Biondani e Porcedda, gli autori, con il loro libro
"Il cavali
ere nero": caccia al tesoro nascosto
dell'evasore Berlusconi
di Cristiano Sanna
Quattro anni di reclusione, di cui soltanto uno da scontare con affidamento in prova ai servizi
sociali, e decadenza da senatore. Il resto della condanna è stato cancellato dall'indulto del 2006.
Mentre Silvio Berlusconi ai microfoni di una radio francese proclama che, in caso di suo arresto,
in Italia sarebbe la rivoluzione, le carte processuali e le ricostruzioni d'inchiesta ricordano a tutti
che l'ex presidente del Consiglio e fondatore di Mediaset ha sottratto al fisco una cifra pari a
un miliardo e 277 milioni di euro. Dopo la condanna, ne torneranno indietro solo dieci milioni.
La caccia tesoro non è del tutto chiusa, comunque, e a ricordare l'entità della colossale evasione
fiscale di cui è responsabile Berlusconi, con ampio corredo di documenti, sono i giornalisti
Paolo Biondani (prima al Corriere della Sera, ora a L'Espresso) e Carlo Porcedda
(Il Fatto, El Mundo, La Repubblica) nel libro Il cavaliere nero, pubblicato da
Chiarelettere. La documentazione riprodotta è ricchissima: va dalla lista di società controllate
offshore che hanno ospitato i fondi neri destinati ai figli del Cavaliere, fino alla condanna con
patteggiamento degli eroi rossoneri Gullit, Van Basten e Rijkaard, per aver ricevuto dal
Milan pagamenti non dichiarati al fisco.
Porcedda, da dove siete partiti nel vostro lavoro al libro?
"Dalle carte finalmente consultabili all'indomani della sentenza di condanna pronunciata contro
"Dalle carte finalmente consultabili all'indomani della sentenza di condanna pronunciata contro
Berlusconi lo scorso 1 agosto. Quelle carte, spiegate e riprodotte integralmente nel libro, ridanno
dignità alle sentenze precedenti, cadute in prescrizione, e riportano l'attenzione sul
comportamento del Berlusconi imprenditore che porta alla decadenza il Berlusconi politico.
Le due figure si danneggiano a vicenda e sono esemplari delle vicende italiane. Data l'accurata
articolazione del piano di frode fiscale messo in piedi dall'ex premier. Quelle motivazioni rischiavano
di passare in secondo ordine, di fronte alla ripresa del processo Ruby e ai proclama sul Cavaliere
perseguitato da presunte toghe rosse".
Caccia al tesoro, dunque. Biondani: se di oltre un miliardo di euro evasi se ne
riprendono dieci milioni, si può parlare di vittoria?
"La condanna è arrivata dopo prove certe ed è confermata dalla Cassazione. Quanto alla cifra
"La condanna è arrivata dopo prove certe ed è confermata dalla Cassazione. Quanto alla cifra
che dovrà tornare nelle tasche dello Stato, si riferisce solo a quei capi d'accusa che non sono
caduti in prescrizione. Va anche detto, cosa che non tutti sanno, che esiste una situazione
di privilegio per i grandi evasori. E' un effetto della cosiddetta riserva di specialità, inclusa nei
trattati fra Italia e Svizzera, che consente a quel Paese di mandare i documenti richiesti da
rogatorie internazionali in caso di processi penali, non in quello di controversie fiscali.
Un paradosso".
Porcedda - "Ricordiamoci che in questo duello, uno dei due contendenti per anni ha occupato
anche il ruolo di capo del governo, a rendere ancora più lento il cammino della giustizia.
A questo si aggiunge una potenza di fuoco mediatica senza precedenti. Chi altri avrebbe
potuto, dopo la conferma della sua condanna in Cassazione, andare in tv a fare un discorso a
lla nazione di sedici minuti,come ha fatto Berlusconi?".
Si parla di evasione fiscale come male tutto italiano. Ma a questo punto che dire della
neutrale e civile Svizzera, sui cui conti segreti sono passati per anni ingenti capitali in
nero o i ricavi del narcotraffico mondiale, come dimostrò Giovanni Falcone, poi
ispiratore del trattato fra l'Italia e quello Stato che oggi permette di avere maggiore
trasparenza sulla provenienza di quel denaro?
