Domenica.
Luglio.
Esterno sera.
Scilla. Spiaggia di Marina Grande.
Chiosco dei fratelli Paladino.
Con amici di Reggio Calabria sono in attesa di gustare i
famosi panini di Felice: pesce spada alla griglia, olive e pomodorini.
Sul tavolino alcuni boccali di Paulaner e un paio di calici
di vino bianco freddo (forse troppo) della Cantina Griserà, di Catona, nella
costa calabra.
La serata si presenta bene, stimolante, piacevole. Chiacchiere
da bar: mondiali di calcio, eliminazione dell’ Italia, il passaggio al
Galatasaray dell’ ex ct azzurro, Cesare Prandelli. Anche delle primarie del Pd,
vinte da Giuseppe Falcomatà, per la carica di sindaco di Reggio.
Serata stimolante e piacevole se non fosse per un tizio di un
tavolo vicino.
Il ‘’nostro’’ è un tipico esponente della fauna locale. E’
alto, pelato, grasso con pancia prominente. Dita con grossi anelli d’ oro. Al collo un catenazzo con grande croce. Tutto
oro 24 carati, Naturalmente. Camicia sbottonata fin quasi all’ ombelico per far
meglio ammirare il catenazzo. Braccia
tatuate. Sembrano la pubblicità
impazzita di un festival internazionale del tattoo.
E’ con amici del nord ai quali, mettendo in mostra un’
abissale ignoranza, illustra la storia di Scilla.
Alla prima occhiata si vede che ha soldi, alla seconda quanti.
Tanti. Ostenta il denaro e la sua capacità di spenderlo. E’ un arricchito. Per
antica tradizione, infatti, i ricchi da generazioni sono noti per non avere mai
soldi in tasca. Il presupposto è che dietro di loro c’è sempre qualcuno che si
occupa di queste piccole cose. Lui, invece, obbliga gli altri a soffermarsi su
suoi soldi. I ricchi adorano dire quanto hanno speso poco. Da ex povero, adora mostrare quanto può spendere
E’ dotato di due telefonini e di un iPhone. I cellulari
suonano troppo. E’ sempre disponibile a quegli oggetti che trillano.
Prevalentemente comanda e dispone. E’
sempre reperibile .
Fa
parte comunque della nuova giungla sociale degli incontinenti tecnologici . Tra un trillo e l’ altro il suo viso e il
suo naso si perdono tuffandosi nel suo iPhone. Il ‘’nostro’’ fa parte dell’avanguardia di una nuova era. Nel passato, le regole e
l’etichetta servivano a far sì che gli altri non invadessero la tua privacy.
Nella civiltà che si profila è maleducazione chiedere di salvaguardare la
propria privacy in ogni luogo che è connesso, perché se lo chiedi stai interferendo con il diritto dell’altro ad esprimersi.
I suoi cellulari
suonano alternativamente e in coppia. Tra un trillo e l’ altro,
smettendo di tuffarsi nell’ iPhone, cita a sproposito Omero. Racconta di Ulisse
ferito da Polifemo in una delle grotte di Cariddi. Con enfasi afferma che la ‘’ninfa’’ Scilla è figlia di
Eurialo e Niso.
‘’Ciao’’,
dice con deferenza in risposta a un ennesimo trillo.
Ascolta
con attenzione l’ interlocutore…
‘’Hai
ragione, e’ un bastardo’’
…
‘’Ma
glielo detto sai’’
…
‘’No,
Sono stato calmo. Con lo stesso tono di voce con cui ti sto parlando gli ho
detto sei un bastardo. Non ci si comporta così. Hai fatto un gran torto a me
che sono il re delle due Sicilie’’
…
‘’Sì,
ha tradito la nostra amicizia, sei un
fottuto farabutto gli ho detto’’
…
’’Come
no. Non solo glielo fatto capire, ma ho detto chiaramente che con noi ha chiuso’’
…
‘’Eh
già voglio proprio sapere che cazzo farà’’
…
’’Certamente,
se chiude con noi è finito. Gli infami
hanno la porta chiusa con tutti’’
…
‘’Ti
ripeto ero calmissimo. Pensa che mia moglie mi
ha detto ma perdi ancora tempo con quel gran testa di ..., si è bloccata, ché è una persona veramente fine, donna di gran classe, abituata a stare in società, non come me, che invece… poi ha aggiunto stronzo, pezzo di merda, ma digli di
andare a fare in culo …’’
Noblesse oblige.
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