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sabato 21 luglio 2012
Effigi, Presentazioni al Fontanile di Grosseto
Cagliari in corto presenta: Cinemecum.it Il cinema al centro del Mediterraneo
Cagliari in corto presenta:
Il cinema al centro del Mediterraneo
Cinema showcased at the centre of the Mediterranean
Cinemecum, il sito
dedicato al cinema realizzato da quelli di "Cagliari In corto" e' on
line con un nuovo numero.
Sotto la lente di ingrandimento della nostra critica Elisabetta Randaccio il film "The amazing Spider man"
E ancora un punto di vista su "The amazing Spider-man" di Mark Webb negli approfondimenti, a cura di Luca Crippa
Continua il viaggio nelle isole del Mediterraneo, и la volta della Sicilia con il Festival di Lampedusa
In questo numero:
Un'estate di cinema. A Villasimius una raffica di film grazie alla rassegna organizzata da L’Alambicco e dal Comune, in collaborazione con Cinemecum.it
A Tavolara con le stelle del cinema italiano. Dal 18 al 22 luglio di scena “Una notte in Italia”, tra proiezioni, incontri, laboratori, ospiti, mostre e tanto altro.
.
La Valigia dell’attore.
Inizia il festival a La Maddalena dedicato alla recitazione. Intitolata
a Gian Maria Volonte’, la manifestazione omaggia la figura di Elio
Petri. Non mancano i master, quest’anno sale in cattedra Pierfrancesco
Savino.
Vacanze sassaresi.
Ad esser protagonista e’ il cinema sotto le stelle. Pellicole sino al
31 agosto, immancabile la possibilita’ dei mini abbonamenti.
Giovani sardi in giuria.
Succede al “Giffoni Film Festival” in corso sino al 24 luglio dove
spiccano tra i giurati tre adolescenti figli della Sardegna, selezionati
tra 1500 coetanei.
Lampedusa, lo sbarco della cultura.
Un concorso per filmakers con oltre 100 opere. Incontri, dibattiti
sulla migrazione. Tra i film fuori concorso “Mare Chiuso” di Andrea
Segre e Stefano Liberti.
E come sempre le rubriche e le recensioni scritte da voi e ampliate dai vostri commenti, mille notizie sul cinema, le rassegne, le rubriche su chi cerca e offre lavoro e gli appuntamenti sull'Isola e in giro per il mondo.
SAGGEZZA E MEMORIA DI UN SERIAL KILLER (7), ''Riflessioni sulla morte'' di Utilize Rap Again
Nella
nostra società della morte non si può parlare. È divenuta una parola
tabù che solitamente si evita, ricorrendo ad espressioni più
eufemisticamente dicibili del tipo: "si è addormentato", "se n'è
andato", "ci ha lasciato" e così via seguitando. Invece, e’ opportuno
curarsi poco dei tabù linguistici e rifarsi a Epicuro ("Abituati a
pensare che nulla è per noi la morte, né per i vivi, né per i morti,
perché quando ci siamo noi non c'è la morte, quando c'è la morte noi non
siamo più"), Seneca, Cicerone, Agostino, Montaigne, Lessing, Novalis,
Schopenhauer, Pascal, Nietzsche, Heidegger per i quali, anche se con
diverse sfumature, si deve vivere in modo da avere al momento giusto la
propria volontà di morire il "vivere per la morte" costituisce il senso
autentico dell'esistenza.
Il cristianesimo parla sempre di eternità, si pone nella dimensione dell'infinito.
