Giornata della memoria, "Dopo di tutto" di Itzak Katzenelson
''Dal canto del popolo yiddish messo a morte", di Itzak Katzenelson, pubblicato da Mondadori, a cura di Erri De Luca:
DOPO DI TUTTO
La fine. Il cielo in fiamme nelle notti, s' avvolge
di giorno dentro un fumo, poi torna ad accen-
dersi di notte, fa tremare
Se e' possibile fare il paragone col deserto selvaggio
del nostro primo inizio: di giorno una colonna-
nuvola lucente, di notte una colonna-fuoco.
Il mio popolo in festa, forte di fede andava in-
contro a una giovane vita e adesso al termine,
al finale.
Ci hanno ammazzati tutti quanti in terra, dal pic-
colo all' adulto, ci hanno distrutti tutti.
Per cosa? Non chiedete, nessuno: per cosa?
perche' dalla migliore alla peggiore, ogni na-
zione sa.
La peggiore ha dato aiuto al tedesco, la migliore ha
guardato con un occhio, fingendo di dormire.
No, no, nessuno verra' a chiedere conto, ne' inda-
ghera' ne' chiedera': per cosa, cosi'?
Il nostro sangue e' gratis, si puo' spargere, possiamo
essere ditrutti, assassinati in piena impunita'.
[...]
E i bambini yiddish non si risveglieranno piu'
dal sonno, dai sogni nel limpido principio del
mattino,
per andare al heder, ne' si fermeranno per guar-
dare gli uccelli, prendersi in giro, giocare sul-
la sabbia,
voi ragazzini yiddish dagli occhi scintillanti, an-
geli in miniatura da dove spuntavate? Da qui
o da altrove?
Voi graziose ragazze, voi brillanti di freschezza
pure col viso sporco e spettinate.
[...]
Nessuna madre cullera' un bambino, non morira'
ne' nascera' nessuno tra gli yidn.
[...]
Guai a me, ora non c' e' nessuno. C' e' stato un po-
polo, c' e' stato, e non esiste piu'. C'e' stato un po-
polo, c' e' stato, e adesso niente.
[...]
La fine. Il cielo in fiamme nelle notti, s' avvolge
di giorno dentro un fumo, poi torna ad accen-
dersi di notte, fa tremare
Se e' possibile fare il paragone col deserto selvaggio
del nostro primo inizio: di giorno una colonna-
nuvola lucente, di notte una colonna-fuoco.
Il mio popolo in festa, forte di fede andava in-
contro a una giovane vita e adesso al termine,
al finale.
Ci hanno ammazzati tutti quanti in terra, dal pic-
colo all' adulto, ci hanno distrutti tutti.
Per cosa? Non chiedete, nessuno: per cosa?
perche' dalla migliore alla peggiore, ogni na-
zione sa.
La peggiore ha dato aiuto al tedesco, la migliore ha
guardato con un occhio, fingendo di dormire.
No, no, nessuno verra' a chiedere conto, ne' inda-
ghera' ne' chiedera': per cosa, cosi'?
Il nostro sangue e' gratis, si puo' spargere, possiamo
essere ditrutti, assassinati in piena impunita'.
[...]
E i bambini yiddish non si risveglieranno piu'
dal sonno, dai sogni nel limpido principio del
mattino,
per andare al heder, ne' si fermeranno per guar-
dare gli uccelli, prendersi in giro, giocare sul-
la sabbia,
voi ragazzini yiddish dagli occhi scintillanti, an-
geli in miniatura da dove spuntavate? Da qui
o da altrove?
Voi graziose ragazze, voi brillanti di freschezza
pure col viso sporco e spettinate.
[...]
Nessuna madre cullera' un bambino, non morira'
ne' nascera' nessuno tra gli yidn.
[...]
Guai a me, ora non c' e' nessuno. C' e' stato un po-
polo, c' e' stato, e non esiste piu'. C'e' stato un po-
polo, c' e' stato, e adesso niente.
[...]
15,16,17 gennaio 1944
Itzak Katzenelson nacque nel 1886 in Bielorussia ma trascorse la maggior parte della sua vita a Lod, in Polonia,. Per anni fu insegnante in un ginnasio. Scrisse in ebraico e in yiddish, drammi, poemi liriche. Il manoscritto del testo noto sinora in italia come "Il canto del popolo ebraico massacrato", sotterrato nel campo francese di Vittel e ritrovato nel 1945 grazie alle indicazioni della sopravvisuta Miriam Novitch, fu pubblicato per la prima volta a Parigi nello stesso anno.
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