Tito Faraci e la copertina del suo libro
"Oltre la soglia", Faraci: "Mai scritto un fumetto duro, violento e spietato come questo romanzo"
di Andrea Curreli
Pagina numero 5: un
ragazzino di nome Jaco vede suo padre con la bava alla bocca ammazzare
in un raptus omicida sua madre e sua sorella. Pagina numero 10: una
ragazzina di nome Anna si trova in un parco e ha un diverbio con una
signora perché il suo cane ha sporcato per terra, interviene un
poliziotto che pone fine alla discussione sparando in faccia alla
signora e al suo grosso animale. Tito Faraci non si perde in preamboli:
se sangue deve essere, sangue sia. E giù con l’acceleratore per
disegnare con lettere d’inchiostro su pagine bianche il suo romanzo
d’esordio Oltre la soglia
(Piemme editore, 2011). Il noto fumettista costruisce una trama con un
ottimo ritmo che ai suoi lettori più fedeli non può non far pensare a Dylan Dog ma che trova ispirazione in classici del genere horror: da Richard Matheson di Io sono Leggenda a Stephen King di IT,
senza dimenticare George Romero e John Carpenter. Arriviamo però alla
storia. In una città senza nome e in un anno imprecisato, ma non troppo
distante dai nostri giorni, un virus ha trasformato gli adulti in bestie
assetate di sangue. Banalizzando un po’ il tutto possiamo dire che i
“grandi”, definiti da Faraci “adulterati” di tipo alfa e di tipo beta a
seconda dei danni provocati dalla misteriosa infezione, danno la caccia
ai ragazzini. Anna e Jaco sono due di loro. "Descrivo un gruppo di
ragazzi che hanno un’età nella quale dovrebbero essere protetti dagli
adulti. Invece si trovano improvvisamente in un mondo in cui chi
dovrebbe dar loro protezione fa loro del male in modo crudele. Non credo
di aver mai scritto un fumetto per adulti duro, violento e spietato
come questo romanzo per ragazzi", dice a Tiscali il fumettista.
Faraci, ma adulti e ragazzini non riescono a dialogare neanche nel mondo della fantasia?
"E’ una fantasia che ricorda molto la realtà. In questo romanzo compaiono infatti personaggi simili a quei signori che dalla finestra di casa urlano ai ragazzini: ‘o smettete di fare casino o vi ammazzo’ e poi vanno giù e fanno veramente una strage. Nel romanzo questa tensione tra generazioni si trasforma in un odio violento e folle. Ma in fondo può essere una rappresentazione della realtà".
"E’ una fantasia che ricorda molto la realtà. In questo romanzo compaiono infatti personaggi simili a quei signori che dalla finestra di casa urlano ai ragazzini: ‘o smettete di fare casino o vi ammazzo’ e poi vanno giù e fanno veramente una strage. Nel romanzo questa tensione tra generazioni si trasforma in un odio violento e folle. Ma in fondo può essere una rappresentazione della realtà".
In Oltre la soglia ci sono vari riferimenti ai classici dell’horror che evidentemente hanno ispirato la sua storia.
"Alcuni lettori mi hanno detto che il romanzo sembra un incrocio tra Il Signore della Mosche e Io sono Leggenda, mi sembra un giudizio azzeccato. In realtà le fonti d’ispirazione sono tante come ad esempio La città verrà distrutta all’alba di Romero. Ma lo zenit verso il quale mi sono indirizzato e che mi ha influenzato è sicuramente Stephen King. In particolare ci sono due romanzi: IT per la presenza dei ragazzi e L’ombra dello scorpione per la descrizione di un mondo completamente devastato da un’epidemia e caratterizzato dalla difficile lotta per la sopravvivenza dei pochi sopravvissuti".
"Alcuni lettori mi hanno detto che il romanzo sembra un incrocio tra Il Signore della Mosche e Io sono Leggenda, mi sembra un giudizio azzeccato. In realtà le fonti d’ispirazione sono tante come ad esempio La città verrà distrutta all’alba di Romero. Ma lo zenit verso il quale mi sono indirizzato e che mi ha influenzato è sicuramente Stephen King. In particolare ci sono due romanzi: IT per la presenza dei ragazzi e L’ombra dello scorpione per la descrizione di un mondo completamente devastato da un’epidemia e caratterizzato dalla difficile lotta per la sopravvivenza dei pochi sopravvissuti".
Come è stato il passaggio dal fumetto al romanzo?
"Prima di tutto cambia il rapporto che hai con la storia. Sceneggiare vuol dire progettare una storia quindi mantieni una sorta di distanza con il prodotto finale. Questa distanza non c’è nella narrativa perché metti direttamente mano alla storia e vai a scrivere le stesse cose che poi il lettore andrà a leggere. Quindi è un campo più intimo, ma anche molto ristretto. La distanza viene annullata e non ci sono intermediari. Questo mi ha riportato a fare una cosa che non facevo mai ed ero fiero di questo, ovvero provare una certa empatia per i personaggi di cui raccontavo le storie. Non li vedevo più come pedine su una scacchiera, ma riusciuvo a sentire una certa sofferenza quando ero costretto dalla scaletta che mi ero imposto a farli morire".
