Tonalità Arancione In Sala Da Pranzo.
Caro amico, ho pensato di scriverti una lettera.
Ho pensato di scriverti una lettera per dirti che oggi mi sono svegliato con tanti pensieri positivi in testa. Oh, sì. Tanti, tanti, tanti. Ma così tanti, tanti, tanti che non sapevo nemmeno dove metterli, questi pensieri positivi, pensa un po’ come vanno le cose, pensa un po’ come va la vita.
Alcuni pensieri positivi li ho sistemati in balcone, accanto ai vasi di violacciocche, tra i gambi delle dalie a collaretto. Altri li ho qui sulla scrivania, vicino al temperamatite. Altri, infine, li ho appesi alle pareti dell’andito, tra uno scaffale e l’altro. E ce ne sono a mazzi e a ciuffi, che ancora non so.
Vedi, caro amico, ho pensato di scriverti per dirti che è una cosa assai stravagante, avere tanti pensieri positivi nella testa. È una cosa assai stravagante in tempi positivi. Immagina tu quanto possa essere assai stravagante ai tempi d’oggi, che nessuno oserebbe definire positivi. Sì, assai stravagante davvero. Viepiù se questi pensieri si materializzano al risveglio, quando l’eco dei sogni turbolenti e il sospiro tenue del primo mattino s’annusano e si intrecciano in palese concubinato.
Ti chiederai, dunque, caro amico mio, come sia possibile una tale prorompente stravaganza di pensieri positivi.
Ti rispondo che non saprei. E aggiungo pure che sono ben felice di non sapere. Ché non tutto bisogna comprendere. Non tutto ha voglia e urgenza di essere colto (scusa se ho utilizzato il termine “colto”, ne avrei usato un altro, per esempio mi sarebbe piaciuto usare il participio passato di discernere, ma purtroppo discernere è un verbo difettivo – e mi chiedo com’è che alcuni verbi manchino di tempi e modi o di persone verbali, è proprio una cosa inaudita, i verbi non dovrebbero difettare, ma è inutile ripetersi: non tutto si può comprendere).
Poco importa, orsù, ché i pensieri positivi hanno invaso la casa. Dovresti vedere quanti, resteresti meravigliato. Ti dico che sono ovunque. Sul soffitto, dietro il televisore, sulle mensole in cucina, nascosti tra i libri, nei cassetti e negli armadi, E ce ne sono a mazzi e a ciuffi, che ancora non so. Potrei venderli, anzi no, potrei regalarli, farne omaggio ai bisognosi, in caritatevole e misericordioso gesto, spogliandomi del basto dell’avidità, come fossi un taumaturgico soccorritore. Potrei lanciarli dalla finestra, come petali propiziatori nella festa col sole di maggio, oppure disperderli nel vento, come coriandoli vitrei nella notte fresca di un giovedì grasso.
Ah, sì. Potrei.
Potrei. Ma non so.
Vorrei. Ma non riesco.
Vedi, caro amico, va bene che i pensieri positivi abbiano invaso la mia testa e la mia casa. Va bene, ci mancherebbe. Va bene che non si riesca a comprenderne il significato. Va bene, ci mancherebbe. Va bene pure che non sappia spiegarmi il perché di simili stravaganze. Ci mancherebbe.
Però, caro amico, ora che ci penso, ora che rileggo ciò che ti ho appena scritto, ora che sento un germe di confusa razionalità insinuarsi sottopelle, ora che sollevo lo sguardo e osservo ogni angolo del mio mondo soggiogato dai pensieri positivi, ora che mi alzo e mi muovo adagio, le gambe che faticano ad avanzare tra i tentacoli dei pensieri positivi, ora che provo a scuotermi, il respiro soffocato dall’intrico galleggiante dei pensieri positivi, ora che agito le braccia per non cadere, le mani che affondano nella nebbia paludosa dei pensieri positivi, ora che il fardello è nero, ora che non so dove nascondermi
amico mio
ti dico che:
ovunque andrò, il mio amore sarà inflessibile.