Porcedda - "E' una riflessione che è stata di tutta la società civile e che ha costretto quel Paese
Porcedda - "E' una riflessione che è stata di tutta la società civile e che ha costretto quel Paese
a porre un limite al segreto bancario, specialmente di fronte a reati gravi. Va molto peggio in
posti come le Cayman o le Bermuda o le Isole del Canale, dove il denaro letteralmente
scompare".
Biondani - "E' un compromesso tra esigenza di tutela del segreto bancario e necessità di
combattere il riciclaggio. Ecco perché dopo il 1994 in Svizzera non è più possibile avere conti
anonimi. Mafiosi e terroristi non possono certo conservare il loro denaro da quelle parti, a
differenza di quanto avviene altrove".
Come alle Bahamas, per esempio? Dove si trovano i proventi dell'evasione
fiscale di Berlusconi.
Biondani - "Le Bahamas, come spiegano le sentenze definitive, sono l'ultima destinazione
Biondani - "Le Bahamas, come spiegano le sentenze definitive, sono l'ultima destinazione
conosciuta dei fondi neri per cui Berlusconi è stato condannato. Ricordo che anche i soldi
di Craxi già pluri-inquisito, transitarono per i conti bancari di quel Paese che non rispose mai
alle rogatorie italiane. Un fatto grave, visto che le Bahamas sono nell'orbita del diritto
anglosassone, non parliamo di uno 'stato canaglia' come la Corea del Nord".
Nella vostra inchiesta e dal lavoro degli inquirenti risalta la figura di Frank Agrama,
uno strano intermediatore nei rapporti tra Mediaset e Paramount, nella
compravendita di diritti cinematografici e televisivi.
Biondani - "E' davvero il personaggio più misterioso di tutta la storia, tra quelli interessati dal
Biondani - "E' davvero il personaggio più misterioso di tutta la storia, tra quelli interessati dal
processo per cui è stato condannato in via definitiva Berlusconi. In sostanza è un uomo d'affari
attraverso il quale passa da sempre la compravendita dei diritti di trasmissione del gruppo
Mediaset, anche in scavalcamento delle trattative condotte dal pur ottimo Carlo Bernasconi,
braccio destro di Berlusconi. Pure Roberto Pace di Mediatrade, a sua volta incaricato di
trattare i diritti di acquisto dei film americani, ha dovuto fare i conti con il peso di Agrama,
presenza collegata direttamente a Berlusconi. Agrama, secondo le sentenze definitive,
è uno che fa una cresta spaventosa su ogni compravendita, esistono prove dell'acquisto
di film per 500 milioni di dollari, dei quali meno di 200 vanno alla Paramount. Il resto è
trattenuto da Agrama che ne fa un fondo nero, e sempre secondo le sentenze definitive,
lo spartisce con Berlusconi".
Possibile che un giro di denaro tanto sospetto non abbia allarmato
il fisco americano, notoriamente abbastanza inflessibile nel punire l'evasione?
Porcedda - Il fatto è che, per diverso tempo, non risultava che Agrama stesse violando
Porcedda - Il fatto è che, per diverso tempo, non risultava che Agrama stesse violando
le norme fiscali americane".
Biondani - "Le cose sono cambiate, però. Quando è stato interessato dal processo italiano a
Berlusconi, Agrama ha lasciato gli Usa e cominciato a fare affari ad Hong Kong. Una sua
assistente, amministratrice delle sue aziende, recente è stata chiamata dal fisco americano
a rispondere dell'accusa di aver intascato per suo conto soldi in nero. Dunque l'allarme è
scattato, oltretutto già nel 2004 la Procura di Milano aveva notificato agli Usa i fatti di
evasione di cui Agrama è ritenuto corresponsabile. Questo mette in ombra molte certezze
sulla revisione del processo tanto sventolata da Berlusconi sulla base di presunte
testimonianze americane. Quell'impianto di difesa è tutto da verificare, tanto che i legali
del Cavaliere continuano a mostrarsi molto cauti sulla questione".
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