La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava

La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava
Storia di un amore importante di Grazia Deledda con lettere autografe. Romanzo di Ludovica De Nava

IN TERRITORIO NEMICO

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Romanzo storico sulla Resistenza di Pier Luigi Zanata e altri 114 scrittori - metodo Scrittura Industriale Collettiva

Dettagli di un sorriso

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romanzo di Gianni Zanata

Il calcio dell' Asino

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Il calcio dell’Asino. Il calvario di un giornale ribelle (1892-1925) e del suo direttore Giovanni de Nava (Giva)

NON STO TANTO MALE

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romanzo di Gianni Zanata

sabato 7 maggio 2011

Pinuccio Sciola, l'uomo nato dalla pietra, di Alberto Masu

Pinuccio Sciola, l'uomo nato dalla pietra

L'appuntamento con Pinuccio Sciola è a San Sperate. Mi aspetta sul cancello e subito mi spiazza: “Devo portare delle pietre, sali in macchina con me e andiamo”. Con un carico importante. “Queste pietre le utilizzerò per costruire una città sonora per l'Istituto italiano di Cultura a Madrid”. Io domando, mentre lui sta al volante.
Che famiglia era quella di Sciola?
  • Famiglia di contadini, con otto fratelli, e a casa non era mai entrato un libro. Io lavoravo in campagna e picchiavo le pietre già dai 3-4 anni. Poi, a 18 anni mi scoprirono e mi iscrissero al Liceo Artistico.
Quando è scattata la scintilla?
  • In mezzo alla mondezza. Alla fine degli anni '50 a San Sperate si doveva costruire la rete idrica. E la spazzatura veniva gettata in uno spazio delimitato da pietre messe in circolo. Lì in mezzo trovai una pietra e la girai. Vidi un viso scolpito, una scultura meravigliosa. Non seppi mai chi ne era stato l'autore, ma quella la presi come un'investitura, un segno.
Era un artista nato?
  • L'albero nasce con buone radici. Ma se vuoi che dia frutti, devi curarlo tutti i giorni. Così è per l'artista. Quando mi dicono che sono arrivato, rispondo che il cimitero è fuori dal paese... Mai fermarsi. Per questo io amo viaggiare. La Sardegna è la scultura più bella al centro del Mediterraneo, quindi tutti i sardi dovrebbero essere bravi scultori. Però ogni cosa, per crescere, deve essere supportata. Per essere scultori basta mettersi a picchettare su una pietra. Ma l'artista è altro.
Che differenza c'è tra scultore e artista?
Nel frattempo foriamo e cerchiamo un'officina per il cambio gomme. Durante il pit-stop, riprendiamo la chiacchierata.
  • Serve la fantasia, ma deve essere coltivata. Ogni intuizione deve essere supportata dalla conoscenza, lo studio, il confronto. Ricordo un giorno che un mio grande insegnante, Foiso Fois, mise una tavola bianca, una tovaglia bianca e un fiore rosso al centro. Eravamo in 32, con gli stessi attrezzi per dipingere. Dipingemmo 32 rossi diversi. Ognuno ha la sua personalità. Saper “vedere” e saper riprodurre sono cose diverse. Ogni professionista ha bisogno di un allenamento costante. Altrimenti la mano non saprà mettere in pratica il pensiero della mente..
La ruota è a posto, ripartiamo.
  • Quante “Maternità” sono state fatte? E Giorgio Morandi ha disegnato tante bottiglie, ma non ce ne sono due uguali. Il soggetto è solo un pretesto. E io non ho mai dato un titolo alle mie opere. Ognuno ci vede qualcosa di diverso.
Cos'è un'opera d'arte?
  • Qualcosa che ti tocca dentro. Un'emozione. E un'emozione non si descrive, altrimenti si deve entrare nel letterario. Penso alle manifestazioni artistiche, pretesti per incontrarsi. E io non parlo mai di opere, un'opera è finita solo da chi la guarda. Un professore potrà definirla secondo canoni precisi, ma a questa definizione manca l'anima. L'opera non è perfezione, c'è sempre quel qualcosa in più di indescrivibile. E non c'è arte più bella della natura. E io posso dire di avere un vantaggio: da piccolo ho frequentato l'università della natura...