Alla luce di una analisi che vede il mondo moderno in preda a un diffuso indifferentismo Kierkegaard vede nella morte (o meglio nel pensiero della morte) la situazione decisiva che è in grado di risvegliare l'uomo dal suo torpore spirituale quotidiano. Ciò si coglie in modo specialissimo nel breve scritto: Accanto ad una tomba. In quest'opera Kierkegaard non intende stendere un invito a "imparare a morire", né fornire consolazioni per la morte, ma suscitare quelle riflessioni che ci portino a una vita più autentica, che ci facciano comprendere come la morte possa essere la sua vera, unica maestra. A suo avviso, è il "pensiero della morte" che fa sì che l'uomo viva un'esistenza che porti le stimmate della serietà e non quelle della vacua fatuità. "La serietà della morte - egli scrive - non inganna, perché non è la morte la cosa seria, ma il pensiero della morte. Se dunque tu, mio caro uditore, terrai fermo a questo pensiero e, nel pensarlo, non ti preoccuperai d'altro che di pensare a te stesso, allora grazie a te questo discorso senza autorità diventerà una cosa seria. Pensarsi morti in prima persona è la serietà, essere testimoni della morte di un altro è stato d'animo". La morte, egli afferma, è maestra di serietà ed è il pensiero della morte ad indicare "la giusta direzione nella vita e la giusta meta verso cui indirizzare il viaggio. E nessun arco si lascia tendere così tanto, nessun arco sa imprimere tanta forza alla freccia, come il pensiero della morte sa sollecitare il vivente - sempre che sia la serietà a tenderlo". Il pensiero della morte non deve portare l'uomo a immergersi nei piaceri sensuali della vita affogandolo nell'oggi e non deve neppure portarlo a coltivare l'idea romantica della morte come unico luogo possibile di felicità, ma spingerlo a impegnarsi nella vita non sprecando il tempo che gli è stato dato. La morte per chi vive seriamente non è un narcotico, ma una "fonte di energia come nient'altro e rende vigili come nient'altro". La morte, infine, è la cosa più certa, ma nello stesso tempo è anche l'unica cosa in cui non c'è nulla di certo, nessun uomo, infatti, conosce il momento esatto in cui l'incontrerà. "La certezza della morte - scrive Kierkegaard - determina una volta per tutte il discente nella serietà, ma l'incertezza della morte è il sorvegliante quotidiano (...) Serietà diventa quindi vivere ogni giorno come se fosse l'ultimo e al contempo come se fosse il primo di una lunga vita".
La morte è un mistero che gli intellettuali hanno spesso cercato di spiegare, facendosene cioè un'opinione. Ma secondo il filosofo, "per quanto concerne la morte, non ci si deve affrettare ad avere un'opinione. L'incertezza della morte si prende costantemente e in tutta serietà la libertà di verificare se chi ha un'opinione abbia veramente questa opinione, ovvero se la sua vita ne sia espressione". Vale quindi per la morte ciò che Kierkegaard dice valere per il cristianesimo: occorre cioè distinguere nettamente "il sapere cos'è il cristianesimo (la cosa più facile)" dall'"essere cristiani (la cosa più difficile)".
Il concetto cristiano della morte è ricco e consolatore: la morte per il cristiano è il momento di incontrarsi con Dio, quel Dio cercato durante tutta la vita. La morte per il cristiano è l'incontro del Figlio con il Padre; è la intelligenza che trova la suprema verità, è la intelligenza che si impossessa del sommo Bene. La morte non è morte.La morte è la grande consigliera dell' uomo. Ella ci mostra l' essenziale della vita, come l' albero nell' inverno, una volta spogliato di tutte le sue foglie, mostra il tronco. Il grande stimolo per la vita e per la lotta durante la vita, è la morte: potente motivo per il cristiano di darsi a Dio per Dio stesso. E mentre l'incredulo non assume nessuna impresa per timore alla morte, il cristiano si affretta a lavorare perché il suo tempo è breve, perché manca cosí poco per presentarsi a quello che gli diede tutto. Per quelli che hanno fede ogni cosa che vedono gli parla dell' altro mondo, le bellezze della natura, il sole, la luna, tutto non è che immagine che testimonia la bellezza di Dio.
Personalmente il pensiero della morte e' lontano. Tento di vivere in profondita' la mia esistenza, attraversando tutte le esperienze possibili, la sensualita', il misticismo, l' essoterismo, la meditazione filosofica, ricercando il tutto nel particolare, forte della convinzione che nessuna acquisizione e' definitiva, e che la conoscenza ha sempre innumerevoli aspetti da scoprire.
Ecco perche' per me l' assoluto e' in questo mondo.
Il cristianesimo parla sempre di eternità, si pone nella dimensione dell'infinito.
