La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava

La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava
Storia di un amore importante di Grazia Deledda con lettere autografe. Romanzo di Ludovica De Nava

IN TERRITORIO NEMICO

IN TERRITORIO NEMICO
Romanzo storico sulla Resistenza di Pier Luigi Zanata e altri 114 scrittori - metodo Scrittura Industriale Collettiva

Dettagli di un sorriso

Dettagli di un sorriso
romanzo di Gianni Zanata

Il calcio dell' Asino

Il calcio dell' Asino
Il calcio dell’Asino. Il calvario di un giornale ribelle (1892-1925) e del suo direttore Giovanni de Nava (Giva)

NON STO TANTO MALE

NON STO TANTO MALE
romanzo di Gianni Zanata

sabato 30 luglio 2011

Diario dal Valle Teatro Valle occupato


Il punto in cui siamo

Valle occupato
È il quattordici giugno. Un martedì. Il tredici giugno alle quindici sono terminate le consultazioni referendarie. Il popolo italiano a grande maggioranza ha espresso quattro sì per affermare che l’acqua è un bene comune, per ribadire che – come nell’85 – continua a non credere nel nucleare, per rifiutare una legge ad personam. È il quattordici giugno, il giorno dopo, quando le lavoratrici e i lavoratori dello spettacolo entrano al Teatro Valle.

Il Teatro Valle è il più antico teatro di Roma, è patrimonio pubblico, ha 666 posti e una struttura a ferro di cavallo, si trova in largo del Teatro Valle, tra il Pantheon e Piazza Navona, tra Campo de’ Fiori e il Senato della Repubblica. È stato un teatro dell’ETI, adesso che l’ETI non esiste più il Valle ha chiuso il sipario da qualche settimana sulla sua ultima stagione. L’ETI era l’Ente Teatrale Italiano, è stato eliminato per decreto perché costava troppo. Spendeva tanto per pagare i lavoratori, spendeva tanto perché si occupava di curare le relazioni con l’estero, di formazione, di nuovi linguaggi, sprecava anche, certo. “Romeo e Giulietta”, fine spettacolo, due giovani amanti morti, dipendenti del Teatro Eti-Valle sul palco, lacrime e applausi, sipario. Domani chissà. Il solito: voci di corridoio, chi sarà il potente di turno? A chi lo daranno? Faranno un ristorante… ma va là. Se lo prende questo, se lo prende quell’altro… quell’altro chi? Quello che si è preso anche quell’altro.

Le lavoratrici e i lavoratori dello spettacolo chi sono? Sono le lavoratrici e i lavoratori dello spettacolo. Sono quelle e quelli che fanno questo lavoro. Qualcuno si occupa di più di politica, a qualcun altro importa solo la ricerca artistica che sta facendo, qualcuno vorrebbe che i teatri fossero tutti pubblici, qualcuno che lo stato uscisse dai teatri e lasciasse scegliere al pubblico, qualcuno va matto per i nuovi linguaggi, qualcun altro vorrebbe vedere una normalissima commedia ma fatta bene… hanno in comune che si lamentano tutti, hanno in comune l’essere in tanti (troppi) ma non riuscire ad essere categoria. Qualcuno di loro ci prova. Studiano il settore, discutono e litigano con i sindacati, si aggregano, aumentano di numero, aumentano di preparazione. La legge sul settore presentata in commissione lavoro non ci piace, non ci riguarda, non ci conosce, sembra fatta per qualcun altro, sicuramente da qualcun altro, il Valle è chiuso, verrà messo a bando, cioè dato ad un privato, verosimilmente il bando sarà truccato, “la cultura non si mangia” e “voi siete degli accattoni” sono in sintesi l’atteggiamento del governo nei confronti di queste lavoratrici e di questi lavoratori.

Quel martedì queste lavoratrici e questi lavoratori entrano nel Teatro Valle. “Come l’acqua, come l’aria, riprendiamoci la cultura”. Cosa vogliono? Restituire al pubblico il Teatro Valle e la Cultura, ritrovare la loro dignità di lavoratori. Sì, ma in pratica? Stasera c’è spettacolo. E che risposta è? È questa: il teatro si apre al pubblico, il palcoscenico agli artisti. Il pubblico entra gratis, ci sono un sacco di curiosi, un sacco di lavoratori e lavoratrici dello spettacolo, gente che era già abituata ad andare al Valle e che ha piacere di continuare, gente che non era mai entrata al Teatro Valle e che finalmente lo fa, turisti, criticoni… sul palco ci sono grandi nomi che portano la loro solidarietà, piccoli nomi che portano la loro Arte, lavoratori visibili e invisibili che si alternano velocissimi su quel palco, 10, 15 minuti e poi un altro ‘numero’, cultura e avanspettacolo, il pubblico partecipa, nel teatro dove debuttarono i sei personaggi in cerca d’autore la quarta parete si fa molto sottile, soprattutto intermittente, come i lavoratori. C’è musica, c’è danza, c’è cabaret, c’è prosa, c’è il pubblico, c’è Teatro.

Di giorno si puliscono il Teatro e gli occupanti, ci si confronta, si studia il presente, si immagina il futuro, si tengono assemblee interne, se ne organizzano di pubbliche. Le assemblee pubbliche sono molto partecipate. Si parla del futuro del Teatro Valle in sé, di welfare, degli altri settori del sapere, di formazione… una sera al Teatro Valle Occupato arriva il direttore del Teatro di Roma. Dice che è completamente d’accordo con gli occupanti, ma gli occupanti non sanno se sono completamente d’accordo con lui. Uno dei pettegolezzi che circolano sul Valle è che lo prenderà in gestione il Teatro di Roma, quindi il direttore cos’è? Controparte? È un interlocutore? Ci piace che lo prenda in gestione il Teatro di Roma? Prima ci vorrebbe un po’ di trasparenza, intanto dovremmo sapere se è vero. Il Direttore dice di no, che non è vero. Lo invitano ad un’assemblea, dice che non può perché ha le prove, ma poi verrà.

La sera il teatro continua ad essere aperto, le serate continuano a registrare pubblico, (gli esercizi commerciali del quartiere fanno ottimi affari), gli occupanti continuano a registrare solidarietà e ricevere pressioni sia dagli amici che dai nemici. L’occupazione deve finire. L’occupazione deve continuare.

