La storia
esiste, sembra una banalità affermarlo, perché esistono i luoghi, gli
spazi, i territori in cui si è manifestata. Lì ha preso forma, lì ha
impresso la sua memoria tramite la condotta degli esseri umani.
E la memoria – ripeterlo fa sempre bene – è alla base della nostra esistenza, giacché senza di essa non potremmo mai costruire il nostro presente, né tantomeno preparare il futuro.
E la memoria – ripeterlo fa sempre bene – è alla base della nostra esistenza, giacché senza di essa non potremmo mai costruire il nostro presente, né tantomeno preparare il futuro.
Iniziamo oggi una serie di brevi
articoli che accennano a quelle costruzioni, quegli edifici, quei
monumenti, quelle statue, quelle chiese cattedrali abbazie, attraverso
quelle vie piazze città proprie di una identità, che hanno segnato e
continuano a contrassegnare i luoghi della memoria storica.
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La biblioteca Forteguerriana di Pistoia (»»qua
delle belle foto) è una delle più antiche d’Italia, datata,
tradizionalmente, 1473, anno in cui il cardinale Forteguerri (1419-1473)
donò la sua collezione di libri alla Pia Casa di Sapienza. Ma in
effetti:
“È opinione diffusa che la
biblioteca comunale Forteguerriana di Pistoia sia stata fondata nel 1453
dal cardinale Niccolò Forteguerri, mentre il merito di tale fondazione
risale ad un uomo della generazione che precedette quella del Cardinale:
al canonico ed umanista Sozomeno.
Zomino di ser Bonifacio (1378/1458), meglio conosciuto col nome greco che egli si dette di Sozomeno, fu un intelligente ed appassionato bibliofilo che, avendo messo insieme una raccolta di libri per i suoi tempi notevole, volle lasciarla per testamento all’Opera di San Jacopo, allo scopo di fondare in Pistoia una biblioteca pubblica, nella quale quei libri potessero «in perpetuum stare ad communem usum volentium in illis studere, in loco acto et deputato per dicto operarios in civitate Pistorii»” (1).
Zomino di ser Bonifacio (1378/1458), meglio conosciuto col nome greco che egli si dette di Sozomeno, fu un intelligente ed appassionato bibliofilo che, avendo messo insieme una raccolta di libri per i suoi tempi notevole, volle lasciarla per testamento all’Opera di San Jacopo, allo scopo di fondare in Pistoia una biblioteca pubblica, nella quale quei libri potessero «in perpetuum stare ad communem usum volentium in illis studere, in loco acto et deputato per dicto operarios in civitate Pistorii»” (1).
Però a Pistoia gli studiosi mancavano, e allora:
“Opportunamente dunque il cardinale
Forteguerri instituì lo studio o scuola della Sapienza e fornì i mezzi
necessari per mantenere agli studi generali od università, fuori di
Pistoia, dodici scolari pistoiesi di condizione disagiata, che avessero
studiato e si fossero distinti nella scuola della Sapienza” (2).
Oggi, il patrimonio bibliotecario è
costituito da circa 220.000 libri e opuscoli, 1300 manoscritti, 126
incunaboli, 3300 cinquecentine e tanti altri tesori di valore
inestimabile, pane per i denti di un vero ricercatore.
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1. Quinto Santoli, La Biblioteca Forteguerriana di Pistoia, Stabilimento Grafico Niccolai, Pistoia, 1932/X, pagg. 7, 8.
2. Quinto Santoli, op. cit. pag. 14.
2. Quinto Santoli, op. cit. pag. 14.
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- Brano tratto da: Gaspare Armato, Il senso storico del flâneur, Autorinediti, Napoli, 2011, pagg. 143-144.
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