Keith Richards, 70 anni di scorribande rock
Miracolo della genetica, chitarrista formidabile, con Jagger coppia inscindibile
di Paolo Biamonte
(ANSA) - Più di un bookmaker rischia la rovina. Keith Richards compirà 70 anni domani.. Probabilmente neanche lui si sarebbe aspettato di festeggiare il 70mo compleanno. Per la gente normale che paga le conseguenze degli eccessi alimentari a Natale, la vicenda di Keith è un miracolo della genetica. Tra le tante battute memorabili consegnate alla storia c'è quella relativa alla salute: "tutti i medici che mi hanno curato mi hanno detto che se non avessi cambiato stile di vita sarei morto. Purtroppo tutti quei medici sono morti prima di me".
La verità è che con questa ricorrenza si festeggia il compleanno di una leggenda. Per più di un motivo Keith Richards è un simbolo del rock'n'roll. Appartiene a quella straordinaria generazione di musicisti inglesi che di fatto ha messo le radici di quello che oggi viene considerato il rock. Partendo dall'amore per il blues, il sound della Chess e la musica nera, rielaborando lo stile di Chuck Berry, insieme al povero Brian Jones che era un fan di Jimmy Reed, Richards ha inventato quel magico intreccio di chitarre che tecnicamente si chiama weaving e che con il suo amico Ronnie Wood ha portato a un inimitabile livello di sofisticazione. Richards è anche il creatore di alcuni dei riff più celebri della storia: "Satisfaction" (lo incise su un nastro, si addormentò e lo trovò l'indomani confuso tra il russare del sonno non ricordando di averlo suonato) e "Jumpin' Jack Flash" in questo senso sono paradigmatici.
Chitarrista ritmico formidabile (è uno specialista delle accordature aperte), presenza scenica irresistibile (anche ora che risente in modo evidente dell'età e di una vita infernale), carisma inarrivabile, anche suo malgrado, forma con Mick Jagger una coppia inscindibile. Negli anni si sono amati, odiati, insultati, hanno anche tentato di andare ognuno per conto proprio ma nessuno dei due è riuscito neanche lontanamente ad avvicinarsi ai risultati dei Rolling Stones, che, come ha dimostrato l'ultimo giro di concerti, restano ancora una formidabile macchina da entertainment. Senza Jagger la band negli anni '80, quando la dipendenza dalle droghe e le vicende legali avevano praticamente messo fuori causa Richards, sarebbe naufragata. Così come è vero che la carriera solista di Jagger sia stata un clamoroso fallimento. E' davvero singolare che unteorico della vita al massimo come lui sia il motore musicale della band che, tra i tanti primati, vanta anche quello dell'uso scientifico del marketing nel rock'n'roll. Gli Stones sono stati tra i primi ad avere un consulente finanziario, a produrre su scala industriale il merchandising, a organizzare tournée sponsorizzate, a creare un logo (la lingua che è probabilmente il più famoso logo mai avuto da una band).
Al principio l'immagine dei brutti e cattivi fu cucita addoso alla band per pubblicità e per creare il contrasto con l'immagine di bravi ragazzi dei Beatles. Nella vita erano tutti amici e lontano dal palco facevano più o meno le stesse cose. Poi però l'aspetto demoniaco e minaccioso è diventato parte integrante del messaggio, in una perfetta identificazione tra arte e vita. Un'evoluzione ben riassunta in questa frase: "io non ho problemi con le droghe, ho problemi con la polizia". Il carisma di Keith Richards e la sua leggenda sono universalmente riconosciuti e hanno avuto una spettacolare celebrazione negli ultimi capitoli dei Pirati dei Caraibi dove interpreta il papà di Jack Sparrow, il personaggio che Johnny Depp ha costruito proprio ispirandosi al suo idolo. D'altra parte basta leggere l'autobiografia, "Life", pubblicata in Italia tre anni fa, per capire l'eccezionalità di un personaggio che ha fatto moltissimo per la promozione dell'amore per la musica. E che, come pochi , ha saputo intrecciare le note con un raffinato sense of humour: "Scrivere canzoni? Se vuoi chiamarla arte, okay. Ma per quanto mi riguarda, Art è solo il diminutivo di Arthur".
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