Alla luce di una analisi che vede il mondo moderno in preda a un diffuso indifferentismo Kierkegaard vede nella morte (o meglio nel pensiero della morte) la situazione decisiva che è in grado di risvegliare l'uomo dal suo torpore spirituale quotidiano. Ciò si coglie in modo specialissimo nel breve scritto: Accanto ad una tomba. In quest'opera Kierkegaard non intende stendere un invito a "imparare a morire", né fornire consolazioni per la morte, ma suscitare quelle riflessioni che ci portino a una vita più autentica, che ci facciano comprendere come la morte possa essere la sua vera, unica maestra. A suo avviso, è il "pensiero della morte" che fa sì che l'uomo viva un'esistenza che porti le stimmate della serietà e non quelle della vacua fatuità. "La serietà della morte - egli scrive - non inganna, perché non è la morte la cosa seria, ma il pensiero della morte. Se dunque tu, mio caro uditore, terrai fermo a questo pensiero e, nel pensarlo, non ti preoccuperai d'altro che di pensare a te stesso, allora grazie a te questo discorso senza autorità diventerà una cosa seria. Pensarsi morti in prima persona è la serietà, essere testimoni della morte di un altro è stato d'animo". La morte, egli afferma, è maestra di serietà ed è il pensiero della morte ad indicare "la giusta direzione nella vita e la giusta meta verso cui indirizzare il viaggio. E nessun arco si lascia tendere così tanto, nessun arco sa imprimere tanta forza alla freccia, come il pensiero della morte sa sollecitare il vivente - sempre che sia la serietà a tenderlo". Il pensiero della morte non deve portare l'uomo a immergersi nei piaceri sensuali della vita affogandolo nell'oggi e non deve neppure portarlo a coltivare l'idea romantica della morte come unico luogo possibile di felicità, ma spingerlo a impegnarsi nella vita non sprecando il tempo che gli è stato dato. La morte per chi vive seriamente non è un narcotico, ma una "fonte di energia come nient'altro e rende vigili come nient'altro". La morte, infine, è la cosa più certa, ma nello stesso tempo è anche l'unica cosa in cui non c'è nulla di certo, nessun uomo, infatti, conosce il momento esatto in cui l'incontrerà. "La certezza della morte - scrive Kierkegaard - determina una volta per tutte il discente nella serietà, ma l'incertezza della morte è il sorvegliante quotidiano (...) Serietà diventa quindi vivere ogni giorno come se fosse l'ultimo e al contempo come se fosse il primo di una lunga vita".
La morte è un mistero che gli intellettuali hanno spesso cercato di spiegare, facendosene cioè un'opinione. Ma secondo il filosofo, "per quanto concerne la morte, non ci si deve affrettare ad avere un'opinione. L'incertezza della morte si prende costantemente e in tutta serietà la libertà di verificare se chi ha un'opinione abbia veramente questa opinione, ovvero se la sua vita ne sia espressione". Vale quindi per la morte ciò che Kierkegaard dice valere per il cristianesimo: occorre cioè distinguere nettamente "il sapere cos'è il cristianesimo (la cosa più facile)" dall'"essere cristiani (la cosa più difficile)".
Il concetto cristiano della morte è ricco e consolatore: la morte per il cristiano è il momento di incontrarsi con Dio, quel Dio cercato durante tutta la vita. La morte per il cristiano è l'incontro del Figlio con il Padre; è la intelligenza che trova la suprema verità, è la intelligenza che si impossessa del sommo Bene. La morte non è morte.La morte è la grande consigliera dell' uomo. Ella ci mostra l' essenziale della vita, come l' albero nell' inverno, una volta spogliato di tutte le sue foglie, mostra il tronco. Il grande stimolo per la vita e per la lotta durante la vita, è la morte: potente motivo per il cristiano di darsi a Dio per Dio stesso. E mentre l'incredulo non assume nessuna impresa per timore alla morte, il cristiano si affretta a lavorare perché il suo tempo è breve, perché manca cosí poco per presentarsi a quello che gli diede tutto. Per quelli che hanno fede ogni cosa che vedono gli parla dell' altro mondo, le bellezze della natura, il sole, la luna, tutto non è che immagine che testimonia la bellezza di Dio.
Personalmente il pensiero della morte e' lontano. Tento di vivere in profondita' la mia esistenza, attraversando tutte le esperienze possibili, la sensualita', il misticismo, l' essoterismo, la meditazione filosofica, ricercando il tutto nel particolare, forte della convinzione che nessuna acquisizione e' definitiva, e che la conoscenza ha sempre innumerevoli aspetti da scoprire.
Ecco perche' per me l' assoluto e' in questo mondo.
