sabato 31 ottobre 2015

Le traiettorie della paura

da il manifesto
CULTURA

Le traiettorie della paura

Saggi. «Les jeunes de banlieue mangent-ils les enfants?» di Thomas Guénolé: un autentico «livre de combat», un vero manuale di controinformazione


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Zyed Benna e Bouna Traoré
Imper­ti­nente caso edi­to­riale fin dal titolo,Les jeu­nes de ban­lieue mangent-ils les enfants?, Edi­tions Le Bord de l’Eau (pp. 213, euro 17), il sag­gio del gio­vane poli­to­logo Tho­mas Gué­nolé, che si avvale della pre­fa­zione di un nome illu­stre della ricerca sociale euro­pea quale è quello di Emma­nuel Todd, pub­bli­cato alla vigi­lia dell’anniversario della grande rivolta delle peri­fe­rie fran­cesi scop­piata nel 2005, passa in ras­se­gna pre­giu­dizi e ste­reo­tipi che carat­te­riz­zano lo sguardo di buona parte della società tran­sal­pina sui gio­vani delle peri­fe­rie metropolitane.
Se a dieci anni dalla loro morte, men­tre gli agenti coin­volti sono stati tutti pro­sciolti, una strada di Clichy-sous-Bois è stata inti­to­lata a Zyed Benna e Bouna Traoré, i due ado­le­scenti che rima­sero uccisi per sfug­gire a un inse­gui­mento della poli­zia, pro­vo­cando le vio­lente pro­te­ste che dalla cin­tura urbana di Parigi si sareb­bero rapi­da­mente estese all’intero paese, il libro segnala come molto poco sia cam­biato rispetto alle tra­gi­che dichia­ra­zioni rila­sciate dal mini­stro degli Interni dell’epoca, e futuro pre­si­dente, Nico­las Sar­kozy che definì «racaille», fec­cia, i gio­vani ban­lieu­sard e pro­mise che uno di que­sti quar­tieri, La Cour­neuve, sarebbe stato «ripu­lito con il kar­cher», gli idranti con cui i net­tur­bini spaz­zano i bagni pub­blici e i bou­le­vard, dopo la morte vio­lenta di un altro ragazzo.
Pen­sato, secondo Todd, come un auten­tico «livre de com­bat», una sorta di «manuale di contro-informazione» si potrebbe dire ricor­rendo ad un voca­bo­la­rio d’altri tempi, Les jeu­nes de ban­lieue mangent-ils les enfants? indi­vi­dua e si ripro­mette di con­fu­tare le cri­ti­cità che emer­gono nella nar­ra­zione col­let­tiva e domi­nante sulle ban­lieue, e in par­ti­co­lare sui loro gio­vani abi­tanti, spe­cie se di ori­gine magh­re­bina o afri­cana, oggetto di una discri­mi­na­zione pre­ven­tiva, che tende a deter­mi­narne la pos­si­bile tra­iet­to­ria, che si pre­sume non possa che con­durre a «un’esistenza paras­si­ta­ria», quando non ad espli­cite atti­vità cri­mi­nali o addi­rit­tura al ter­ro­ri­smo di matrice isla­mi­sta, e que­sto per il solo fatto di pro­ve­nire da deter­mi­nati quar­tieri e zone delle metro­poli. Svi­lup­pato attra­verso voci che fanno rife­ri­mento ai punti mag­gior­mente toc­cati dal dibat­tito pub­blico fran­cese, da Islam e velo, a gio­vani e mala­vita, alla cre­scita di un nuovo anti­se­mi­ti­smo, fino alla situa­zione sociale di que­sti quar­tieri, con par­ti­co­lare atten­zione all’istruzione e al lavoro, e al modo in cui i media e l’industria cul­tu­rale con­tri­bui­scono al pren­dere piede di cli­ché e pre­giu­dizi, la ricerca di Gué­nolé ana­lizza anche il rap­porto della poli­tica con «la gente di ban­lieue» e il ruolo che intel­let­tuali e com­men­ta­tori, soprat­tutto ma non esclu­si­va­mente di destra, gio­cano nel dif­fon­dersi di un’immagine atta a susci­tare paura e inquie­tu­dine nell’opinione pub­blica — quella per cui l’autore ha coniato il neo­lo­gi­smo di «ban­lia­no­pho­bie media­tica» -, attra­verso la tra­sfor­ma­zione dei gio­vani delle peri­fe­rie in una spe­cie di «mostri della porta accanto» per molti francesi.
Que­sto, come sot­to­li­nea Gué­nolé, mal­grado «per la stra­grande mag­gio­ranza dei ragazzi delle ban­lieue — con l’eccezione di un’esigua mino­ranza com­po­sta da chi rie­sce nella sua ascesa sociale o, al con­tra­rio, vive di traf­fici diversi o, in misura ancora minore, pre­ci­pita nell’adesione al tota­li­ta­ri­smo waha­bita o sala­fita -, la realtà quo­ti­diana equi­vale alla rou­tine di un gio­vane povero che tira a cam­pare e non riu­scirà mai ad uscire in alcun modo dal ghetto in cui vive: tra costoro, 6 su 10 hanno un lavoro sot­to­pa­gato o pre­ca­rio, 4 su 10 sono disoccupati».
In sin­tesi, come spiega Emma­nuel Todd, si tratta di un volume che è frutto di un attento lavoro di docu­men­ta­zione, ma anche della sin­cera volontà di deco­struire quei luo­ghi comuni che sono alla base di scelte poli­ti­che dalle con­se­guenze nefa­ste. Que­sto per­ché, a detta del cele­bre intel­let­tuale, l’autore è riu­scito a sot­trarsi «alla grande sepa­ra­zione, alla dop­pia irre­spon­sa­bi­lità: è, come i gior­na­li­sti, anco­rato al pre­sente e alle sue crisi, ma allo stesso tempo si muove in una per­ce­zione socio­lo­gica e sta­ti­stica dei feno­meni e dei loro meccanismi».

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