La gestione del Teatro passa dal ministero al comune, il Direttore del Teatro di Roma viene in assemblea e dice che il percorso è questo: “Il Teatro di Roma lo gestisce per un anno e poi lo mette a bando, propongo che un vostro rappresentante si sieda al tavolo del comune per definire il bando, chiamo l’assessore, ecco è d’accordo!” E’ il modo per risolvere questo problema, questa emergenza. Ma ormai un po’ di percorso insieme è stato fatto. Non ci sembra che siamo un problema. Rifiutiamo la logica dell’emergenza. Non abbiamo un rappresentante, abbiamo l’assemblea. Non siamo sicuri che il Comune di Roma sia la controparte, siamo invece ormai certi che il Valle vada considerato un bene comune, come l’aria, come l’acqua: rifiutiamo la messa a bando. E quindi? E quindi dobbiamo capire come tutelarlo, qual è il percorso migliore per arrivare ad una gestione virtuosa per il Valle in sé e perché questo sia un esempio per altri teatri.

Scusateci tanto se non stiamo nei tempi della politica dell’emergenza ma per fare le cose bene e in modo partecipato ci vuole un po’ di tempo. Bisogna organizzare dei gruppi di lavoro, consultare i desideri dell’assemblea, elaborare delle proposte, presentarle all’assemblea. È un percorso lento ma crediamo che sia il percorso giusto. Nessuno ha la risposta in tasca. Non c’è un uomo del destino pronto a salvare tutto e non lo stiamo aspettando, pensiamo di fare tutti insieme, pensiamo di farlo con la maggiore partecipazione possibile.

Dopo tre settimane di occupazione presentiamo un programma. È la messa in ordine della scatola dei desideri che abbiamo registrato nel corso di queste settimane. Il Valle deve essere considerato bene comune, la sua gestione deve essere partecipata, la forma che dovrà assumere è verosimilmente quella della fondazione improntata alla tutela del bene comune e alla gestione del teatro, la sua direzione dovrà essere plurale e con garanzia di turn over, ci dovrà essere equità nelle paghe e una politica dei prezzi che garantisca a tutti l’accesso alla cultura, la sua gestione economica ed artistica deve essere votata alla trasparenza per garantire il controllo e la partecipazione della società civile al lavoro del teatro. Avrà una vocazione artistica, si farà promotore della drammaturgia italiana e contemporanea, facendo produzione, ospitalità e formazione secondo un principio ‘ecologico’, favorendo gli scambi con l’estero, e rimanendo aperto ai nuovi linguaggi.

Qualcuno è entusiasta, qualcuno minimizza ‘ci avevamo già pensato noi, adesso uscite e lasciatecelo fare come sappiamo’, qualcuno è scettico ‘bravi, ma come si fa?’, qualcuno non ha capito niente ‘sì, ma tutto sta a vedere chi ci mettono’.

Non lasceremo che qualcuno faccia finta di farlo come sa fare, non ci interessa il ‘chi ci mettono’, continuiamo a studiare il ‘come si fa’. È su queste basi che continuiamo la nostra lotta. Non teniamo il Teatro in ostaggio per rivendicare qualcosa o per farlo pesare in una trattativa con qualcuno. Non c’è niente da trattare. Non abbiamo niente da perdere, abbiamo solo da guadagnarci un teatro più bello. Facciamo questo lavoro dall’interno del Teatro Valle perché questo lavoro riguarda il Teatro Valle. Il Teatro Valle non è un ammasso di stucchi, mattoni e velluti. È il luogo dove chi fa teatro incontra il pubblico del teatro. Ci guardiamo in faccia tutti i giorni. Ci sembra che il Teatro sia contento. 
 
da l' Unità

Noir. Notti in bianco, piacere noir

1. CAMILLERI 2. GIMÉNEZ BARTLETT 3. FALETTI 4. CAROFIGLIO 5. HOLT
6. DE CATALDO - RAFELE 7. AYKOL 8. MALVALDI 9. VARGAS 10. DEXTER

I migliori scrittori della letteratura noir sono pronti a tenervi incollati alle loro pagine, fino all’ultimo colpo di scena. La prima uscita è “Il sorriso di Angelica”: Montalbano se la dovrà vedere con una serie di furti che coinvolgono anche la bellissima Angelica, capace di riaccendere nel commissario passioni ritenute ormai sopite fino al punto di mettere a rischio l’indagine stessa. Il noir si mette in luce.
Da venerdì 1° luglio

Dal 1 luglio 2011

Il sorriso di Angelica


Dal 22 luglio 2011

Le perfezioni provvisorie


Dal 8 luglio 2011

Il silenzio dei chiostri


Dal 29 luglio 2011

La porta chiusa


Dal 15 luglio 2011

Io sono Dio


per saperne di più

Delitto perfetto
di Angiola Codacci-Pisanelli

piano dell'opera

1 luglio 2011
Il sorriso di Angelica
di Andrea Camilleri
8 luglio 2011
Il silenzio dei chiostri
di Alicia Giménez-Bartlett
15 luglio 2011
Io sono dio
di Giorgio Faletti
22 luglio 2011
Le perfezioni provvisorie
di Gianrico Carofiglio
29 luglio 2011
La porta chiusa
di Anne Holt
5 agosto 2011
La forma della paura
di Giancarlo De Cataldo e Mimmo Rafele
12 agosto 2011
Hotel Bosforo
di Esmahan Aykol
19 agosto 2011
La briscola in cinque
di Marco Malvaldi
26 agosto 2011
Prima di morire addio
di Fred Vargas
2 settembre 2011
Così si muore a God's Pocket
di Pete Dexter

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La poesia del sabato di Libra

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Per riconoscere nella sete il mio emblema
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per non aggrapparmi mai di nuovo
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sono stata tutta un'offerta
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di lupa nel bosco
nella notte dei corpi

per dire la parola innocente.


Alejandra Pizarnik

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giovedì 28 luglio 2011

Valle occupato: l'Europa plaude, l'Italia tace

 
Articolo 21 - CULTURA
Valle occupato: l'Europa plaude, l'Italia tace
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di Bruna Iacopino

Valle occupato: l'Europa plaude, l'Italia tace 41 giorni e lo stesso entusiasmo del primo. A sentire gli occupanti del Valle, a leggere la ricca bacheca su Fb a guardare il sito internet costantemente aggiornato con la programmazione serale, i dibattiti, le assemblee aperte, i contributi, si potrebbe esclamare senza ombra di dubbio: esperimento riuscito! E l'esperimento in questione è la lenta riappropriazione di uno dei tanti beni comuni sottratti alla collettività: la cultura. A confermarlo con determinazione, Manuela, occupante del Valle, lavoratrice dello spettacolo, regista nello specifico...
“ Contrariamente ai politici e alle istituzioni, noi del Valle non andiamo in vacanza neanche ad agosto ma abbiamo approntato un calendario fitto di appuntamenti, per arrivare infine a settembre con una proposta meglio articolata anche da un punto di vista giuridico e amministrativo: la proposta per una fondazione e uno statuto della fondazione che possa rappresentare un modello alternativo applicabile non solo al Valle.”
Per farlo gli occupanti del Valle possono contare su consulenze più che qualificate che vanno dal prof. Ugo Mattei, al giurista Stefano Rodotà, fino agli esperti di Sbilanciamoci.