RUMORE DI PASSI NEI GIARDINI IMPERIALI
RUMORE DI PASSI NEI
GIARDINI IMPERIALI
Romanzo di Alberto Liguoro
Recensione del professore, scrittore, saggista Pietro VUOLO
GIARDINI IMPERIALI
Romanzo di Alberto Liguoro
Recensione del professore, scrittore, saggista Pietro VUOLO
Caro Alberto,
ho letto con attenzione il tuo ultimo libro e, sebbene esuli dai miei
specifici interessi letterari, l'ho molto apprezzato, soprattutto per lo
stile linguistico, per la rara finezza delle riflessioni, per le
ambientazioni fantastiche e per la peculiare costruzione narrativa.
Ha
risvegliato nella mia mente il mito dell' ippogrifo ariostesco o la
stessa funzione del libro come tale, nel suo significato culturale ed
emblematico, cioè del libro come biblos, fortemente espressivo. Da buon
don Ferrante manzoniano, mettendo a cuccia la parte donna Prassede di me
stesso, e senza alcuna convinzione che la peste nera venisse dagli
astri, mi sono appassionato alla lettura e, parafrasando la bella frase
dello scrittore Paulo Coelho a pagina 298, deduco che, pur sempre come
una vita, ogni libro è una storia di tutta l'umanità e rappresenta un
momento intellettuale, cristallizzato in sé, ma in progress nel rapporto
con gli altri momenti della stessa catena intellettuale:
proprio
come diverse vite, cristallizzate in loro stesse, si svolgessero nella
successione, evolutiva o involutiva che potesse essere, del flusso
generazionale.
Il libro effettivamente diviene, così, uno dei tanti monoliti culturali dell'
autore,
cristallizzato in sé, ma in evoluzione con gli altri della successione,
offerti, sempre tutti, generosamente, all' indagine chirurgica, nella
fase produttiva dell' interpretazione, all'infinito, quanti,
progressivamente, siano i lettori.
Il
libro narrativo è umanizzato e, così, rappresenta la collettività
sociale, e resta sempre attuale e globale, assoluto e, al contempo,
oggettivo nel senso, pur nato da una invenzione soggettiva: la vicenda
narrata diviene metafora universale.
I
"libri perduti sono anime perse", ma la perdita di un libro riscatta
un'anima dalla perdizione, si dichiara a pag. 53. Ogni anima è un libro,
nella discrasia che la sopravvivenza delle due entità è esclusiva: vive
l'una o solo l'altra, inconciliabili tra loro. Il libro e l'anima-faber
si escludono reciprocamente, nel rapporto spazio-tempo, del prima e
dopo, del dentro o fuori. O vive Miguel o don Quijote, il Della Mancia
esclude De Cervantes. L'uno, nella rappresentazione narrativa e
drammatica, è l' esclusione dell' altro.
Ma l'uno, al tempo stesso, è sempre con l'altro: accade un pò come ad Algor, che non è Alberto
Liguoro, o, almeno, lo è, nelle trasfigurazioni profonde e segrete,
psichiche ed intellettuali, ancestrali e inconscie. Ma l'uno non è l'
altro, anzi, l'uno è, all'occhio estraneo, la finzione dell' altro.
Nella fase narrativa, l'errore resterebbe risibile ed anche un fallo
veniale romperebbe l'impianto, come un lambrusco tappato in un fiasco!
Ho
cercato di intendere, innanzitutto, il senso del titolo del mitico
libro "I giardini imperiali": ho trovato la presenza di un libro
simbolico, il libro per antonomasia, nel suo significato totemico,
collettivo e positivo, non intellettualistico e non individualistico, ma
fortemente scenico e rappresentativo, espressionistico e
impressionistico, soggettivo e oggettivo al contempo.
Le
vicende narrative, sceniche ed espressive, talvolta venate di non-senso
polemico, sottendono impressioni profonde e mettono a nudo segretissime
pulsioni intellettuali, intime fino all' erotismo. L'empiria
aristotelica lascia, tuttavia, espandere l' intimismo platonico: il
libro si fa mito della caverna, nel cui fondo, come nella nostra mente,
si disegnano immagini diverse, ora drammatiche quanto le tele di El
Greco o di Munch, ora vive e viventi nel colorismo, tra solare o
allucinato, di Van Gogh. Le vicende, sospese tra scienza e fantasia, tra
concretezza ed astrazione, si svolgono su un palcoscenico cosmico
sconfinato ed infinito, in forme parallele, senza spazio e senza tempo.
