John Belushi (1949 - 1982)
Comicità, blues e speedball: trent'anni fa moriva John Belushi
di Cristiano Sanna
"Bisogna avere il caos
dentro di sè per generare una stella danzante". E John Belushi nel caos
ballava a meraviglia, preferibilmente su ritmi soul e rhythm and blues.
Odiava i nazisti dell'Illinois e in quello Stato era nato il 24 gennaio
1949. Nato per esagerare, John. Di quella esagerazione sarebbe morto il 5
marzo del 1982. Albanese che non era altro, caricato all'ennesima
potenza di vitalità autodistruttiva e di spirito irriverente e
goliardico. Scambiato per un terrone dagli americans, John, perché con quei basettoni neri, il fisico tarchiatello e il carattere estroso devi essere per forza un maccherone.
E invece l'energia insopprimibile era marchiata Bellios, vero cognome
di una famiglia venuta via da Coriza, nel Paese delle aquile.
Ridere e battersi, anche in campo
- Forte come un torello, Belushi, a soli sedici anni già un campioncino
di football in erba (l'ironia è ammessa, lui avrebbe approvato) alla
Wheaton Central High School. Senza dimenticare di seguire i suoi ritmi
preferiti e di provare a riprodurli sullo strumento che più di tutti
amava: la batteria. Fatto per lo spettacolo, per stare al centro della
scena, come capì l'insegnate di recitazione Don Payne che insistette in
tutti i modi perché il ragazzino immigrato, popolare e molto amato dai
coetanei a scuola, accettasse di fare il provino per il Shawnee Summer
Theater di Chicago. John ci andò e conquistò la commissione
esaminatrice, tanto da lasciar perdere una carriera da istruttore di
football per buttarsi decisamente nel teatro. Era l'inizio di un'ascesa
bruciante.
Fratelli blues e samurai paninari
- Bruciava anche il Vietnam in quegli anni, bruciava la coscienza di
un'intera nazione e John Belushi non aveva alcuna intenzione di versare
altro che non fosse alcol sulle fiamme già alte. Con la piccola
compagnia West Compass Players cominciò a girare gli Usa, continuando a
farsi notare. Tra gli altri, da un tizio alto e allampanato con la sua
stessa passione per la musica soul e blues e per l'umorismo anarcoide di
nome Dan Aykroyd. Belushi e Aykroyd divennero le stelle prima dello
show National Lampoon's Lemmings, poi del Sathurday Night Live,
il rivoluzionario programma in onda sulla Nbc dal 1975. Qui sbancano le
micidiali imitazioni-beffa (dal misantropo Sam Peckinpah ad un Ludwig
Van Beethoven molto rock and roll e spesso ibridato con Ray Charles),
impazza lo sketch Samurai Delicatessen e, soprattutto, nascono i Blues Brothers. Carriera cinematografica lampo e a tutta gloria: da Animal House ai Blues Brothers con la regia di John Landis, fino alla doppietta con Chiamami aquila (leggendari i litigi sul set col regista Avildsen) e I vicini di casa. Nel mezzo, lo straulnato 1941 - Allarme a Hollywood di Spielberg. Lo attendevano Ghostbusters e probabilmente Una poltrona per due,
dove fu sostituito da Eddie Murphy. Ma tra un tiro di armonica blues e
uno di coca, tra una sbronza e uno sketch esilarante, John avrebbe perso
la sua ultima sfida con la morte. Nella camera dell'esclusivo Chateau
Marmont, in compagnia di Cathy Smith, cantante e corista anche lei
attratta dal lato oscuro della vita, Belushi si fece l'ultimo funk su
una pista di speedball. Leggi eroina più cocaina. Leggi meglio e ci
trovi la fine della storia. "Io li odio i nazisti degli Illinois" e come
non detestare i genii della comicità che si fanno fuori come dei
mediocri qualsiasi?. Ma con un ultimo colpo d'ala: chiedere ad Aykroyd
di far suonare al funerale Pipeline dei Ventures. A tutto volume.
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