La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava

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Storia di un amore importante di Grazia Deledda con lettere autografe. Romanzo di Ludovica De Nava

IN TERRITORIO NEMICO

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Romanzo storico sulla Resistenza di Pier Luigi Zanata e altri 114 scrittori - metodo Scrittura Industriale Collettiva

Dettagli di un sorriso

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romanzo di Gianni Zanata

Il calcio dell' Asino

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Il calcio dell’Asino. Il calvario di un giornale ribelle (1892-1925) e del suo direttore Giovanni de Nava (Giva)

NON STO TANTO MALE

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romanzo di Gianni Zanata

mercoledì 7 ottobre 2009

Parla la figlia di Anna Politkovskaja: “Uccisa per colpire la libertà di stampa”

Parla la figlia di Anna Politkovskaja: “Uccisa per colpire la libertà di stampa”

Anna Politkovskaja

Hanno la stessa figura; alta, magra, slanciata. Nervosa ed elegante, quella di Anna, nelle foto che la ritraggono e che ora sono appese nelle redazioni e nelle sedi delle organizzazioni che si battono per la libertà di stampa nel mondo. Posata e timida, quella di Vera. Hanno (avuto) le stessa professione: il giornalismo. La madre, Anna Politkovskaja, per questa “passione civile”, per l’amore della verità e della denuncia, ha perso la la vita, assassinata nella Russia di Vladimir Putin poco più di due anni.

La figlia, Vera, è una ragazza di 29 anni, che ha deciso di seguire le orme della madre. E di essere il testimonial della sua figura, per ricordarne l’opera e l’impegno. Vera è venuta in Italia, a Milano, in occasione dell’inaugurazione di una lapide in onore dell’inviata di Novaja Gazeta nel Giardino dei Giusti del capoluogo lombardo, ospite dell’associazione Anna Viva.

Parla del processo, del suo rapporto con la madre, degli ultimi giorni della giornalista; della sua concezione del giornalismo L’assoluzione dei presunti autori dell’omicidio della Politkovskaja, è stato un dolore, una delusione per Vera: “L’accusa non è stata in grado di dimostrare che loro erano da condannare. - risponde la figlia della giornalista della Novaja Gazeta. “La difesa ha lavorato meglio. E questo, nonostante la procura avesse tutti gli strumenti per raggiungere il suo obiettivo e convincere la corte che gli imputati fossero colpevoli. Io, la mia famiglia, continuiamo a ritenere che si potrebbe arrivare a una sentenza di condanna dei responsabili dell’omicidio se l’accusa trovasse la strada giusta per farlo”.

Con tono secco, Vera, sembra voler dire che la Procura non abbia voluto andare fino in fondo. Perché che il suo sia stato un delitto politico, lo dicono tutti. Non c’è stato un movente preciso, dice Vera; neppure l’inchiesta che la madre stava conducendo sul regime filo-russo di Grozny, sulle torture inflitte ai guerriglieri, ma anche ai civili in Cecenia. “No, è stata uccisa per la sua attività professionale più in generale. L’inchiesta che lei stava facendo, poi è stata pubblicata grazie al lavoro degli altri giornalisti del suo quotidiano — racconta Vera Politkovskaja. “E’ stata assassinata per dare una lezione ai giornalisti, per dare un colpo fortissimo alla libertà di stampa in Russia. Posso dire posso dire con ragionevole certezza che i mandanti l’abbiano voluta morta non solo per le sue indagini e suoi articoli sulla Cecenia, ma per la sua opera, per il suo impegno più in generale”.

La ventinovenne ricorda gli ultimi giorni prima dell’assassinio. Spiega che, per lei e suo fratello, non c’erano stati segnali particolari. Certo, la pressione era sempre stata forte su di lei, visto il coraggio del suo lavoro. C’erano state minacce in passato, ma molto tempo prima che venisse freddata nell’ascensore di casa. “Non avevamo notato nulla di particolare. Poi, nelle ultime settimane Anna non aveva dedicato molto tempo al lavoro. Era morto mio nonno e io ero andata a vivere con lei. In questo periodo lei si occupava soprattutto della famiglia. Dopo l’omicidio, però, abbiamo ripensato ad alcune stranezze, come il citofono improvvisamente rotto, o il fatto che giravano davanti a casa alcune persone che non avevamo mai visto prima”. Per lei il giornalismo, la denuncia civile era una missione: “Se non lo faccio io, chi lo farà qui in Russia, soleva dire. E aveva ragione, purtroppo. In Russia, il giornalismo d’inchiesta non è certo amato,come sappiamo. Lei diceva : io faccio il mio lavoro, scrivo quello che vedo. Ma purtroppo, alla gente non piace vedere la realtà in faccia” - racconta Vera. E ora, in Russia parlare di Anna Politkovskaja è un fatto molto raro. Il sistema di potere preferisce che ci sia oblio sulla sua vita. E sulla morte di questa coraggiosa giornalista. Che in buona parte del mondo è diventata invece simbolo dell’impegno civile.

4 commenti:

  1. Omaggio ad Anna Politkovskaïa

    Colomba

    In un deserto avaro
    Di umanità,
    Lo sguardo
    Di una colomba
    Si è posato
    Dove i lupi, teste basse, non si stancano
    Di urlare.

    In un deserto avvelenato,
    Avaro di verità,
    Una colomba, questa sera, è caduta.

    Anick Roschi 7 ottobre 09

    **************************************

    Freedom for Press

    http://video.moncinema.ch/video/iLyROoafM5Tx.html

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  2. Quanti caduti, in nome della libertà, a questi caduti senza armi da fuoco nelle mani,bisogna innalzare le torri.

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  3. Teo l' italian stallion e' amico del mandante dell' omicidio di Anna.
    Buona notte
    Vale

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