L' autore non è in rapporto intrusivo col mondo del libro, vi abita ed
alimenta la sapienza generatrice delle vicende correlate, reali quanto
sacri i giardini imperiali. L' anima dell' autore resta discreta e
genera solo rumore di passi, cadenzati decisamente e reiterati in
immagini fantasiose, in colorazioni linguistiche, in accumulazioni
lessicali apparentemente inutili. La molteplicità delle forme e delle
figure, delle postille e delle stesse parole sconfinano in innumerevoli
variazioni di altre figure, in creature evanescenti e allucinate, in
parole virtuali e in mondi artificiali. Il linguaggio si fa arte del
dialogo e talvolta diviene monologo intimo, in una narrazione sempre di
natura drammatica e rappresentativa.
La
narrazione procede così per immagini, tra scene difformi, con linguaggi
differenti, orchestrati, ora musicalmente armonici, ora discordanti in
detriti e fonemi linguistici, alla contemplazione di certe atmosfere
contrasta l' houmor grottesco di altri scenari. La finzione narrativa è
la realtà proiettata su uno schermo deformante, che, in men che si dica,
diviene onnivoro e fagocita ogni vicenda ridotta in marciume, come
triturata, da un immane e inumano shaker, in un macabro coktail.
Il
libro, così, nella narrazione progressiva, si fa rappresentazione
visiva di effetti speciali, sconvolgimenti emotivi, riflessione
introspettiva e trasforma i capitoli in atti teatrali.
La
visitazione di questo universo cartaceo, aperto in sè stesso, e perciò
infinito, resta, tuttavia, marginale perché le vicende hanno il loro
senso compiuto nella satira sociale della follia collettiva e nella
progressiva inefficacia del sistema. Nella fruizione corrente,
pragmatica, scientifica, asettica, per un verso, o completamente
irrazionale e d' evasione, per un altro verso, tutto è omologato al
massimo profitto. Ogni vecchia arte comunicativa, ormai rovente, è
ridotta all' immediatezza, all' uso del consumo. Ma un "Disastro
telematico provoca sconvolgimenti senza precedenti sul pianeta e nello
spazio". Tutto è perduto per effetto di un fantomatico virus, resta
speranza solo in ciò che era stato giudicato demodé, ed archiviato nel
Cestino. I mondi artificiali crollano, resta solo speranza nel "Tempo
che fu".
Mi
sono cimentato, perciò, anch'io, poeta da strapazzo, in una breve
smozzicata e disarmonica versificazione che sintetizzasse il concetto,
dal titolo "Demodé":
"Demodé,
ma pur sempre viva
l' immagine della vita,
impressa nella stampa.
La memoria delle radici,
salda,
neppure svanisce
negli impalpabili guizzi
scintillanti
del tempo che si brucia.
Ed anche l' Itaca sognata,
mito demodé,
infantile e passatista,
resta perenne
nell' odissea della vita.
Il Presentismo e il Futurismo
hanno ammalato il mondo
di labilità e di obsolescenza" .
Ho
letto un libro fortemente intellettualistico, ed ancorato a profonde
radici sentimentali e a solide convinzioni razionali dell'esistenza, non
un semplice libro di fantascienza: "Rumore di passi nei giardini
imperiali" è un libro per raffinati e nostalgici amanti del cerebralismo
letterario. Mi verrebbe di pensare al Canetti del Dieblendung, tradotto
in italiano col titolo Autodafé.
I
veri protagonisti sono, perciò, idealizzati. Essi sono il Passato,
scientifico e negativo, il Presente, mortifero, violento, ascetico,
irrazionale e fetibondo ed il Futuro, mistico, luminoso e fiabesco. Va
da sé che le dimensioni temporali sono anche spaziali e culturali, come
nel mitico viaggio di Dante Alighieri, nei mondi dell' aldiqua e
dell'aldilà, o del mio amato Pappacena.
Le
dimensioni del libro sono, perciò, sacralmente tre, e sarebbe insensato
ritornare, da parte mia, sulla narrazione, atto unico, della
costruzione romanzata o sulla scansione in nove, quanti sono i capitoli:
verrebbe da dire, se non facesse ripugnanza la fede ottusa nelle
scienze, che tre per tre faccia
nove:
quando la narrazione è pari alla vita corrente, i calcoli matematici
dimostrano la loro limitatezza, anzi, minacciano la forma sostanziale
dell'esistenza.
