Fascino del mondo yiddish di I.J. Singer
Esce Yoshe Kalb, romanzo del dotato fratello, ma senza Nobel
di Paolo Petroni
Si riscopre, e direi con più metodo, grazie a Adelphi, l'opera yiddish di Israel J. Singer fratello non direi meno dotato, anche se più razionalista e meno mistico, del fratello Isaac. B. Singer reso popolare dall'assegnazione del Premio Nobel per la letteratura. E' così quest'ultimo a presentare nel 1965 con una sua introduzione, ora riproposta, il romanzo ''Yoshe Kalb'', che arriva in libreria dopo il successo ottenuto dal precedente ''La famiglia Karnowski''. ''Un giorno mio fratello cominciò a parlarmi di Yoshe kalb.
Quella di Yoshe kalb è una storia vera: in Galizia era esistito un tale soprannominato così e ciò che narra questo libro è ciò che realmente gli accadde. per diversi anni il mondo hassidico fu in subbuglio per causa sua. Molte avevo udito mio padre raccontare la sua storia'', racconta Isaac Bashevis, aggiungendo che ''invece di descrivere un giovane scettico che non sa cosa fare di se stesso e passa le giornate a fantasticare, egli rappresentava un uomo di intensa fede, di grandi passioni e di profonde tradizioni'', concludendo: ''Mio fratello era un narratore nato, e non esagero se dico che trovò se stesso proprio in quest'opera, nella quale la trama è così importante''.
La trama, ricchissima di fatti e personaggi, è importante infatti come tutto il fascinosissimo mondo di cenci, credenze, integralismi e sotterfugi, ricchi e poveri, raccontato da Singer, nella Galizia austriaca e russa, come una realtà a parte basata sulle leggi delle Scritture, in cui convivono rabbini e scemi del villaggio, imbroglioni e sant'uomini, commercianti a animali da cortile, tutti preda, tra assurdi matrimoni combinati, del gusto del sesso proibito e quindi inseguito in mille modi nascosti, con senso del tragico e, assime, una forte vena ironica, tipica dell'ebraismo chassidico. In questo mondo gli uomini sono spersi, alla ricerca di una impossibile identità, pur sentendosi ebrei nel profondo, incapaci di affrontare le vicende della vita, mentre le donne sono l'elemento sovvertitore, quello che svela e mette ognuno davanti alla realtà dei fatti, del proprio essere. ma la rivelazione può essere troppo forte, e allora non resta che scappare, che fuggire, come farà Kalb, ebreo errante per intima natura, perso nella confusione del mondo e tra gli uomini.
Il romanzo risolve un periodo di grave crisi artistica e non solo di I. J. (che si era pubblicamente dichiarato non più uno scrittore yiddish) e ha un suo nocciolo forte di verità che lo rese un grande successo. Accettato da un giornale alla moda come il Jewis Daily Forward, che lo pubblicò a puntate nel 1932, fu talmente amato dai lettori ne fece tanto scalpore che Maurice Schwartz ne trasse subito una versione teatrale, ritenuta il più gran successo yiddish sulle scene dopo il ''Dybbuk'', quando il libro uscì in volume l'anno dopo e quindi tradotto in inglese col titolo ''The Sinner''. (ANSA).
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