“ULTIMO GIRO” DI GIUSEPPE SANSONNA: UNA PROPOSTA DI CROWDFUNDING
“ULTIMO GIRO” DI GIUSEPPE SANSONNA: UNA PROPOSTA DI CROWDFUNDING.
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Non so chi abbia inventato il crowd funding. Mi
piace pensare che sia stato Pier Vittorio Tondelli che, in Rimini,
racconta – in uno degli episodi attraverso i quali si dipana la storia
di una città: e curioso che oggi ne parleremo di nuovo – di due registi
senza denaro.
I quali, un giorno frustrati a causa di questa condizione di mezzo, si mettono a raccogliere soldi per la spiaggia. E con quella realizzano il loro sogno.
Ora sono diversi i siti che hanno cominciato, vista la notoria presenza
di paletti da parte delle banche e la ancora più notoria mancanza di
liquidità, a sfruttare le potenzialità della Rete per raccogliere denaro
dal basso in vista di un progetto. Ce ne sono di diverse
tipologie: siti che accettano le donazioni solo nel momento in cui
l’obiettivo è raggiunto, siti che invece accettano – pur ponendo
l’obiettivo finale – per quanto si riesce… E sempre con condizioni e
percentuali richieste diverse. Tra questi i più noti sono gli americani Kickstarter e Indiegogo, il francese MyShowMustGoOn, gli italiani Kapipal, Eppela. Siti di crowd funding,
che, come supportano raccolte fondi a carattere istantaneo – come
quelle per i danni causati dall’uragano Sandy ,- servono pure a
garantire un supporto a musicisti, pittori, registi, fumettisti,
scrittori e via dicendo.
In Italia si sta mobilitando, tra gli altri, Giuseppe Sansonna – il cui Zeman. Un marziano a Roma abbiamo recensito qui – e che già si è distinto per la capacità di giostrare tra carta stampata e nitrato d’argento – qui la sua scheda su CinemaItaliano.info.
Ora Sansonna si è mobilitato per presentare sul portale Eppela
un progetto di cortometraggio, “Ultimo giro”, chiedendo un contributo
per la sua realizzazione. Si tratta della storia di Armandino, truffatore giunto alla fine di una carriera costruita con il gioco delle tre carte e tutte le sue varianti.
Sappiamo che la truffa, in Italia, ha declinato al cinema diverse storie
(da Totò a Nanni Loy, per dire). E che lavorare attorno al tema del
crimine, benché in certi momenti possa questo sforare in una sottesa
ammirazione per la furberia (siamo nella patria di Vallanzasca), proprio
perché difficile è tanto degno di supporto.
Le riprese sono previste per la primavera del 2013; per quell’epoca
Sansonna ha bisogno di raggiungere i 10.000 € necessitanti allo
svolgimento dell’impresa – dei quali 530 € sono già stati versati.
Supportiamo questa richiesta ospitandolo e raccontandovi la storia che egli stesso presenta nel teaser e su myreviews.
È una sorta di strano amico di famiglia, Armandino, intimo di mio zio, storico barbiere del rione San Salvario di Torino a due passi da Porta Nuova.
Armandino ha sempre avuto una vocazione all’autorappresentazione, a narrarsi, a esaltare le proprie gesta.
Il salone di mio zio è sempre stato il suo palcoscenico preferito.
Convincerlo a mettersi in scena, viste le premesse, non è stato
difficilissimo. Anni fa lo ripresi in una lunga intervista video.
Quarantacinque minuti a camera fissa, eppure reggeva, tanto era la sua
forza esplosiva, la sua fotogenia, il suo eloquio ipnotico. Oggi tento un’operazione diversa: fargli intepretare un ruolo attoriale, per quanto molto simile alla sua vita reale.
Sarà un film dal retrogusto amaro sulla solitudine a cui conduce essere un reietto della società.
Quello che mi preme è la sua complessità, le sfaccettature di uno o che
ha sempre truffato il prossimo, ma che aborrisce la violenza. Ad
esempio, nel cortometraggio racconto un suo scrupolo di coscienza,
davanti a una vittima in piena estasi mistica, venuta a Torino per
vedere la Sindone. È un episodio vero, desunto dalla sua vita. Mi
interessa Armandino anche perché, a modo suo, coi suoi strumenti minimi
da sottoproletario pasoliniano, si è sottratto alla rutilante catena di
montaggio del boom economico. Quando parla della Fiat, dove fu assunto
come operaio, la definì un “forno crepatorio”. Uno
strafalcione paradossale, che genera un neologismo geniale, alla Gadda.
Armandino poi a diciott’anni era un analfabeta. Ha imparato a leggere da
solo, sillabando i giornali scandalistici, quando ha capito che per
vivere e per truffare, bisogna “parlar bene”. Conserva modi da dandy, è
capace di gesti di grande generosità, è pieno di dubbi sulla vita, di
cui ha sempre voglia di parlare.
Armandino sarà attorniato da attori di razza, capaci di interagire con le sue improvvisazioni. Lui è abituato a calibrare il proprio repertorio
sulle reazioni della vittima, che conduce al bancomat a ritirare altri
soldi, fomentandone l’illusione di recuperare quelli che ha già perso.
In questo tragitto fino al bancomat Armandino esibisce un repertorio
consumato, adattabile alle circostanze, alla professione e alle
attitudini della vittima. Il testo che ho scritto è ispirato al
repertorio che sciorina da sempre.
In “Ultimo giro” userò il bianco e nero inchiostrato e la misura geometrica da noir francese, alla Melville.
Una scelta di colore che ho già impiegato nelle parti filmiche de “Lo
sceicco di Castellaneta”. Nessuna camera a mano, molti carrelli e camere
fisse. Inquadrature lunghe, che lascino il tempo alla realtà di
rivelarsi. C’è una sequenza che ho girato e che amo particolarmente.
Cinematografica, anche se è uno squarcio di realtà. È il piano sequenza
che, in Zemanlandia, riprende la vita della panchina con Zeman
circondato dal suo esagitato Sancho Panza foggiano, Franco Altamura. I
contrasti, le reazioni opposte, la pulizia composta dell’immagine: in
“Ultimo giro” si rivedranno situazioni simili.
Come negli altri portali, anche su Eppela è possibile
contribuire alla realizzazione con un’offerta minima – e le diverse
offerte vengono declinate anche attraverso i margini di ringraziamento.
Il minimo è 2 €; con 30€ si guadagna un invito alla “prima”, mentre con
1.000€ si diventa co-produttori.
http://www.eppela.com/ita/projects/277/ultimo-giro
Ringraziamo myreviews e Stefano Nicoletti per le domande da cui abbiamo tratto le risposte di Sansonna.
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