Un lavoro che si presenta impegnativo ma che ha già ricevuto, a partire dagli intenti, ampi riconoscimenti, soprattutto, anzi forse esclusivamente, a livello internazionale, sottolinea Manuela: “ Dopo una prima lettera di solidarietà, il direttore dello Schaubùhne di Berlino, per esempio, ne ha inviata un'altra in questi giorni indicando nel Valle un esempio che tutta l'Europa dovrebbe assumere... mentre proprio ieri è apparso un bell'articolo su Le Monde dove si sottolinea la necessità di una nuova primavera culturale. Dall'estero sembrano aver ben capito cosa stiamo chiedendo e qual'è l'alternativa che proponiamo.”
Ma se dall'estero plaudono, in Italia padroneggia il silenzio, quello delle istituzioni, da una parte, quello dei teatri stabili, dall'altra, aggiunge la regista: “ La solidarietà e l'adesione è arrivata solo da singoli.”

Diverso è invece il caso dei lavoratori del settore, che, proprio nel Valle hanno trovato il riferimento e forse anche la spinta per mobilitarsi. “ Abbiamo contatti con i lavoratori di Milano, Napoli, Palermo, Firenze, Bologna... e con tutti coloro che si riconoscono in questa battaglia comune, ovvero nella necessità del rilancio della cultura come motore per ripartire.”
E difatti non è solo il mondo dello spettacolo a ruotare intorno al Valle, ma sono complessivamente i lavoratori dell'immateriale ( come li definisce la nostra interlocutrice) ad aver trovato in esso un punto di ritrovo e un'officina di idee. Alle assemblee aperte puoi trovare di tutto... studenti, insegnanti, ricercatori, giornalisti, scrittori, tutti partecipi della stessa lotta, tutti vittime degli stessi meccanismi di esclusione dai meccanismi di welfare, tutti uniti nel tentativo di ridare dignità a un settore, quello dell'immateriale appunto, completamente svilito dai meccanismi del mercato e che li vedrà protagonisti di una grande assemblea nazionale, proprio su questi temi, il 30 di settembre.

E accanto all'impegno e alla lotta dei lavoratori il pubblico continua ad avere un ruolo di primo piano. “Per tutto agosto abbiamo in programma una campagna di formazione, che si avvarrà di tecniche sperimentali, con corsi aperti al pubblico- spiega Manuela- partiremo con le Tecniche di sopravvivenza teatrale per Maestranze, avremo Fabrizio Gifuni che terrà delle lezioni su Gadda, ci cimenteremo con la realizzazione aperta di cortometraggi in modo da far capire al pubblico cosa ci sia dietro anche a livello registico... Questa sarà la nostra nave-scuola...”
Poco tempo ancora e Manuela dovrà reimmergersi nella vita del Valle che richiede un investimento di tempo ( sottratto a se stessi e al proprio lavoro, mi ricorda) ed energia non indifferente. Il teatro va gestito in tutto e per tutto, dai turni per dormirci, alle pulizie, alla programmazione, tutte attività troppo importanti per star dietro al circo mediatico e rispondere alle tante provocazioni passate passate dalle veline di agenzia. “Siamo poco bravi a comunicare ma la cosa non ci interessa” aggiunge.
Del resto ci sono da allestire anche le serate, sempre molto attese e partecipate : “ Le serate sono dei contenitori aperti, ci piace definirli programma-azione, e rispetto alle tante proposte che arrivano l'unico discrimine è dato dall'assunzione di responsabilità individuale: chi sale su quel palco sta compiendo un atto di disobbedienza civile, e la accetta in pieno.”
“ Con tutta questa mole di lavoro come si fa a star dietro alle dichiarazioni di Giro?”
Ride, come darle torto...

Questa sera la Valle: Si fa cosi’ l’insurrezione dei linguaggi? Deriva serale tra frammenti eversivi e schegge spettacolari con Franco Berardi (BIFO) e Enrico Ghezzi a partire dalle 21

Tecnica di sopravvivenza teatrale per Maestranze
( il programma da lunedì 8 a sabato 27 agosto)
Per info e aggiornamenti www.teatrovalleoccupato.it

storie di un minatore di Carbonia, di Roberta Murroni

 
«Era come fossimo in carcere,
così me ne sono andato in argentina»

storie di un minatore di Carbonia emigrato in Argentina nel secondo dopoguerra
Roberta Murroni


Leggi tutto in
RiMe
Rivista dell’Istituto
di Storia dell’Europa Mediterranea

martedì 26 luglio 2011

Feltrinelli, inaugura Veltroni

CULTURA

Feltrinelli, inaugura Veltroni

vel
Sei mesi fa l’apertura della Feltrinelli Point di via Roma,a Cagliari, affiancato da un negozio esclusivamente dedicato a musica e home entertainment, con la stessa insegna, pochi metri più in là sotto i portici. Dopo sei mesi si replica, allontanandosi dal mare e inoltrandosi nella città.

E’ in via Paoli che apre la nuova Feltrinelli Point, che porta a ben quattro i negozi della più importante catena libraria italiana nella capitale sarda. Nel nuovo spazio, troveranno casa il meglio della narrativa italiana e straniera, le proposte della piccola editoria di qualità, ma anche la saggistica in tutte le sue articolazioni, e tanti libri per bambini, una scelta ragionata di cd e home video e un rigoglioso reparto di cartoleria. In via Paoli non manca neppure una sala attrezzata per ospitare eventi, presentazioni di libri, mostre, dedicata alla memoria di un grande scrittore sardo, Sergio Atzeni.A festeggiare l’inauguraizone sarà presente anche Walter Veltroni, che firmerà copie del suo nuovo libro, l’intenso “L’inizio del buio”, mentre alle pareti farà il suo esordio la mostra “Farsi italiani” realizzata per il 150˚ dell’Unità d’Italia in collaborazione con la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli.
Per l’occasione attesi anche Inge e Carlo Feltrinelli.

Le isole di Lilliu

CULTURA

Le isole di Lilliu

Lilliu
Rendersi conto a novantasette anni che un libro scritto quarantatré primavere fa è ancora attuale e che nulla nel frattempo è stato pubblicato su argomenti trattati in maniera esaustiva, è indubbiamente una soddisfazione. Forse l’ennesima che si prende Giovanni Lilliu, il babbai mannu dell’archeologia sarda, classe 1914, fondatore e direttore della Scuola di specializzazione di Studi sardi dell’Università di Cagliari, accademico dei Lincei dal 1990.