Il
Passato illusorio predefinisce il Presente ed alimenta il rivolo di
sangue che ingrossa a fiume destinato al diluvio universale, come se la
dimensione acquatica del bel kolossal di Costner, Waterworld, si fosse
materializzata in una notte di lerciume e di orrore, un mondo di
creature mutanti e mostruose, nel quale, all' adattamento irreale e
irrazionale, si contrappone solo la cancellazione: il mondo di quella
gente che vedo ognidì legata all' appedice fonica del padiglione
auricolare, sempre collegata al computer e al telefonino satellitare.
L'imposizione
viene da Semia (sistema economico mondiale internazionale astrale),
sotto lo sguardo vigile di un divino cannocchiale: questa sarebbe la
corrente apocalisse, ma la narrazione si apre su un mondo
postapocalittico, già presentato, nel primo atto, a mo' di preazione
scenica, con l' "Isola del sole", in cui vive il personaggio mitico e
regnante di Paribanu, l' Afrodite di una nuova tappa ciclica della
storia universale dell' umanità.
Il
mondo presentato nel libro è, perciò, anche la proiezione trasfigurata
del mondo reale... verrebbe da pensare a "L'inizio della fine" di "Balle
spaziali". Ma la trasfigurazione si cristallizza in positivo nel mondo
incantato di Paribanu. Il fascino di quella principessa suona come il
lontano campanellino legato al collare della mitica cagnolina di nome
Lola, nell'atto di annusare, come in un fotogramma inceppato nel
sistema, un camionciono in miniatura della Coca & Cola, giocattolo
preistorico e antidiluviano.
Beato
te! Ottimista, riuscendo ancora a combattere in una prospettiva solare e
lanciare messaggi interspaziali e ultradimensionali da zone esposte al
risucchio della notte assassina. Le tue radici, antiche e generazionali,
sono solidissime e ti permettono una tale ardita alea.
Io
mi limito al piccolo cabotaggio, roba terrestre, terra terra, e mi
fermo a guardare ogni cosa, senza timore di apparire un guardone.
Pertanto
mi beo della mia attività letteraria di saggista nel campo della
storiografia settoriale e locale e non esito a collocare il tuo romanzo
nel genere della denuncia del mondo che si autodistrugge, delle foreste
bruciate, delle mutazioni climatiche, dei cibi artefatti e del vino a
metanolo... la denuncia della società umana che smarrisce la bussola....
Perciò "Rumore di passi nei giardini imperiali" è un autentico romanzo
di formazione sociale, umana e intellettuale, un bildungsroman di
impostazione fantascientifica. Invita al recupero delle radici, con
altrettanta genialità del viaggio nel futuro, del famoso film "Il
pianeta delle scimmie" dal romanzo di Pierre Boulle.
Anche
dal tuo libro verrebbe un interessante testo cinematografico, semmai
rielaborato in storie cicliche o anche di una serie TV. Io, per me, ho
tratto i remi in barca e mi sollazzo a ricostruire il deja vu, cercando
di far rivivere il Passato. Vivo come un galeone antico nei mondi
tranquilli delle profondità oceaniche, tienimi sempre al corrente delle
tue escursioni inter ed extraspaziali... e anche con le balle.
Complimenti per questo tuo ultimo bel libro. Sei geniale come sempre.
Pietro Vuolo
RUMORE DI PASSI NEI GIARDINI IMPERIALI
Romanzo di Alberto Liguoro Ed. Maremmi Editore Firenze (MEF) ISBN 978-88-517-1559-5
“Come educare un maschio… e vivere felici!”. La guida che ogni donna dovrebbe avere
“Come educare un maschio… e vivere felici!”. La guida che ogni donna dovrebbe avere.
Donne
disperate perché non trovano il giusto compagno, donne alla ricerca del
principe azzurro. Donne deluse che osservano il proprio uomo
chiedendosi quando hanno sbagliato, mentre lui si gira scambiando lo
sguardo con un sorriso ebete...
Ecco
il manuale pratico per tutte le donne che vogliono gestire al meglio il
proprio rapporto di coppia o che comunque hanno intenzione di non
sbagliare nella scelta.
Scritto
da Amanda Du Champ e Violetta De Bussy, due signore che hanno chiesto
di comparire solo sotto pseudonimo, il libro è una vera e propria guida
che accompagna a uno specifico obiettivo: vivere felici.
Si
comincia con test di autovalutazione, poi si passa all’esame della
propria personalità per individuare alla fine qual è il compagno più
adatto al proprio modo di essere.
