Non sto tanto male
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Autore pubblicazione
Gianni Zanata
Abstract
Un uomo di successo, Valdo, direttore di un grande quotidiano e una mora bellezza mediterranea di vent’anni, intravista in un mattino di primavera, in una storia perbene finirebbero prima o poi l’uno nelle braccia dell’altra. Specie se a fare da ruffiano al loro “incontro” è l’altrettanto mediterranea luce di una città di mare. Ma qui fuori, lo sappiamo, c’è il buio, e ancor più scure e contorte si rivelano a volte le idee degli uomini e le loro strade.
E allora capita che l’uomo di successo sia cinico e arrogante quanto basta per farsi disprezzare dalla maggior parte dei suoi colleghi, e da sua moglie. E che la mora sia nello stesso tempo una concreta e invitante preda, e un’ombra sfuggente al limite dell’irraggiungibile. E che gli odori che permeano il racconto non siano solo iodio e salsedine, ma anche le chimiche sospette di detersivi e ammorbidenti – tutti rigorosamente di color celeste gomma, “rassicurante” – allineati con maniacale precisione, perché solo così i “pensieri brutti e violenti” vanno via.
La quotidianità di Valdo è scandita dalle riunioni di redazione, dagli incontri con l’analista, dalla ricerca di un avvocato che si prenda cura della causa di separazione dalla moglie e da timidi sforzi per disintossicarsi finalmente dalla dipendenza da cocaina, intrecciata a un amore folle che diventa ossessione.
Come il gesto ostinato di versare nel lavandino l’intero contenuto di un ammorbidente, per “far passare quel brutto senso di vertigine”.
Ed è così che quella premessa inizia ad avvitarsi in una ossessiva rincorsa tra ordinario e impossibile, in un gioco tra i percorsi dei piedi e quelli dei neuroni che – proverbialmente – nessuno riesce mai a mettere d’accordo fino in fondo e per sempre.
Non sto tanto male. Appunto.
Fare o farsi del male, invece, quello è assolutamente possibile: l’amore, specie se imprevisto, può alterare tutto.
E l’ironia pure, nel bene e nel male.
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Gianni Zanata è nato a Cagliari nel 1962. Giornalista professionista, ha cominciato alla radio ed è ora volto noto a chi svolazza sul satellite.
Ha già pubblicato un romanzo, Prestami una vita (2008), vero emblema delle potenzialità moltiplicatrici del passaparola, ed è capace di suonare un numero imprecisato di strumenti con i quali ha il coraggio di presentarsi in veste di musicista.
Scrive anche poesie e canzoni, ma tutto sommato è un uomo di buon senso.
E allora capita che l’uomo di successo sia cinico e arrogante quanto basta per farsi disprezzare dalla maggior parte dei suoi colleghi, e da sua moglie. E che la mora sia nello stesso tempo una concreta e invitante preda, e un’ombra sfuggente al limite dell’irraggiungibile. E che gli odori che permeano il racconto non siano solo iodio e salsedine, ma anche le chimiche sospette di detersivi e ammorbidenti – tutti rigorosamente di color celeste gomma, “rassicurante” – allineati con maniacale precisione, perché solo così i “pensieri brutti e violenti” vanno via.
La quotidianità di Valdo è scandita dalle riunioni di redazione, dagli incontri con l’analista, dalla ricerca di un avvocato che si prenda cura della causa di separazione dalla moglie e da timidi sforzi per disintossicarsi finalmente dalla dipendenza da cocaina, intrecciata a un amore folle che diventa ossessione.
Come il gesto ostinato di versare nel lavandino l’intero contenuto di un ammorbidente, per “far passare quel brutto senso di vertigine”.
Ed è così che quella premessa inizia ad avvitarsi in una ossessiva rincorsa tra ordinario e impossibile, in un gioco tra i percorsi dei piedi e quelli dei neuroni che – proverbialmente – nessuno riesce mai a mettere d’accordo fino in fondo e per sempre.
Non sto tanto male. Appunto.
Fare o farsi del male, invece, quello è assolutamente possibile: l’amore, specie se imprevisto, può alterare tutto.
E l’ironia pure, nel bene e nel male.
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Gianni Zanata è nato a Cagliari nel 1962. Giornalista professionista, ha cominciato alla radio ed è ora volto noto a chi svolazza sul satellite.
Ha già pubblicato un romanzo, Prestami una vita (2008), vero emblema delle potenzialità moltiplicatrici del passaparola, ed è capace di suonare un numero imprecisato di strumenti con i quali ha il coraggio di presentarsi in veste di musicista.
Scrive anche poesie e canzoni, ma tutto sommato è un uomo di buon senso.
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