Ho pensato di scriverti una lettera per dirti che oggi mi sono svegliato con tanti pensieri positivi in testa. Oh, sì. Tanti, tanti, tanti. Ma così tanti, tanti, tanti che non sapevo nemmeno dove metterli, questi pensieri positivi, pensa un po’ come vanno le cose, pensa un po’ come va la vita.
Alcuni pensieri positivi li ho sistemati in balcone, accanto ai vasi di violacciocche, tra i gambi delle dalie a collaretto. Altri li ho qui sulla scrivania, vicino al temperamatite. Altri, infine, li ho appesi alle pareti dell’andito, tra uno scaffale e l’altro. E ce ne sono a mazzi e a ciuffi, che ancora non so.
Vedi, caro amico, ho pensato di scriverti per dirti che è una cosa assai stravagante, avere tanti pensieri positivi nella testa. È una cosa assai stravagante in tempi positivi. Immagina tu quanto possa essere assai stravagante ai tempi d’oggi, che nessuno oserebbe definire positivi. Sì, assai stravagante davvero. Viepiù se questi pensieri si materializzano al risveglio, quando l’eco dei sogni turbolenti e il sospiro tenue del primo mattino s’annusano e si intrecciano in palese concubinato.
Ti chiederai, dunque, caro amico mio, come sia possibile una tale prorompente stravaganza di pensieri positivi.
Ti rispondo che non saprei. E aggiungo pure che sono ben felice di non sapere. Ché non tutto bisogna comprendere. Non tutto ha voglia e urgenza di essere colto (scusa se ho utilizzato il termine “colto”, ne avrei usato un altro, per esempio mi sarebbe piaciuto usare il participio passato di discernere, ma purtroppo discernere è un verbo difettivo – e mi chiedo com’è che alcuni verbi manchino di tempi e modi o di persone verbali, è proprio una cosa inaudita, i verbi non dovrebbero difettare, ma è inutile ripetersi: non tutto si può comprendere).
Poco importa, orsù, ché i pensieri positivi hanno invaso la casa. Dovresti vedere quanti, resteresti meravigliato. Ti dico che sono ovunque. Sul soffitto, dietro il televisore, sulle mensole in cucina, nascosti tra i libri, nei cassetti e negli armadi, E ce ne sono a mazzi e a ciuffi, che ancora non so. Potrei venderli, anzi no, potrei regalarli, farne omaggio ai bisognosi, in caritatevole e misericordioso gesto, spogliandomi del basto dell’avidità, come fossi un taumaturgico soccorritore. Potrei lanciarli dalla finestra, come petali propiziatori nella festa col sole di maggio, oppure disperderli nel vento, come coriandoli vitrei nella notte fresca di un giovedì grasso.
Ah, sì. Potrei.
Potrei. Ma non so.
Vorrei. Ma non riesco.
Vedi, caro amico, va bene che i pensieri positivi abbiano invaso la mia testa e la mia casa. Va bene, ci mancherebbe. Va bene che non si riesca a comprenderne il significato. Va bene, ci mancherebbe. Va bene pure che non sappia spiegarmi il perché di simili stravaganze. Ci mancherebbe.
Però, caro amico, ora che ci penso, ora che rileggo ciò che ti ho appena scritto, ora che sento un germe di confusa razionalità insinuarsi sottopelle, ora che sollevo lo sguardo e osservo ogni angolo del mio mondo soggiogato dai pensieri positivi, ora che mi alzo e mi muovo adagio, le gambe che faticano ad avanzare tra i tentacoli dei pensieri positivi, ora che provo a scuotermi, il respiro soffocato dall’intrico galleggiante dei pensieri positivi, ora che agito le braccia per non cadere, le mani che affondano nella nebbia paludosa dei pensieri positivi, ora che il fardello è nero, ora che non so dove nascondermi
amico mio
ti dico che:
ovunque andrò, il mio amore sarà inflessibile.
Se ti ingozzi di non crucci, fammi sapere.
Magari passo per un aperitivo.
Tuo, Tonalità Arancione In Sala Da Pranzo.
Magari passo per un aperitivo.
Tuo, Tonalità Arancione In Sala Da Pranzo.
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