L'artista deve...
  • Viaggiare. Ma davvero, non con internet. Appena diplomato, mi venne proposto l'insegnamento al Liceo artistico. uno stipendio sicuro e la mia famiglia non navigava certo nell'oro. Ma non potevo accettare. Volevo ancora migliorare e dire di sì voleva dire vivere aspettando la pensione. Mi trasferii a Firenze e lavoravo facendo ritratti. Ho girato l'Europa, ho conosciuto tutte le stazioni e ho dormito per terra, ma ero sempre il primo in ogni museo. Si va avanti senza inibizioni e presunzione. Non esiste una cultura superiore, ma ognuno ha la sua. Io non ho la cultura sarda, ma quella di Pinuccio Sciola. E per fortuna siamo tutti diversi. Bisogna confrontarsi con tutti.
Intanto siamo giunti a Decimo: scarichiamo le pietre e Sciola dà alcune indicazioni. Poi ripartiamo.
Dicevamo?
  • Fn da piccolo il mio sogno era visitare il Messico. Quando nel '67 tornai in Italia dopo esser stato nell'Accademia di Salisburgo, mi proposero una borsa di studio in Spagna. L'occasione per imparare lo spagnolo. Era la Spagna franchista. Ho visitato con una torcia le grotte di Altamira, provando l'emozione dell'uomo di 14mila anni fa. Ho visto i lavori alla Sagrada Familia a Barcellona. Poi Parigi, maggio del '68. Rientrai a San Sperate con lo spirito della rivolta. E mi misi a imbiancare con la calce le case. E lì ricevetti il complimento più bello della mia vita, da un anziano che mi vide all'opera: “E' tornato con la spagnola ed è venuto a disinfestare”. Quando l'anno dopo tornai a Salisburgo, invitai i miei amici stranieri a San Sperate. Un'amica inglese scrisse di quel che facevo e l'Unesco mi contattò per riportare l'arte tra la gente. E mi mandarono in Messico... Nel '73 ero a Città del Messico, ma era come stare a casa: l'ambasciatore si chiamava Marras, un cagliaritano. E anche il segretario e il delegato alla cultura erano sardi. Poi, mi presentai al rappresentante dell'Unesco messicano. Mentre parlavamo gli feci vedere alcune foto con le mie opere. Esclamò: “Hombre, sei un Maya vissuto lontano da qui”. Rimase stupito dal mio cognome e mi diede appuntamento per il giorno dopo. Ci incontrammo in Avenida Xola (si legge Sciola). E mi disse: “Sei il primo artista in vita cui è dedicata una via”. Prova a cercare su Google Avenida Xola. E troverai anche la stazione Xola. In sardo Sciola è una pianta e una pianta è anche il simbolo di questa stazione...
Il viaggio è finito, siamo tornati in mezzo alle sue pietre.
Qual è il segreto di un artista?
  • Tutto va fatto con amore. Ma ormai nessuno più usa questa parola. L'amore è vita, rispetto, affetto. L'amore è il sole, senza il sole non ci sarebbe vita. Serve recuperare il rapporto con la natura.
Qualcuno direbbe che è una perdita di tempo.
  • Chi non ama il tempo è già morto. Uno può non accettare una ruga, ma la ruga arriva. Penso alla caduta delle mura di Pompei. Dispiace, ma doveva accadere. Invece di guardare al passato, dovremmo preoccuparci dell'arte del presente.
Lei ha girato il mondo, ma torna sempre a San Sperate
  • Perché San Sperate è la mamma. La mia terra, le mie radici. E noi sardi soffriamo la nostalgia, la malattia dell'amore. L'amore per la mamma, anche se non ti dà da mangiare.
Come ha scoperto che le pietre possono suonare?
  • Io sono nato dalla pietra. Quindi dentro di me lo sapevo. In Perù c'è un detto: quando è nata la luce, la pietra già esisteva. Tutti mi identificano con le pietre, ma ho pronto il manifesto per la mia prossima opera: “SCIOLA NO STONE”. E io ora lavoro il ferro.
Perché c'è ancora tanto da fare e il cimitero resta fuori del paese.

Alberto Masu 

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