Lilliu ha compiuto scavi di particolare importanza in Sardegna e nelle Baleari, ed insieme a Hermanfrid Schubart (classe 1930), attualmente direttore emerito dell’Istituto Archeologico Tedesco di Madrid ed autore di numerosi saggi sulla preistoria e protostoria della penisola iberica, nel 1967 pubblicò il volume Civiltà Mediterranee, in lingua tedesca per i tipi di Holle Verlag, seguita un anno dopo dall’edizione italiana nella prestigiosa collana “Il Saggiatore” di Mondadori. Ora Cuec ripropone il prezioso volume (pp. 248, euro 24) dedicato alle isole del bacino occidentale: Sardegna, penisola Iberica, Corsica e Baleari.

«Il professor Lilliu - dice Mario Argiolas, presidente della Cuec - mi ha chiamato poco tempo fa per comunicarmi una sua precisa volontà: ripubblicare un testo fondamentale nel suo genere, poiché inquadra la preistoria e protostoria in ambito mediterraneo attraverso lo studio dei reperti archeologici, la comparazione dei dati e la ricostruzione storica. Ad oggi non esiste uno studio che abbia reso obsoleto il lavoro di Lilliu e Schubart, questa nuova edizione viene incontro a numerose richieste di ripubblicazione». Gli enigmatici monumenti presenti nelle regioni insulari prese in esame, diversi nella forma ma sempre costruiti con la tecnica delle enormi pietre a secco, che il classicismo denominò “ciclopica”, evocando il mitico popolo dei giganti omerici; le potenti sculture antropomorfe della Corsica, le colossali fortezze e le piccole sculture di bronzo della Sardegna nuragica; i giganti di pietra che sono le “taulas” di Minorca.

Tutte manifestazioni di genti mediterranee, di estrazione orientale, a cui l’insularità aveva conferito, e ancora conferisce, una forte impronta di regionalismo e autonomia: «Non poche informazioni di quel volume - dice Giovanni Lilliu nella premessa alla nuova edizione - sono ancora attuali, né risulta che oggi vi sia un’opera di tal genere e contenuto che la sostituisca. Sono queste le ragioni per la ripubblicazione del libro che dovrebbe essere ben accolto perché tratta di civiltà periferiche su cui sono rare le opere specialistiche. Si dice del bacino occidentale del mediterraneo, da est a ovest, nel quale si sono svolte le manifestazioni culturali e artistiche prodotte in Corsica, Sardegna, Baleari e nella penisola Iberica». Capi tribù, soldati, sacerdoti, pastori, contadini donne; divinità a quattro occhi, quattro braccia e due scudi. «L’arte - continua Lilliu - testimonia la sua doppia sorgente: naturalismo e geometrismo astratto. Assolutamente dominante quest’ultimo anche e soprattutto a causa della struttura economica e sociologica dell’ambiente culturale fondato su idee, norme e attività di civiltà agricola».

Schubart tratta invece accuratamente della civiltà degli Iberi, risultato di influenze orientali e greco egee, in statue in cui si evidenzia lo spirito locale, “barbarico”, che si esprime con una carica potente: «La più alta espressione della civiltà iberica - scrive Schubart - si ha nell’arte plastica. Sotto gli stimoli e gli influssi mediterraneo-orientali raggiunse un alto livello qualitativo di espressione». In sintesi, un’analisi approfondita della preistoria del Mediterraneo. Preistoria che Lilliu riesce a rendere, ancora una volta, attuale.
22 luglio 2011
 
da Sardegna24

La poesia corre sul filo

CULTURA

La poesia corre sul filo

poesia
Ponente, Levante, Maestro e Grecale / Prendete la mia anima e buttatela nel fondale / che sia la mia vita / per essere, pregare e tessere». L’invocazione ai venti è di Chiara Vigo, forse - speriamo di no - l’ultima tessitrice di bisso marino. Parole ispirate che vengono dall’isola di Sant’Antioco e raccontano poeticamente un’arte e un sapere esoterico che accomunò cretesi, fenici, caldei, egizi.

Storia millenaria. Essere, pregare, tessere: come Penelope per il suo Ulisse. Trame che varcano i secoli e giungono a Tramas, oggi e domani ad Orgosolo, cuore di Barbagia, dove si svolgerà un festival atipico rispetto alle miriadi di festival che colonizzano l’isola in questo periodo. Tramas ovvero intrecci (nella foto di Giancarlo Deidda): le tradizionali pratiche tessili di filatura, tessitura e colorazione naturale della seta - ottenuta quest’ultima da elementi propri della biodiversità della Sardegna e valorizzati in un'ottica di produzione sostenibile - escono dalle case e si intrecciano ad esposizioni artigianali, mostre, conferenze all'aperto, installazioni, laboratori, rappresentazioni teatrali, live music.

Creatività che riempie i guruttos, le viuzze di Orgosolo, a cominciare dalle cortes del rione di Sa harrera (la strada), andando ad intrecciarsi con una fitta tramatura di incontri (dalle 11.30 in poi) sugli antichi saperi dell’artigianato tessile: dal filato al manufatto - conoscenza, tecniche e creazione - all’artigianato tessile e alla moda: così la tradizione conosce mutamento ed evoluzione, sino a sposare la biodiversità e le pratiche di sostenibilità ecocompatibile nell'ambito tessile sardo.

La poesia? Viene dal filo: strumento, tramite e fine dell'espressione artistica, sapere antico su cui ha voluto puntare i riflettori un gruppo di giovani e giovanissimi, il Collettivo Tramas di Orgosolo, in collaborazione con l'associazione culturale "Viche Viche": «Siamo una realtà del panorama culturale locale - dice Rosina Musina di “Viche Viche” - che da quattro anni, con i Festival della Scienza, si pone l’obiettivo di regalare alla comunità orgolese e non solo, momenti di cultura e intrattenimento, stimolando la curiosità e l’interesse verso aspetti sempre nuovi del sapere scientifico». «Abbiamo voluto creare - dicono i giovani del collettivo Tramas - un evento attorno alla produzione della seta ad Orgosolo. Due notti bianche in cui assaporare tutto ciò che ruota attorno al baco, dalla sua lavorazione sino alla colorazione finale». Tappeti, coperte, arazzi. Oggetti destinati all'uso quotidiano o a funzioni decorative e rituali, tutti accomunati dal telaio a mano, quello che Maria Corda (la Chiara Vigo di Orgosolo) conosce bene e guida con mani sapienti: soltanto alle sue mani è affidata la difficile realizzazione del copricapo del costume femminile.

