Alda Merini e' morta quando mi trovavo sull' Amiata e volontariamente ero senza notebook affido il suo ricordo alla mia amica poetessa Maria Pia Giulivo
Grazie, Alda, per tutto quello che ci hai lasciato. Ricordi? Parlavo di te, una sera di sei anni fa … era periodo di Natale, in una piccola chiesa del centro antico del mio paese. Tu non c’eri fisicamente, ma ti avevamo informata di un evento a te dedicato. Con l’anima eri con noi … e ora , con la stessa anima sei con me, mentre scrivo. E al tempo stesso stai assaporando la carne degli angeli … sei tu stessa un meraviglioso angelo …
Alda Merini e “La carne degli angeli”
Non sappiamo se esistono gli angeli. Possiamo però provare a percepire la loro presenza in senso strettamente umano, come custodi fedeli del nostro spirito, sguardi che ci sorridono, anime che ci sorreggono, mani che a volte non si tendono ma di cui avvertiamo il silenzioso abbraccio. Si può immaginare che sia stato proprio un angelo protettivo a custodire Alda Merini, la grande poetessa contemporanea che ancora oggi, nonostante lo straziante dolore che ha attraversato la sua vita, lo spettro del manicomio e della malattia, non ha perso la sua acuta lucidità, il gusto della vita e della scrittura e ci stupisce ancora con le emozioni che regala la sua fertile poesia. Alda - ci piace chiamarla così, come fosse una vecchia amica - è una vita strappata e ricomposta. Derubata di affetti e ricostruita con dolore ma anche con grazia. Una madre privata dei figli perché ritenuta psicolabile. Una voce forte e salda, fragile e vulnerabile, volubile e sincera, a volte spietata. Alda è dolore e passione, umanità talmente intensa da essere ingombrante. E’ delicata e intima, sofferta, a tratti vaporosa come la nebbia dei Navigli che fa velo sulla sua casa, a Milano. Alda è donna di fede, ma senza retorica. Cosciente della sua imperfezione, si è ritagliato un Cristo tutto suo, appassionato come un amante. Lo chiama “corpo d’amore” in uno dei suoi libri precedenti. Così come stasera ci parla di “carne degli angeli”. C’è dunque il senso del corpo nella sua spiritualità mai generica ma sempre indirizzata con gioia e stupore che sa farsi preghiera al Cristo che nasce, si fa materia, soffre e muore, percorrendo lo stesso cammino dell’ uomo, prima di giungere ad un padre buono e pieno di misericordia.
Gli angeli stessi sono per Alda un meraviglioso enigma, creature sospese tra cielo e terra, gocce del silenzio di Dio, distillati dell’inquieta ricerca della fede dell’ uomo.
Gli angeli sono un coro di bellezza e bontà senza limiti, di aspirazione alla verità. Creature corporee e al tempo stesso celesti evocate con forza espressiva a volte visionaria che conducono alla santità e a lotte titaniche tra il bene e il male del mondo, in uno spazio cosmico misterioso attraversato dalla purezza ma anche dalla ribellione e dalla domanda.
Alda non ci svela il mistero degli angeli ma rivela con essi un contatto continuo, intimo e affettuoso, lanciando all’umanità distratta un messaggio positivo: la poesia è un dono profondo e può farsi interrogativo sul senso delle cose, della fede, dell’ imponderabile che si fa concretezza e carne. Alda Merini ha pubblicato, in mezzo secolo di attività letteraria, talmente tanti libri, in poesia e prosa, che non basterebbe una serata per parlarne. Ha vinto premi prestigiosi ed è senza alcun dubbio una delle voci più creative, valide e rigogliose della poesia contemporanea. A noi piace ricordarla stasera non in modo accademico, ma umano, come fosse davvero un angelo amico. Alda è povera. Vive con i piccoli introiti che le vengono dai libri e con un modesto sussidio statale, il noto “fondo Bacchelli” assegnatole per meriti artistici qualche anno fa dall’allora ministro Veltroni. In una recente intervista ha dichiarato che dalla condizione di povertà materiale nasce la poesia. Perché la povertà può farsi ricchezza e forse, sa davvero incantarci con voce pura di angelo. Ci è sembrato appropriato a questa scarna natività che evoca e suggerisce spiritualità, raccoglimento e poesia, far parlare i sui angeli fatti di carne che come una cascata di luce abbracciano il Cristo bambino nella nostra nuda chiesetta chiusa al culto.
mariapia giulivo,natale 2003
Tu non sai
cosa voglia dire entrare
nel fuoco della passione
e avere questo cigno bianco di desideri
sopra un corpo umano.
Tu non sai
cosa voglia dire avere sopra di me
la bestia incantata che ti mente
e che risorge
e che ti accarezza col lungo collo.
Segmenti di piacere
che attraversano il grembo della donna
fino a che non prende il terrore
e la magnificienza dell’orgia.
Tu non sai
cosa vuol dire sopportare
questa alacre menzogna del tuo bacio
che scende sui miei occhi
e mi vuole accecare per sempre.
E’ l’urlo finale
che ottenebra i cieli
e scompagina tutte le virtù angeliche.
Gli angeli terrorizzati
fuggiranno dalla carne viva
che ha conquistato la bestia
e dalla bestia che ha conquistato la carne insieme a un viso di dolcezza.
E’ il piacere diabolico delle ombre:
le mani che guidano il tuo volto verso i baci
e i baci che allontanano il volto.
Tu non sai
in che bagno di letizia e di sete mai sazia
hai messo questa polvere di donna
che diventa spasimo,
diventa amore.
Ho solo bisogno del tuo grembo
per conoscere il mio
e del mio grembo
per conoscere il tuo,
e a nulla valgono le divisioni etiche e le etnie:
in te c’è tutto il calore dell’Africa
e il ghiaccio di una morte che divampa sopra di noi
svestita,
incontenibile,
bianca.
Da LA CARNE DEGLI ANGELI di Alda Merini, Frassinelli, 2003