Dino Buzzati la copertina de "I miracoli di Val Morel"
"I miracoli di Val Morel": l'omaggio all'ironia di Buzzati a quarant'anni dalla sua morte
di Andrea Curreli
Il 28 gennaio del 1972 in
una Milano imbiancata dalla neve muore Dino Buzzati, una delle voci più
nobili della letteratura e del giornalismo italiano. Il quarantesimo
anniversario della scomparsa del giornalista del Corsera viene celebrato con il ritorno in libreria de I miracoli di Val Morel,
un testo tanto misterioso quanto bizzarro che non è mai stato più
ristampato dopo una prima tiratura molto limitata del 1971. "Non è un
mistero che il libro sia stato riscoperto solo oggi perché nei primi
anni Settanta la cultura italiana era fortemente 'verbocentrica' -
spiega il semiologo Daniele Barbieri -. Tutto ciò che era immagine non canonizzata dalla storia dell'arte veniva considerato un'opera minore. Ricordiamo che già Poema a fumetti
nel 1969 era stato accolto molto negativamente dalla critica ottenendo
però un grande successo di pubblico e di conseguenza varie ristampe. I miracoli di Val Morel
era un'opera forse più complicata anche per il pubblico. Dato che
rischiava di raggiungere meno lettori, gli editori non hanno creduto
più di tanto in questa opera di Buzzati che consideravano eretica
rispetto a tutti gli altri suoi libri. Oggi i tempi sono cambiati e la
minorità della narrazione con immagini è venuta meno".
Un libro organico alla vasta produzione di Buzzati -
Il libro, edito da Oscar Mondadori, prende il titolo da una finzione
letteraria ispirata ai “Prodigiosi Miracoli di Santa Rita onorati nel
Santuario di Val Morel in quel di Belluno”. Dino Buzzati per il suo
commiato letterario realizza un’opera che spiazza i suoi lettori meno
fedeli, ma non i cosiddetti "addetti ai lavori". "Il libro si inserisce
pienamente nella produzione di Buzzati - aggiunge il professore
Barbieri - perché è un libro caratterizzato dal fantastico dove alle
immagini dei dipinti vengono associati brevi testi narrativi che
contestualizzano l'immagine in maniera ironica. C'è la componente visiva
che si affianca a questa ironia costante sull'ex voto e sulla mitologia
popolare".
Dal miracolo alle esagerazioni delle credenze popolari - Partendo
dal concetto base di miracolo con il “PGR” acronimo di Per Grazia
Ricevuta ripetuto spasmodicamente in ognuna delle trentanove tavole al
fianco dell’immagine stilizzata di Santa Rita da Cascia, Buzzati si
diletta a mescolare immagini di finti ex voto con le parole. In un
apparentemente confusionario susseguirsi di "gatti mammoni" che
spaventano le mucche e teste di rinoceronti decapitati che processano un
cacciatore affetto da manie "religiose o, meglio, rituali". "L'idea del
miracolo come filo conduttore nasce con la mostra dei dipinti che
precede il progetto del libro - spiega ancora Barbieri -. E' un tema che
permette a Buzzati di giocare su due registri: il fantastico e
l'ironico. C'è anche una presa in giro della religione, ma non è questo
il punto principale. Con ironia bonaria si concentra sulle credenze
popolari e sulle loro esagerazioni che si esprimono anche attraverso gli
ex voto".
Ironico, fantastico e paradossale -
Ex voto finti costruiti sulla falsariga di quelli veri. "Sono ex voto
su casi paradossali frutto della fantasia dell'autore - sostiene
l'esperto di linguaggi del fumetto -. Prendiamo ad esempio Il Formicone
(tavola n. 22 ndr). Buzzati descrive l'aggressione di tale Roberta
Klossowsky da parte di una formica gigante. E' il più assurdo di tutti
gli ex voto perché non potrebbe mai essere considerato tale. C'è poco di
santo e la scena rappresentata è palesemente erotica. Anche se non
viene descritta esplicitamente, appare chiaro cosa sarebbe successo a
questa ragazza poco vestita senza l'intervento di Santa Rita. Qui
l'elemento ironico, fantastico e paradossale si manifestano in maniera
più evidente".
Esorcizzare la morte - Questo libro del grande autore de Il deserto dei Tartari
presenta non solo un inedito album personale dei ricordi, anche se
stravolto e deformato dalla sua fantasia, ma un guanto di sfida virtuale
alla morte. La ricerca di esorcizzare l’arrivo della “nera signora”
passa attraverso il prodigio al quale Buzzati sembra volersi aggrappare
non prima di aver riposto nel miracolo una fede incondizionata. Scrive
bene nella postfazione del libro Lorenzo Viganò: “Ci crede, ci vuole
credere, ci deve credere”.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.