Ma tessere non è soltanto filare la seta: è anche filare i versi, estrarli dal baco nascosto dell’intuizione poetica e farne scrittura, rime intrecciate. Rimas intritzidas è il concorso di poesia in lingua sarda che, all’interno di Tramas, ha come tema la tessitura in ogni suo aspetto, anche metaforico: storie dei filati, tessitori e tessiture d’ogni tempo. I tre componimenti più significativi verranno cantati o recitati durante la serata dedicata alla poesia, mentre tutti i componimenti partecipanti saranno affissi in vari punti lungo il percorso del festival. L’intreccio si dipana infine verso le arti figurative: sarà il museo Man di Nuoro a scegliere le opere realizzate dagli artisti nelle tecniche più svariate, dalle tempere alle bombolette spray: chi vince potrebbe essere l’autore del prossimo murales di Orgosolo . O forse il disegno potrebbe andare bene per le decorazioni dei blasonati tappeti di Mogoro, che proprio quest’anno celebra la 50esima edizione della fiera del tappeto: guardacaso il 2011 segna anche il mezzo secolo di Paolo Fresu, e sempre il caso ha voluto che il 29 luglio il trombettista inaugurasse la Fiera accompagnando Ascanio Celestini. Fresu alla tromba, Celestini al telaio.
23 luglio 2011
 
da Sardegna24

Reading con premio

Reading con premio


Ora
domenica 31 luglio · 19.30 - 22.30

Luogo
Isola del Cinema, Isola Tiberina.

Creato da

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Indovina la frase misteriosa e vinci un libro per l'estate! Per scoprirla vieni al reading organizzato da Voland e Biblioteche di Roma. Letture di Tiziana Camerani, Pino Grossi, gaudia Sciacca.

SPETTACOLO CHIEDO SCUSA a Mogoro

SPETTACOLO CHIEDO SCUSA


Ora
domenica 31 luglio · 19.00 - 20.00

Luogo
MOGORO (OR) Parco Comunale

Creato da

Maggiori informazioni
A MOGORO nell'ambito del CULTURE FESTIVAL nel Parco Comunale sarà presentato lo spettacolo Chiedo Scusa che nasce sulle parole del libro “Chiedo Scusa” di Francesco Abate e Saverio Mastrofranco alias Valerio Mastandrea edito da Einaudi.

Lo spettacolo della durata di circa un'ora consiste nella lettura di alcuni capitoli del libro da parte dell’attore Giacomo Casti e nell'accompagnamento con musiche elaborate per lo spettacolo, da Matteo Sau. Lo spettacolo si avvia e si conclude con una canzone e tra un quadro e l'altro le parole di Francesco Abate esprimeranno emozioni e situazioni vissute in prima persona e raccontate nel libro.

CON LO SPETTACOLO CHIEDO SCUSA SI RENDE ACCETTABILE E SI ALLEGGERISCE UNA STORIA IN CUI LA REALTA' SUPERA L'IMMAGINAZIONE

Saranno presenti:
Francesco Abate - Autore
Matteo Sau - Musicista
Giacomo Casti - Attore

Strumenti per pensare - Dieci letture per l'estate

     

Strumenti per pensare
- Dieci letture per l'estate

Telmo Pievani | La vita inaspettata
Telmo Pievani
La vita inaspettata
Leggi l'estratto
Roberta De Monticelli | La Questione Morale
Roberta De Monticelli
La questione morale
Ascolta l'intervista
servitu-volÉtienne de La Boétie

Discorso sulla servitù volontaria
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gesuPaolo Flores d'ArcaisGesù. L'invenzione del Dio cristiano
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caro-papaPiergiorgio Odifreddi

Caro Papa ti scrivo
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liberistaEmilio Carnevali e Pierfranco Pellizzetti
Liberista sarà lei
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DonGallo_SANA-E-ROBUSTA-480x760Don Andrea Gallo

Di sana e robusta Costituzione
Guarda l'intervista
opus-gayIlaria Donatio
Opus Gay
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italiaideeAngelo d'Orsi

L'Italia delle idee
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Luca Mercalli
Prepariamoci

"Non sto tanto male" - Culture Festival - Simala, 31 luglio 2011

"Non sto tanto male" - Culture Festival - Simala, 31 luglio 2011


Ora
domenica 31 luglio · 19.30 - 22.30

Luogo
Simala (OR)

Creato da

Maggiori informazioni
"Culture Festival 2011", SIMALA (OR)

domenica 31 luglio, ore 19:30 – Casa Patronale Pusceddu

GIANNI ZANATA in “Non sto tanto male” reading.

Con ELIO TURNO ARTHEMALLE, ROBERTO PALMAS alla chitarra, NICOLA COSSU al contrabbasso.

Chi non c'è non sa cosa si perde!

http://www.culturefestival​.eu/news.php

"Non Sto Tanto Male" a Lanusei e Perdasdefogu

"Non Sto Tanto Male" a Lanusei (OG) - 28 luglio 2011

Ora
giovedì 28 luglio · 20.00 - 23.00

Luogo
LANUSEI (Ogliastra)

Creato da

Maggiori informazioni
Giovedì 28 luglio 2011
al Bosco Seleni, Lanusei

Dalle 20: reading e presentazione del romanzo
“Non sto tanto male” (Quarup Edizioni, 2011) di Gianni Zanata.
Letture di Silvano Vargiu.
Coordinamento Francesco Manca.

Dalle 22: concerto della
cantautrice catalana
Rusò Sala.
 
 
 
 

 

 

"Non Sto Tanto Male" a Perdasdefogu (OG) - 29 luglio 2011


Ora
venerdì alle 21.30 - 30 luglio alle ore 0.30

Luogo
Perdasdefogu (OGLIASTRA)

Creato da

Maggiori informazioni
Perdasdefogu
Rassegna "Sette Sere, Sette Libri"
organizzazione Piazzetta Fiori - Perdasdefogu

Venerdì 29 luglio, ore 21.30
"Non sto tanto male" (Quarup Edizioni, 2011)
di Gianni Zanata.
Coordina Paola Pilia.

domenica 24 luglio 2011

Tzacca stradoni!Racconti della mala cagliaritana a Marina Piccola

Tzacca stradoni!Racconti della mala cagliaritana a Marina Piccola


Ora
sabato 30 luglio · 20.30 - 22.30

Luogo
Cagliari Porticciolo di Marina Piccola Rassegna letteraria Notte piccola

Creato da

Maggiori informazioni
Lucianetto Strappo tzaca stradone fino al mare a riscoprire la bellezza del porticciolo di Marina Piccoia. Dalle 19,30 la presentazione del libro divertente nella sua drammaticità che dà voce agli ultimi, al sottoproletariato delle periferie cagliaritane ma del mondo, in un idioma ch'è un misto d'italiano sgrammaticato, sardo e gergu de Soparma, lo slang che Lucianetto e Pipatrota usavano per comunicare cose che nessun altro doveva sapere. Ne parleranno con l'autore il poeta Pablo Pascal e l'editore Giovanni Manca. Letture dell'attore Piero Marcialis

MICROMEGA 5/2011: ALMANACCO DI FILOSOFIA

MICROMEGA 5/2011: ALMANACCO DI FILOSOFIA
Da oggi in edicola e libreria il nuovo numero di MicroMega
È in edicola da martedì 19 luglio il nuovo numero di MicroMega, un Almanacco di Filosofia. Nel volume i contributi di alcuni fra i maggiori filosofi contemporanei, più una serie di inediti di “classici” del passato. Il fascicolo si apre con una “Controversia sull’etica” fra Paolo Flores d’Arcais e Roberta De Monticelli: quale fondamento possono avere i valori alla base di una società democratica? È possibile giustificare razionalmente le scelte morali? 

