La ‘Fotografia Totale’ di Romano Cagnoni a Palau. La mostra e l’intervista
È il fotoreporter italiano più famoso al mondo.Romano Cagnoni, in oltre quarant’anni di professione, ha fotografato nei teatri di guerra di tutto il mondo, dal Vietnam alla Cecenia, dalla ex Jugoslavia all’Irlanda del nord. I suoi servizi sono stati pubblicati dai quotidiani di tutto il mondo e le sue foto sono apparse sulle copertine dei più grandi magazine. Nel libro “Pictures on a Page” Harold Evans, ex direttore del Sunday Times, ha recentemente citato Romano Cagnoni con Henry Cartier-Bresson, Bill Brandt, Don McCullin e Eugene Smith come uno dei più famosi fotografi al mondo. Ma, come troppo spesso accade, il suo nome è più noto all’estero che in patria.
Per la prima volta Cagnoni espone in Sardegna, nell’ambito del programma del festival “Isole che Parlano”, in scena tra Palau, Tempio, Arzachena e La Maddalena, dal 5 al 14 di settembre con una mostra dal titolo “Fotografia Totale”, visitabile dall’11 al 30 settembre presso centro di documentazione di Palau.
Nell’esposizione “Fotografia totale” Cagnoni narra delle moltitudini del Biafra, di conflitti mediorientali, dell’Italia che cambia negli anni ’60 e ’70, di freak e di suore, di donne col burka e di nudi integrali. A dispetto di ogni vessazione e miseria, il fotografo ci dona una lettura del Novecento con il sorriso.
Sceglie in questa occasione di non esporre i molti volti celebri da lui ritratti, ma di dare voce a persone ‘comuni’, siano essi i guerriglieri ceceni, ritratti in uno studio improvvisato sulla linea del fronte tra bazooka, kalashnikov e Coca cola, o foto rubate nelle strade delle borgate romane o dell’Irlanda del Nord. O ancora i ritratti di soldati in momenti di pausa durante la triste quotidianità della guerra.
Nel corso dell’inaugurazione della mostra, giovedì 11 settembre alle ore 21,30, presso il Centro di Documentazione del Territorio Romano Cagnoni terrà la lezione/incontro “Riflessioni sull’etica di un mestiere, Romano Cagnoni si racconta”. Sarà l’imperdibile occasione per ascoltare questo lucido e straordinario testimone del nostro tempo. Ho avuto modo di rivolgere al grande fotoreporter alcune domande.
Cos’è per te la Fotografia Totale?
La fotografia diventa totale quando è in connessione con l’esistenza, quando è allo stesso tempo racconto visivo (possibilmente innovativo), indagine psicologica e documentazione di eventi.
In tempi di spettacolarizzazione della notizia, ha ancora un senso la fotografia di guerra?
É ancora indispensabile raccontare i conflitti e la miseria del mondo. La guerra è dolore, sofferenza, morte ma è anche straordinaria rivelazione dell’animo umano.
Il fotogiornalismo è in piena crisi. Qual’è la tua valutazione?
Ci sono ragioni economiche legate alla crisi mondiale dell’editoria e al fatto che la buona fotografia costa. Ma ci sono opportunità nuove che si aprono, soprattutto legate al Web.
In che modo il Web può aiutare la fotografia?
Non solo offrendo nuovi spazi, ma anche contribuendo all’educazione all’immagine di cui c’è tanto bisogno. Mi spiego meglio: oggi gli utenti della rete vedono milioni di fotografie. Col tempo affineranno il loro senso critico discriminando più facilmente le buone immagini da quelle cattive. E questo farà molto bene alla fotografia.
É esplosa la moda delle foto fatte con gli smartphone, che riescono ad avere spazio anche nelle pagine di importanti magazine. Cosa ne pensi?
Quelle foto sono documentazioni occasionali, a volte uniche ma casuali di fatti di cronaca. Ma le grandi fotografie non nascono mai per caso. Ci vuole un fotografo che sia padrone del linguaggio fotografico e del mezzo tecnico.
Alcuni affermano che la fotografia sta morendo. Qual’è la tua opinione?
La fotografia è uno strumento giovane e ha ancora tanto tempo davanti a sé. E fino a quando conserverà la sua straordinaria capacità di raccontare non morirà mai.
Enrico Pinna
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