Bruno Arpaia racconta Storie d’amore e fisica al Cern di Ginevra
Il romanziere a Cagliari per “Marina cafè noir”
CAGLIARI. In coda all'incontro “Terra Bruciata”, nel sabato dei movimenti, MCN accoglie, tra la Val Susa e il Café sospeso, la manifestazione di Capo Frasca, contestualizzata nella storia sarda da Matteo Murgia. Per un'utopia che s'invera come la democrazia corinthiana di Socrates, calciatore rivoluzionario, che Marco Mathieu e Mimmo Calopresti hanno narrato al cinema e dal vivo, altre restano nei romanzi. Come dimostra Bruno Arpaia nell'incontro “L'angelo, la storia, le battaglie”. L'autore di “Tempo perso”, “L'angelo della storia”, “L'energia del vuoto”, “Il passato davanti a noi”, si definisce scrittore “transgender”, nel senso che a lui, i generi non interessano affatto. Traduttore e amico di Sepúlveda e Paco Ignazio Taibo, Arpaia mutua da Taibo il personaggio di Laureano, rivoluzionario ucciso nella rivolta delle Asturie che incontrerà sui Pirenei Walter Benjamin in fuga, nei giorni prima del suicidio.
«Voi capite – spiega alla platea – che uno come Benjamin, che trascorreva tredici ore al giorno in biblioteca, non è adatto a un romanzo. A me però interessava raccontare due personaggi spazzati via dalla Storia, che s'incontrano una notte nei Pirenei e lì trovano un terreno comune nella voglia di riscatto e di cambiamento».
Ossessionato dal Tempo, Arpaia considera “L'energia del vuoto”ambientato al Cern di Ginevra: «Un libro d'amore che si apre ai misteri della fisica contemporanea. Da umanisti pensiamo la scienza come un mondo freddo, privo di passione. Ma la scienza è una grande avventura ai limiti del pensiero. Dell'universo conosciamo solo il 4%; sappiamo che un 23 % è fatto di materia oscura, un 73% di energia oscura che costringe l'universo ad espandersi sempre più come ha dimostrato il Bosone di X. Il Cern è una comunità di 12.000 fisici tra i quali ho lavorato in una stanza monacale. Sottoterra ci sono quattro rilevatori che emettono particelle che non esistono più: una vera Macchina del Tempo. Sono alti come palazzi di venti piani e il mio stupore nel vederli è simile a quello del contadino medievale davanti alle cattedrali gotiche». «Siamo fatti di Tempo – sostiene Arpaia – ma il Tempo non esiste. E' il modo che il nostro cervello usa per elaborare le esperienze, come se raccontasse storie a noi stessi. Ci siamo raccontati un io».
La metafora antica del fiume che scorre svanisce. «Se immagino di essere una molecola di H²O. La realtà è fatta di tanti mattoncini, senza prima o dopo. Il Cern è un modello politico: una comunità di persone colte– perché i fisici amano cinema e teatro, la letteratura e la musica – che apprezza le differenze perché conosce il valore di uno sguardo diverso. La scienza è trasparente e democratica perché il merito conta. E al Cern ci sono moltissime donne perché, dove c'è il merito, le donne arrivano a posti di grande responsabilità senza passare per Arcore. E così io mi sono costretto a raccontare due personaggi femminili».
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