Seguono quindi indicazioni precise di come comportarsi con l’uomo, che mezzi utilizzare e come gestire le situazioni.
Il
tutto condito con battute e situazioni paradossali che, come si dice,
scherzando scherzando dicono la verità. Un modo un po’ diverso per le
donne di scoprire diritti e doveri del proprio ruolo nella società, ma
anche un ottimo modo per gli uomini di conoscere le donne, le loro
problematiche e desideri, ma soprattutto un’ottima occasione per il
sesso forte…. per dimostrare di non essere come il libro dice!
Il
libro è in vendita in edicola con “Il Nuovo Levante”, settimanale del
Levante ligure a soli 2 euro più il prezzo del giornale e on line sul
sito www.net-book.it
Eventi in Maremma e sull' Amiata
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C&P Adver Effigi S.n.c. Mario Papalini
Sede legale: Via Roma 14 Sede operativa: Via circonvallazione Nord 4
58031 Arcidosso (GR) | Tel. e fax 0564 967139 Mob. 348 3047761
X Festival Internazionale di Musica CIMA 2102 Concerti in Monte Argentario
X Festival Internazionale di Musica
CIMA 2102
Concerti in Monte Argentario
dal 21 luglio al 4 agosto
Consacrazione di Monte Argentario "Promontorio per la pace"
Direttore artistico Jorge Chaminé · Leggi il programma →
Consacrazione di Monte Argentario "Promontorio per la pace"
Direttore artistico Jorge Chaminé · Leggi il programma →
C&P Adver Effigi S.n.c. Mario Papalini
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giovedì 12 luglio 2012
Verrà presentato il libro Le storie della storia di Iesa di Mario Nepi
Verrà presentato il libro
Le storie della storia di Iesa
di Mario Nepi · Scheda del Libro →
Sabato 14 luglio 2012, ore 17:30
Circolo ricreativo "La Pigna", Iesa - fraz. del Comune di Monticiano (SI)
Sabato 14 luglio 2012, ore 17:30
Circolo ricreativo "La Pigna", Iesa - fraz. del Comune di Monticiano (SI)
Con l'autore Mario Nepi ne parlano
Maurizio Boldrini, Mario Papalini, Fabio Mugnaini
C&P Adver Effigi S.n.c. Mario Papalini
Sede legale: Via Roma 14 Sede operativa: Via circonvallazione Nord 4
58031 Arcidosso (GR) | Tel. e fax 0564 967139 Mob. 348 3047761
martedì 10 luglio 2012
Flower Film Festival Festival internazionale con rassegna e concorso di cinema sulle forme ed espressioni della natura
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sabato 7 luglio 2012
Flower film festival con il cinema, l’ arte, la musica, la natura, il cibo e il tartufo a Castell’ Azzara
Libri, incontri, dibattiti, cinema, arte, musica, natura, laboratori,
cibo, degustazioni, cultura dei territori
e tanto tartufo sono i protagonisti del ‘’Flower film festival. Dentro la terra tartufo’’, in
programma dall’ 11 al 15 luglio, nell’ incantevole e suggestiva Villa Sforzesca
di Castell’ Azzara, nell’ Amiata grossetana.
La sezione ‘’Flower libri’’ comprende un incontro con Enzo
Lavagnini, autore di ‘’Il giovane Fellini nello splendente fulgore della vita’’,
con accompagnamento musicale di Giovanni Cannata al contrabbasso; testimonianze
di padre Ernesto Balducci con l’ intervento di Vittorio De Luca che presenterà ‘’Siamo
tutti migranti. La convivenza possibile’’; la presidente del Fondo per l’
ambiente, Ilaria Borletti Buitoni, parlerà del suo libro ‘’Per un’ Italia
possibile. La cultura salverà il nostro Paese?’’; Italo Moscati presenterà il suo ‘’L’ albero delle eresie,
dagli anni inauditi e travolgenti agli anni che ci attendono’’; infine sarà
presentato ‘’Il quadro segreto di Caravaggio’’ di Francesco Fioretti’’, un
libro che si inserisce nell’ attualità della recente scoperta di cento disegni
finora sconosciuti del pittore
Il ‘’Flower film festival’’ , per la parte cinematografica, curata
da Paolo Spirito, è divisa nelle sezioni ‘’Flower in regarde’’ e ‘’Flower
cinematografica’’. Nella prima sono in programma una rassegna monografica del documentarista d’ arte Adriano Kestenholz, al
quale sara’ consegnato il premio ‘’Flower in regard’’; la proiezione di
documentari d’ arte di Elisabetta Sgarbi, Tommaso Ferrari, Maria Paola
Orlandini, Raffaele Simongini, Franco e Mario Piavoli, Antonella Gandini,
Giuseppe Marcoli e Mario Martone. La
sezione ‘’Flower cinematografica’’ comprende un ricordo di Giuseppe Bertolucci
con la proiezione di ‘’Berlinguer ti voglio bene’’, una rassegna monografica
del regista Luigi Faccini e della produttrice Marina Piperno, e la proiezione
di ‘’Non solo voce, Maria Callas’’ del regista Italo Moscati. Saranno consegnati i premi ‘’Palladium Flower’’ a Federico Bondi, ‘’Diamond
Flower’’ a Ilaria Occhini, ‘’Platinum flower’’ a Luigi Faccini e Marina
Piperno, ‘’Golden flower’’ a Jo Baier, ‘’Silver flower’’ ai registi emergenti
Nicola Ragone e Fabio Donatini.
