando Morandini, Marco Ferreri, Aiace, Torino 1970, p. 5) «Il mio divertimento è sempre stato il cinema: cinema il mattino, cinema il pomeriggio, cinema la sera, cinema, cinema. Col cinema si può fare l’amore, col cinema si può fare tutto. E improvvisamente si scopre che, di fatto, non si può fare niente: c’è da impazzire… La soluzione è forse il silenzio, perché il silenzio può essere più positivo dell’azione… eppure è vero, continuo a fare film; forse perché sono meno coraggioso di Godard o meno importante di Godard – sarebbe ancora meglio smettere di lavorare, avvicinarsi alla gente che lavora in fabbrica, parlare col popolo e vedere quel che si può fare… faccio del cinema perché è il solo lavoro che so fare, perché non so fare altro, perché non so prendere decisioni». (Marco Ferreri, settembre 1969; citato in Morando Morandini, Marco Ferreri, Aiace, Torino 1970, p. 5) Partner e sponsor Reale MutuaUpproviderBakecaEuphonSub-tiFred The Festival Insider
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.