Segue un’ampia sezione dedicata all’ermeneutica e al pensiero di Gianni Vattimo, originale tentativo di tenere insieme cristianesimo, heideggerismo e ideali democratici al fine di elaborare una prospettiva di emancipazione incentrata sul “nichilismo” come rinuncia al razionalismo illuminato. Fanno parte di questa sezione i saggi di Richard Rorty («A sinistra con Heidegger»), Paolo Flores d’Arcais («Per una critica esistenzial-empirista dell’ermeneutica»), Maurizio Ferraris («Epistemologia ad personam»), oltre ad un’intervista allo stesso Vattimo.

Il volume presenta poi per la prima volta al lettore italiano alcuni scritti di Hannah Arendt sul rapporto tra storia, tradizione e azione politica (con presentazione di Dario Cecchi), di Günther Anders sullo ‘sradicamento’ come condizione esistenziale (con una presentazione di Micaela Latini), di Theodor W. Adorno sul rapporto tra mezzi di comunicazione di massa e democrazia (con una presentazione di Stefano Petrucciani) e di Friedrich W.J. Schelling sulla necessità di un’interpretazione storica della Bibbia (con una presentazione di Adriano Ardovino). L’Almanacco si conclude con un saggio di Giorgio Cesarale sulla riscoperta del pensiero di Karl Marx al tempo della Grande Crisi.
LEGGI IL SOMMARIO 


www.micromega.net

LA POESIA DEL SABATO DI LIBRA

LA POESIA DEL SABATO DI LIBRA - VI ASPETTO IN VIA SAN MICHELE 63!
















Altro




16 Dicembre
(Diciotto giorni senza te)

C'eri una volta tu
il bambino che crebbe in una stanza grande quanto una lira
da dividere con sua sorella. Accadeva in West End Avenue
a Manhattan. Murato in citta' sognava la campagna,
scrutando Palisades Park sull'altra riva dell'Hudson.
Il ragazzo che giocava a stickball fino all'imbrunire.

C'ero una volta io
l'unica bambina cui fu vietato oltrepassare
il giardino. Non osava alzare la voce
piu' delle rare antichita' vittoriane della collezione di famiglia.
Le bambole linde in attesa, allineate a modino.
La stanza col soffitto alto, desolata e piena d'echi

C'eri una volta tu
che dicesti: "Ora che la capanna e' nostra,ci faro'
attaccare la luce". E festeggiammo l'arrivo della luce.
Misi tendine di percalle. Appendemmo la tua laurea in Medicina.
Accendemmo i fornelli ben due volte. Oh amore mio, vigliacco,
generiamo elettricita' mentre giochiamo a famiglia.

Anne Sexton


E' UFFICIALE
LIBRA si è spostata in via San Michele 63
VI ASPETTA!

--
Monica Maggi
giornalista e libraia
LIBRAvia San Michele 63 - 00060 MORLUPO (ROMA)
06-90192808 mob. 347 7618417
www.monicamaggi.it
www.librerialibra.it

martedì 19 luglio 2011

[IN]EDITO (racconti/e-book): a cura di Marino Magliani, SCRITTURE DAL FAR WEST DI PONENTE: MAGLIANI, SEBORGA, LANTERI, MURATORE

[IN]EDITO (racconti/e-book): a cura di Marino Magliani, SCRITTURE DAL FAR WEST DI PONENTE: MAGLIANI, SEBORGA, LANTERI, MURATORE

Creato il 17 luglio 2011 da Retroguardia

[IN]EDITO (racconti/e-book): a cura di Marino Magliani, SCRITTURE DAL FAR WEST DI PONENTE: MAGLIANI, SEBORGA, LANTERI, MURATORE

[IN]EDITO (racconti/e-book)

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pdfA cura di Marino Magliani, Scritture dal far west di ponente: Magliani, Seborga, Lanteri, Muratore. (pdf) [Racconti inediti]
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Il mio Far West di Marino Magliani

