Oggi mi sono ricordato di quella volta che avevo diciassette anni e gli amici mi avevano detto Vieni che andiamo a ballare. Così mi ero vestito per andare a ballare: camicia di raso arancione, pantaloni neri, cinturone, stivali e cappello di pelle scura. Gli amici mi avevano detto che ero vestito da schifo. Questione di gusti, avevo risposto io. Che poi eravamo andati a ballare in un circolo privato dove c’erano pochissime sedie e un paio di divani e il pavimento sembrava una pista bagnata e scivolosa. Il giradischi suonava a tutto volume Knock Knock Knock On Wood e io me ne stavo seduto da solo in un angolo della sala a bere e a sgranocchiare noccioline quando a un certo punto si era avvicinata una ragazza carina che mi aveva detto Vuoi ballare? E io subito avevo risposto Sì. E dopo un po’ che ballavamo lei mi aveva detto Mi piace il tuo cappello. E io le avevo detto Te lo regalo se mi dai un bacio. E un istante dopo lei aveva smesso di ballare con me. Nemmeno mi aveva detto Ciao. O Va’ a quel paese. O Sei vestito da schifo. Niente. Si era allontanata e mi aveva lasciato da solo in mezzo alla pista bagnata e scivolosa. Che poi, a dire il vero, più che scivolosa era appiccicosa.
Ecco, mi sono ricordato di quella volta lì perché oggi è la Giornata Internazionale della Danza, in onore di Jean-Georges Noverre, il più grande coreografo della seconda metà del ‘700 e considerato il creatore del balletto moderno. Che secondo me nessuno gli ha mai fatto storie per come si vestiva.
Ecco, mi sono ricordato di quella volta lì perché oggi è la Giornata Internazionale della Danza, in onore di Jean-Georges Noverre, il più grande coreografo della seconda metà del ‘700 e considerato il creatore del balletto moderno. Che secondo me nessuno gli ha mai fatto storie per come si vestiva.
nella foto, Petite Danseuse De 14 Ans
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