Troubs e Baudoin con il loro libro
"Viva La Vida": raccontare la speranza a Juarez, città dell'eccidio di donne
di Cristiano Sanna
Parlare di vita nella
città simbolo per eccellenza di morte. E' possibile? Edmond Baudoin e
Jean Marc Troub, in arte Troubs ci hanno provato con tutte le forze
disponibili, prima fra tutte la forza del disegno. Carta e china per Viva La Vida
(Coconino Press), un reportage disegnato che (chi scrive non ama molto
il giornalismo e le rievocazioni di storia recente a fumetti) centra
pienamente il bersaglio e realizza una riuscita fusione di cronaca,
sogno, arte grafica. I due autori hanno viaggiato fino a El Paso, Usa, e
da lì passato il fiume che divide la città americana da Ciudad Juarez. A
spingerli, il libro 2666 del cileno Roberto Bolano, sul
misterioso eccidio di donne nella città messicana, i cui resti vengono
ritrovati sparsi nel deserto attorno. Uno dei crimini più efferati, e
più misteriosi, della nostra epoca. Quel che segue è un racconto in
presa diretta che non si limita soltanto a raccontare fatti ma mira alle
aspirazioni, ai progetti, alla volontà di un domani migliore che non si
arrende all'orrore.
Do ut des - Tutto il
viaggio a Juarez di Baudoin e Troubs si basa su un semplice accordo: io
ti ritraggo e tu in cambio mi racconti il tuo sogno. Parla la gente
comune, le ragazze delle maquilladoras, le fabbrichette di manifattura
messicane che confezionano a basso costo le merci destinate al mercato
americano, parlano gli studenti, i giornalisti, gli attivisti politici e
i perdigiorno, parlano i baristi, i venditori di dolci all'angolo della
strada, parlano molte donne, di tutte le età, gli anziani che ricordano
la storia antica di Juarez, avamposto della lotta contro lo strapotere
imperialista di Massimiliano d'Austria fino ai tempi di Pancho Villa. I
racconti sono scanditi dall'orrore: ritrovamento di resti umani,
cadaveri abbandonati come carogne di cani per strada dopo i regolamenti
di conti fra bande di narcos. Poi c'è il suono, il suono del caos.
Cosa viene dopo la notte -
E' di notte che Juarez sembra animarsi alla sua vera vita. Una vita
scandita dai colpi di mitragliette, dalle sgommate di auto lanciate a
tavoletta, dalle sirene di ambulanze e forze speciali di polizia mandate
dal presidente Felipe Calderon a presidiare con metodi militari un
territorio martoriato. E' la faccia velenosa del capitalismo, quella
della colonizzazione multinazionale, degli affari deviati, dello
sfruttamento dei lavoratori e del finto riscatto sociale che devia nel
traffico di droga ed esseri umani. Ma c'è chi si batte per aprire spazi
culturali, aver cura di bambini e ragazzi disadattati, tenere vivo il
dibattito che è il primo presupposto della civile convivenza. Creatività
e sogno contro l'orrore della violenza, violenza soprattutto contro le
donne. E' abbastanza per non cedere al caos di una città
incomprensibile, un avamposto del male con il deserto attorno.
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