Il ricordo più antico che ho dell’estremo ponente ligure appartiene a una specie di far west. Vedo il lungo corridoio della stazione di Ventimiglia, quello al fondo del quale si “passa” in Francia, attraverso una porta custodita dai frontalieri. Sono lì, in braccio a mia madre, sulle panche, in attesa di un treno proveniente dalla Francia, perché mio padre lavora in uno stabilimento balneare di Sainte-Maxim o Saint-Raphaël.
Sono gli anni Sessanta. Non ci ho mai pensato, non che non abbia mai pensato a questo ricordo, ma a un’altra cosa, quella per cui ho deciso di scrivere queste pagine.
Dov’erano in quel tempo Guido Seborga, Elio Lanteri e Lorenzo Muratore? Esattamente quel giorno di autunno (immagino fosse autunno quando mio padre terminava la stagione balneare e se non c’erano olive noi lo raggiungevamo a Ventimiglia, perché da lì si andava assieme in un paesino della Provenza dove il suo padrone e lontano parente possedeva una villa circondata da terreni con muretti da rialzare e siepi da curare), dov’erano allora Guido e Elio e Lorenzo? Poco distanti, o forse in viaggio, Elio a Salamanca, Guido a Torino o Parigi, Lorenzo a Roma? Avevano già combattuto, scritto libri, e viaggiato parecchio, amato, quando per me era ancora tutto spavento.
Cerco solo di capire la prima volta in cui le nostre vite, almeno geograficamente, si sono incrociate. Per me è importante. Mi piacerebbe pensare che anche per loro lo sia. È dunque possibile che loro fossero stati in Val Prino in quegli anni, magari tutti assieme, in due o tre macchine, l’intera compagnia che si radunava a Bordighera o Ventimiglia, per una gita sulla spalliera ossuta di Villatalla come fanno ora certi intellettuali della terra di frontiera che si fermano sotto il pino di Villatalla a fare colazione. Chissà, magari ero seduto sui gradoni di San Giacinto, fermo come un ponte, come mi ordinavano di stare i vecchi seduti al mio fianco quando ogni tanto scendeva o saliva una macchina, e loro, Guido, Elio e Lorenzo sono passati in macchina. E i nostri sguardi per un istante, in curva, si sono incrociati. Negli anni passavo spesso da Bordighera, ma distratto, distante, o troppo veloce, sulla moto di qualche amico diretti verso l’altro mio far west, le sabbie della Costa Brava. Ci sfioravamo appena, Bordighera ed io. Fin quando un giorno – mi ero fermato o mi avevano fermato, non saprei dire – non lessi di voli di farfalle dalle ali polverose e di voragini di luci. E presto anche Guido, Elio, e Lorenzo, attraverso le pagine di Biamonti, hanno penetrato quella che è la mia meridiana oscura nella Torre dei Venti. Dopo Biamonti conobbi Seborga: L’uomo di Camporosso (1), e poi Il figlio di Caino (2). Un giorno a una lettura delle mie cose si presentò Elio Lanteri. Mi disse come si diceva Gregorio in dialetto. Una parola che assomigliava al grixùu dei tordi, il verso del chiarore, dopo la notte, quando la bestia, mi insegnavano i vecchi del carruggio, è ancora incantata dalla rugiada. Diventammo subito amici fraterni con Elio.
Un giorno andai a casa sua nel paesino di Costa d’Oneglia, a bordo del mio ronzino azzurro, un Sì del ’92. Adriana, sua moglie, ci aveva preparato dei gamberetti buonissimi e al ritorno a casa mi colse un temporale. Temevo per i libri, Elio mi aveva dato un’edizione molto vecchia di Occhio folle, occhio lucido (3), di Guido, e un suo manoscritto che diventò poi La ballata della piccola piazza (4). Me li portai entrambi in Olanda e li lessi alla spiaggia, in un settembre calmo e mediterraneo. L’anno dopo, grazie al grande lavoro di Laura Hess e Massimo Novelli, riuscii a leggere molte più cose di Guido.
Chi è invece il terzo, un Lorenzo Muratore di cui sentivo parlare quando si toccava la letteratura di quell’ansa di terra e pietre di spiaggia, cactus e rocce porose e chiese? Sapevo che in gioventù era stato amico di Moravia e Seborga e che coi ragazzi della costa, coi Giorgio Loreti, i Matteo Lanteri, Elio Lanteri, Sergio Ciacio Biancheri, aveva sognato e nuotato, viaggiato. Un giorno – le mie cose letterarie spostate dal caso con la lentezza di un orologio solare a ore babilonesi, erano pur giunte intatte a quel far west ligure – uno di quei pomeriggi trascorsi a discutere di narrazioni con Francesco Improta o Paolo Veziano o Corrado Ramella al solito bar del lungomare bordigotto, mi dissero che Lorenzo Muratore voleva conoscermi. Parlammo a lungo, dei miei libri e di quelli di Guido e di Elio, e mi disse che mi avrebbe mandato per posta una sua lettura di Quella notte a Dolcedo (5). La ricevetti e poi tornai in Olanda, tornai o partii, non so mai bene cosa significhi venire quassù, ma durante l’inverno soggiornai nuovamente in Liguria, e una sera tardi, non avevo ancora acceso la stufa e forse neanche ancora raccolto in legnaia la cassetta di canne e pezzi di radice di ulivo, mi telefonò Lorenzo. Si sentiva il vento. Non era distante. Ci trovammo all’ingresso di un paese e bevemmo una tisana in un bar che ora mi dicono chiuso, poi uscimmo nel gelore di un ponte in salita, con l’aria dei colli e del torrente, e tremanti restammo a guardare la notte.
A casa lessi le pagine che mi aveva lasciato, poi scesi in legnaia a riempire la cassetta e risalii ad accendere la stufa. Mi rimisi alla lettura. Erano le letture dei miei romanzi e un editore per cui curai un’antologia volle farne un volumetto intitolandolo Pitture nere e altre immagini (6).
Incontrai ancora molte volte Elio (e qualcuna anche Lorenzo), al solito bar sul porto di Oneglia la mattina, a volte arrivava prima lui e lo trovavo seduto con gli amici. Altre ero io a vederlo arrivare da via Belgrano e attraversare la strada nel sole, davanti alla nuova biblioteca, e raggiungermi.
La memoria, mi ha scritto qualche giorno fa un amico con cui si parlava di voci, si è andata facendo più uditiva che visiva, ricordo meglio una persona che non c’è più se chiudo gli occhi, il suono della sua voce arriva prima all’orecchio, e poi l’immagine arriva dopo, e a volte non arriva, ma la voce sì. Si parlava di un mio libro, Il collezionista di tempo (7), che credo fosse piaciuto anche a Elio, a Lorenzo sicuramente. È la storia di un bambino, Gregorio, che sente le voci di altri suoi io che popolano altri mondi, lontani nel tempo, e anche le voci di un certo Lukas, attraverso una serie di mail dal futuro, che gli chiede di salvarlo. L’amico mi chiedeva se quel carteggio tra Gregorio e Lukas fosse una scrittura minerale o le parole che riceveva scritte avessero anche un suono. Gli ho risposto che non sapevo se la scrittura del futuro possa essere qualcosa di diverso dal filo spinato di parole che si dipana sullo schermo. Mi venne in mente che una volta Biamonti aveva chiesto a Rigoni Stern se sentiva ancora i tordi. Io, dissi all’amico, per qualche anno avevo sofferto di otite e perso del tutto lo zirlo del tordo. Da anziani, o da affetti di otite, si perdono queste cose, sono sibili nell’aria che sembrano arrivare da altre galassie e invece sono solo i voli dei tordi bottacci che passano a mezz’aria. Spiegai questo all’amico. I tordi zirlano di spavento (grixuano all’alba, sapevo) quando ti vedono, ma zirlano anche per chiamarsi. I cacciatori infilano una di quelle viti di metallo lunghe come il pollice in un pezzo di legno stagionato, poi danno uno scatto, brevissimo, con le dita, e lo sfregarsi dei corpi produce il verso del tordo. Forse la voce che sentiva Gregorio, dissi all’amico, o alla quale Gregorio collegava involontariamente il filo spinato della scrittura di Lukas, aveva un timbro del genere, animale o siderale.
Ora che il volto di Elio non lo vedo più, non mi resta che la sua voce, molto più forte, come sosteneva l’amico.
E poi quest’anno, di Elio ho ricevuto, attraverso Luigi Berio, le due fiabe della terra e del mare che i valorosi Sparajurij hanno curato per voi. Ne avevamo già parlato sulla collina delle Cascine di Oneglia, con Adriana e Paola. Ma quando Luigi me le ha date eravamo alla Foce di Imperia, un mezzogiorno molto tiepido e azzurro, seduti a un tavolino del bar Sognatori. Luigi attese che leggessi, prima una e poi l’altra fiaba – lessi prima la storia di Licia, e poi, alzato un istante lo sguardo a quel mare che potrebbe essere infinito, ma che secondo Darwin e Borges avrebbe poca importanza perché l’occhio umano inventa comunque un orizzonte a poche miglia, passai ai gemelli che hanno trascorso la vita a potare la vigna. E siamo rimasti a lungo in silenzio, come credo piaccia stare anche a Luigi e piaceva a Elio. Era come se dopo la lettura ci fossimo seduti al fondo dei filari, nella vigna dei gemelli, in silenzio. Elio mi aveva parlato di queste prose un giorno sul treno, dove entrambi diretti a Ventimiglia c’eravamo incontrati per puro caso. Ora erano le voci. Lo sono. Lo saranno. Spero per molti.
Cerca una poesia di Kavafis, mi disse l’amico, intitolata Voci (Fonès). Kavafis le chiama in originale “Kerebra”, cioè sentite proprio dal cervello.
Non sono ancora riuscito a trovarle, qui dove mi trovo in questa soffitta dell’Europa.
Poi quest’inverno, durante un mio soggiorno a Prelà, il paese umido lungo il Prino, ho rivisto Lorenzo. E in un bar, com’era successo l’anno prima, davanti a una tisana fumante, egli mi consegnò una cartellina di plastica azzurra ondulata. Conteneva 123 fogli battuti a macchina, che lui aveva rocambolescamente salvato da una situazione che, se vorrà, un giorno vi racconterà.
Lessi:
Avvenne per una congiuntura un giorno che, ostentatamente coperta di gioielli come un idolo delle Indie, Esterina si avvicinò alla vasca da bagno.
Ben più di un far west, le acque dove nuoto con Seborga, e la passeggiata accanto a Luigi Betocchi, e la conoscenza delle terrazze di Francesco Biamonti, dove mi porta Giancarlo, e la pace della piazza di Isolabona dove mi siedo con Paolo Veziano a raccontargli di come Gregorio Sanderi aveva pescato anguille con lui, e le passeggiate portorine con Giuseppe Conte, se di far west ligure si tratta, sono il mondo che comprende per me ogni luogo della letteratura, quest’estremo ponente ligure sono il mio Bastieto, la mia Sorba, i miei Avrigue e le mie Combray, i miei Macondo, le Langhe di Johnny e le strade e spiagge portoghesi di Pereira, sono anche questo mio Nord che attraverso a piedi o in bicicletta col mio amico Roland Fagel.
Concedetemi, per ultimo, come non si dovrebbe fare mai – ma siamo pur sempre in far west – la citazione da un saggio che Arnaldo Colasanti scrisse per i racconti di Vincenzo Pardini e miei.
Senza un rimpianto, senza piangere, senza voce. Non potevo che confessarvelo.