Il tartufo è poi al centro dell’ aspetto gastronomico della
manifestazione. Tutti i giorni, alle 8, è in programma ‘’Tartufaio per un
giorno’’, alla ricerca del nero di Castell’ Azzara, organizzato dall’
Associazione tartufai dell’ Amiata. Da
non perdere il ‘’Tartufo in tavola’’, percorso enogastronomico nei ristoranti
di Castell’ Azzara, mentre venerdì 13, nella Corte d’ onore e Sala convivio
della Sforzesca, ci sarà a ‘’Cena con Rossini’’ con le ricette originali di
Gioacchino Rossini, con musiche eseguite dalla Clarinet Arcadia Orchestra.
Sabato 14 i cuochi tartufai si cimenteranno nel ‘’Certame del tartufo’’. Domenica 15 tutti a ‘’Cena con l’ Emilia’’, organizzata dalla
Croce Rossa il cui ricavato sarà devoluto alle popolazioni colpite dal
terremoto.
Permanenti alla Sforzesca sono: al piano nobile, ‘’La
Sforzesca e il suo territorio nei secoli’’ a cura dell’ architetto Fabio Rossi;
‘’Arsenico, tartufo e vecchi merletti’’, esposione di corredi ricamati
realizzati a mano e telaio a cura delle Donne di Castell’ Azzara; ‘’Il Mondo in
miniatura: le miniarchitetture’’, a cura di Alberto Torlai; Visita guidata
della Villa in compagnia di Carlo Alberto Torlai; esposizione e mostra ‘’Volumi
e Opere’’, edizioni Effigi. Nel foyer sala affreschi si potrà ammirare la
permanente di Felice Pedretti, mostra e workshop ‘’Olio su tela e tavola’’.
In mostra anche la filiera produttiva agroalimentare del
territorio con mercato della filiera corta, ‘’Dentro la terra tartufo’’,
truffler corner con degustazioni, ‘’Amiata wine bar’’, con degustazioni, la
proiezione di Flower video loop ‘’ ‘’Senza trucco. Le donne al vino naturale’’,
di Giulia Graglia.
Dalla Villa la Sforzesca di Castell’ Azzara ‘’Lento,
imperterrito – scrive Barbara Cannata, direttrice artistica dell’ Associazione
Palladium productions – il flato vitale progredisce e colpi di pinna nel mare
della coscienza irrompono, colline di sapere cosciente sorridono: pensieri,
parole, immagini, forme, espressioni, dentro la terra lieve la vita riappare e
leggero, accoglie brezza di amicizia con un soffio incontri propone, sottile e
mercuriale il Flower film festival, insieme a voi, con il cinema, l’ arte, la
musica, la natura, il cibo e il tartufo a Castell’ Azzara’’.
La manifestazione è organizzata dall’ ‘’Associazione
Palladium Productions’’ (info@palladiumproductions.it) di Montenero d’ Orcia (GR), dall’
Associazione Tartufai dell’ Amiata di Castell’ Azzara (info@tartufaiamiata.it ).
Per informazioni Info Point (www.comune.castellazzara.gr.it
) e Francesco Livi, responsabile dell’ Ufficio stampa (press@flowerfilfestival.com ).
Il programma
Flower Film festival 2012_depliant 4 ante (6).pdf Visualizza Scarica |
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