H.D. e la copertina de "Il Dono"
Il ritorno al passato è "Il Dono" per esorcizzare l'orrore della guerra
di Andrea Curreli
La storia de Il Dono
(Iacobelli editore, 2012) appare come la cronaca di una sfida al tempo.
Questo romanzo fortemente autobiografico è stato scritto da Hilda
Doolittle, meglio nota come H.D., tra il 1941 e il 1945 in una Londra
devastata dalla Seconda guerra mondiale e sfregiata dalle bombe naziste.
E' stato pubblicato postumo nel mondo anglosassone nel 1982, mentre è
arrivato oggi in Italia con trent'anni di ritardo. Il libro contiene
gran parte degli elementi che compongono una figura complessa come
quella di Doolittle. Questa poetessa, americana d'origine ed europea
d'adozione, è stata una delle grandi protagoniste della scena culturale
dei primi anni del Novecento. Fervente sostenitrice della corrente
imagista-modernista, che sosteneva la necessità di utilizzare un
linguaggio chiaro. "In un istante si presenta un complesso intellettuale
ed emotivo" sosteneva Pound. Libera e bisessuale, Doolittle fu amata e
ammirata sia dall'autore de I Cantos che dalla poetessa Annie Winifred Ellerman.
Ritorno alle origini per esorcizzare il "terrore mortale" -
Arriviamo al romanzo scritto da Doolittle in un momento di massima
tensione emotiva provocata dalle bombe che piovono su Londra ("una bomba
pronta a esplodere si era fatta strada come una talpa sotto il bordo
del marciapiede, a pochi metri dalla mia porta di casa... Gli aerei si
susseguono uno alla volta, cosicché la mente rimane ancora nella morsa
del terrore mortale"). La poetessa cerca di esorcizzare la paura con un
ritorno alle origini e alla rigida società che la comunità dei moravi
aveva creato in Pennsylvania fondando la piccola città di Bethlehem. La
figura del padre, il professore di astronomia Charles Doolittle, viene
ricordata con gli occhi di una bambina: "Papà usciva la notte per andare
a guardare le stelle. Le misurava; o misurava qualche cosa: non
sapevamo bene che cosa". E lo stesso accade per la madre, un'ex
insegnante di musica. "Mamma mi raccontò che aveva sentito una voce
dietro la porta di una delle classi vuote... Mamma non cantò mai più,
anche se quando parlava la sua voce aveva una qualità rara, così
profonda e ricca e vibrante", scrive H.D..
America ed Europa oltre le divisioni dei confini nazionali -
Sullo sfondo di questi ricordi ci sono gli echi ormai lontanissimi
della Guerra di secessione americana, dei soldati grigi e blu, degli
schiavi neri costretti alla frusta e ai cani rabbiosi. Ma ci sono anche
le trasformazioni sociali ed economiche che stanno stravolgendo l'antica
impostazione religiosa della cittadina. "Una nuova Betlemme, attiva,
aggressiva, si stava sviluppando accanto alle acciaierie. Il fuoco di
quelle fornaci lampeggiava, cremisi, di notte tra il fiume e le
montagne...La fila delle fonderie si allungava ogni giorno di più, e
c’era un’intera colonia di polacchi, o forse ungheresi, o svedesi. Erano
venuti per lavorare nelle fabbriche". Il rivolgersi al passato
(l'infanzia in Pennsylvania) non impedisce ad H.D. di manifestare le
sue idee sul presente. Un'idea sicuramente "controcorrente" in un
'Europa che i nazionalismi hanno trascinato per due volte in pochi anni
negli orrori della guerra. "I confini nazionali non esistono...
Piuttosto, quello che sta succedendo sembra uscito dalla Bibbia di Doré -
afferma in un passaggio de Il Dono -. Non credo alle banalità giornalistiche sullo scontro tra le nazioni".
Il misterioso Dono dai molteplici significati -
Il filo conduttore che lega questi salti temporali è un misterioso
"dono", utilizzato come sinonimo di principio ma non solo. "Il Dono
c’era, ma l’espressione del Dono era altrove. Giaceva sepolto sotto
terra. In paesi più antichi del nostro", scrive agli inizi del romanzo.
"Deve esserci un principio, c’è un Dono in attesa, qualcuno deve
ereditare il Dono che ci ha solo sfiorato. Qualcuno deve rivelare
segreti di pensiero che introducono un nuovo elemento nella
combinazione", aggiunge più avanti. Ma il termine racchiude più livelli,
come spiega Marina Vitale nella prefazione del testo. "Il titolo del
romanzo è uno di quei vocaboli che, come spesso accade alle parole usate
da H.D., contengono una stratificazione di significati che si offrono
alla decifrazione come dei rebus, o dei criptogrammi. Questa parola
compare nel romanzo in molte accezioni", scrive Vitale.
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