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Note
(1) Guido Seborga, L’uomo di Camporosso, Mondadori, Milano 1948, (2a ed., Spoon River, Torino 2004).
(2) Id., Il figlio di Caino, Mondadori, Milano 1949, (2a ed., Spoon River, Torino 2006).
(3) Id., Occhio folle, occhio lucido,  Ceschina, Milano 1968.
(4) Elio Lanteri, La ballata della piccola piazza, Transeuropa, Massa 2009.
(5) Marino Magliani, Quella notte a Dolcedo, Longanesi, Milano 2008.
(6) Lorenzo Muratore, Pitture nere e altre immagini – Studio sui romanzi di Marino Magliani, Eumeswil Arti Grafiche, Broni 2010.
(7) Marino Magliani, Il collezionista di tempo, Sironi, Milano 2007.

Isolabona festeggia Nico Orengo. Banda, teatro e una piazza solo per lui. Sabato 23 luglio

Sabato 23 luglio 2011 alle ore 17.30 a Isolabona viene intitolata una piazza a Nico Orengo, lo scrittore, giornalista e poeta scomparso nel maggio del 2009.

Orengo, prima di andarsene, ha dedicato a Isolabona il suo ultimo romanzo, Islabonita, ispirandosi ai racconti della gente del borgo. Proprio gli amici dello scrittore hanno deciso di rendergli omaggio con una rappresentazione teatrale dei suoi scritti, tra bambini pescatori di anguille, il torrente e tanta cultura popolare.

Musica dal vivo, banda e buffet completano il quadro della cerimonia informale. Una cerimonia che a Orengo sarebbe piaciuta.

Approfondisci su Mentelocale.it
- Il ricordo di Laura Guglielmi
- A Ulì-Ulè, le filastrocche di Orengo

Inaugurazione Festival Figiurà

Inaugurazione Festival Figiurà


Ora
lunedì 25 luglio · 17.30 - 23.30

Luogo
Sassari, Giardini Pubblici
Via Tavolara (ingresso principale)
Sassari, Italy

Creato da

Maggiori informazioni
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Amerindia Cinema e le Librerie del Centro (Azuni, Dessì/Mondadori, Messaggerie Sarde e Odradek) sono orgogliose di presentare Figiurà, festival cine-letterario (e non solo) che si svolgerà presso i Giardini Pubblici di Sassari dal 25 Luglio al 22 Agosto.

Lunedì 25 Luglio, h. h.17.30 aprirà ufficialmente la prima edizione del festival Figiurà.
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cinema | libri | incontri con scrittori | reading | laboratori per bambini | ciak si mangia
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Programma inaugurazione:


>>h.17.30 - Apertura festival con animazione a cura di Nicola Virdis

>>h.18.30 - Premiazione concorso letterario "Sinergie creative" a cura del "Caffè delle nuvole"

>>h.19.00 - Incontro con l'autore: Michele Pio Ledda presenta "Il sangue di Cristo" con reading musicale di Teresa Soro e il duo Undas.

Michele Pio Ledda: autoredi testi in lingua sarda per musicisti e interpreti nazionali ed internazionali (si ricorda fra tutti Andrea Parodi). Ha realizzato diverse pubblicazioni e testi teatrali come Isola errante, Emilio Lussu, Eleonora d'Arborea, Allergie, Alternos.

>>h.21.30 - proiezione di "Il piccolo Nicholas e i suoi genitori".
I bambini sotto i 12 anni accompagnati da un adulto entrano gratis

"Il piccolo Nicholas e i suoi genitori"

Commedia - Francia 2009 - Durata 1h 31'
Regia L. Tirad, con V. Lemercier e K. Mèrad.

Scritto nel 1959 dalla penna arguta di René Goscinny (il papà di Asterix) e con i disegni d i J. Sempè, il piccolo Nicholas è una celebrità in Francia. Il segreto del film consiste nel raccontare un universo filtrato dalla sensibilità e dalla fervida immaginazione infantile di uno scolaro e dei propri compagni, mettendo sullo stesso piano le bravate dei ragazzini e le ansie di prestazione dei grandi, dove il caos creativo irrompe benevolmente in un universo fin troppo ordinato.
Premio: Nominatio film EFA e CESAR 2009.

Per qualsiasi informazione supplementare, www.figiura.it