"Prima di tutto cambia il rapporto che hai con la storia. Sceneggiare vuol dire progettare una storia quindi mantieni una sorta di distanza con il prodotto finale. Questa distanza non c’è nella narrativa perché metti direttamente mano alla storia e vai a scrivere le stesse cose che poi il lettore andrà a leggere. Quindi è un campo più intimo, ma anche molto ristretto. La distanza viene annullata e non ci sono intermediari. Questo mi ha riportato a fare una cosa che non facevo mai ed ero fiero di questo, ovvero provare una certa empatia per i personaggi di cui raccontavo le storie. Non li vedevo più come pedine su una scacchiera, ma riusciuvo a sentire una certa sofferenza quando ero costretto dalla scaletta che mi ero imposto a farli morire".
Lei descrive una società senza
tempo, ma i riferimenti musicali sono tutti legati all’ hard rock. Ha
voluto inserire nel libro la sua colonna sonora preferita?
"Tutta la musica che cito nel romanzo, salvo qualche rara eccezione, la ascolto molto volentieri. I Queen of Stone Age o i Prodigy ad esempio sono gruppi che ascolto regolarmente. L’idea iniziale però era quella di mettere la musica che ascoltano oggi i ragazzi di 16anni, ma poi ho pensato che se avessi messo musica di questi mesi il libro anziché sembrare giovane sarebbe invecchiato nel giro di pochissimo. Giusto il tempo di scrivere il romanzo e farlo uscire nelle librerie e sarebbe stato vecchio. Per questo dovevo mettere musica di un periodo storico più ampio e di questi anni. Un’altra considerazione che ho fatto è che oggi i ragazzini appassionati di musica cercano gli album dei Black Sabbath o dei Massive Attack. Per questo Jaco, il personaggio che apprezza di più la musica, fa le compilation con quello che ascoltava suo padre. Anche io all’età di Jaco andavo a cercare la musica dei decenni precedenti. Questo permette al romanzo di non invecchiare perché si contestualizza in un ampio momento storico".
"Tutta la musica che cito nel romanzo, salvo qualche rara eccezione, la ascolto molto volentieri. I Queen of Stone Age o i Prodigy ad esempio sono gruppi che ascolto regolarmente. L’idea iniziale però era quella di mettere la musica che ascoltano oggi i ragazzi di 16anni, ma poi ho pensato che se avessi messo musica di questi mesi il libro anziché sembrare giovane sarebbe invecchiato nel giro di pochissimo. Giusto il tempo di scrivere il romanzo e farlo uscire nelle librerie e sarebbe stato vecchio. Per questo dovevo mettere musica di un periodo storico più ampio e di questi anni. Un’altra considerazione che ho fatto è che oggi i ragazzini appassionati di musica cercano gli album dei Black Sabbath o dei Massive Attack. Per questo Jaco, il personaggio che apprezza di più la musica, fa le compilation con quello che ascoltava suo padre. Anche io all’età di Jaco andavo a cercare la musica dei decenni precedenti. Questo permette al romanzo di non invecchiare perché si contestualizza in un ampio momento storico".
Un anello di congiuntura con i
nostri giorni è invece rappresentato dai social network. I giovani
comunicano con questi mezzi e a lei servono per descrivere il prima e
dopo l’apocalisse.
"Mi avevano chiesto che una parte del romanzo fosse dedicata alla descrizione del contagio, di come avveniva la propagazione della malattia. E io l'ho risolta con una conversazione via chat. Il compito difficile era fare una parte didascalica che però non fosse noiosa. Così ho deciso di inserire un racconto nel racconto descrivendo due persone che nel cuore della notte stanno dialogando in chat e si raccontano cosa sta succedendo in quei giorni. Ho voluto utilizzare il linguaggio che gli adolescenti di oggi utilizzano molto: la scrittura su internet. Mi serve anche per dare dei tempi al romanzo perché gradualmente i ragazzi mettono sempre meno video, i commenti calano e resta la desolazione di questa voce che parla nel vuoto".
Visto il successo dell’esordio, ha
intenzione di replicare a breve con un romanzo o preferisce tornare
alla quotidianità del fumetto?"Mi avevano chiesto che una parte del romanzo fosse dedicata alla descrizione del contagio, di come avveniva la propagazione della malattia. E io l'ho risolta con una conversazione via chat. Il compito difficile era fare una parte didascalica che però non fosse noiosa. Così ho deciso di inserire un racconto nel racconto descrivendo due persone che nel cuore della notte stanno dialogando in chat e si raccontano cosa sta succedendo in quei giorni. Ho voluto utilizzare il linguaggio che gli adolescenti di oggi utilizzano molto: la scrittura su internet. Mi serve anche per dare dei tempi al romanzo perché gradualmente i ragazzi mettono sempre meno video, i commenti calano e resta la desolazione di questa voce che parla nel vuoto".
"Oltre la soglia mi ha sfiancato perché ho fatto una fatica micidiale. Mentre lo scrivevo dicevo 'mai più', mentre ora non vedo l’ora di incominciare a scrivere il prossimo. Qualche anticipazione? Posso solo dire che non sarà una continuazione di Oltre la soglia e, anche se vanno tanto di moda oggi, non sarà un prequel".
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