il geco, di Gianni Zanata
Nooo!
La zampa del geco infilata nella stampante.
Porcamiseria.
E adesso?
Allora: il geco si è liberato.
Ha buttato giù la stampante, ha fatto due balzi, è sgattaiolato sul pavimento e s'è messo a frugare nella stanza dei ricordi.
Ha aperto un cassetto e ha tirato fuori una vecchia colt, l'avevo utilizzata a suo tempo per far fuori il postino, a Sant'Avendrace, quando ancora pensavo di guadagnarmi da vivere come viveur.
Ma questa è un'altra storia.
Insomma, è successo che il geco ha tirato su quella cazzo di rivoltella e ha cominciato a minacciarci tutti. Voleva un piatto di tagliatelle al pesto.
- Fottiti! - gli ho detto.
Mi ha guardato storto, il geco. S'è messo a sbattacchiare la zampa malconcia, poi ha preso la mira e ha urlato qualcosa di indicibile.
- Non ho capito nulla! - gli ho detto mentre alzavo le mani in segno di resa.
- Ho detto qualcosa di indicibile, cazzo vuoi? - mi ha risposto lui.
- Ah, ecco, mi sembrava.
- Ora me le prepari due tagliatelle? - ha fatto lui.
L'ho squadrato da capo a zampe.
- E con la stampante come la mettiamo? - gli ho detto.
Lui mi ha sorriso, sornione.
- Prima le tagliatelle - ha detto.
Sono andato in cucina, ho messo a bollire l'acqua e ho acceso la tv.
C'era Willie Nelson che cantava "Maggie's Farm".
- Mi piace, quel fottuto yankee col codino - ha detto il geco.
Be', ditemi pure ciò che volete, ma da quel momento in poi le cose sono cambiate.
Non ce la faccio a odiare un geco a cui piace Willie Nelson.
Credo che gliele farò, queste maledette tagliatelle.
...
Merda, ho finito il pesto.
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