Tanti auguri Diabolik: cinquant'anni sotto il dominio del "Re del terrore"
di Andrea Curreli
Il 1 novembre del 1962 è una data storica per il fumetto italiano. Esce infatti il primo numero dell'albo tascabile di Diabolik,
personaggio creato da due sorelle milanesi Angela e Luciana Giussani e
disegnato allora da Luigi Marchesi. Il "genio del male" si prepara a
festeggiare i cinquant'anni di attività criminale e si moltiplicano le
manifestazioni per celebrare degnamente l'evento. Per il popolare
anti-eroe e il microcosmo che ruota intorno a lui, la compagna di sempre
Eva Kant e l'ispettore Ginko su tutti, è stata allestita Cinquant’anni vissuti diabolikamente,
una mostra itinerante che è partita da Milano per poi approdare a
Napoli, Cremona e Lucca ed infine concludersi nuovamente nella città
della Madonnina a novembre. A questa si uniranno diverse mostre a tema
collegate ai mille volti del personaggio (Diabolik tra scienza e fantascienza, Diabolik al muro etc). Ma l'evento più atteso è l'appuntamento in edicola ad aprile con lo speciale "Il grande Diabolik" intitolato L’arresto di Diabolik: il remake.
Tornare indietro per guardare avanti -
La casa editrice Astorina pubblicherà un albo con 160 tavole nuove che
ripropongono, ovviamente aggiornate, due puntate del celebre fumetto: L'arresto di Diabolik e il seguito Atroce vendetta.
Il progetto è stato curato dal trio formato da Mario Gomboli, Tito
Faraci e Giuseppe Palumbo. "Abbiamo fatto un’operazione un po’ insolita
quantomeno per un fumetto popolare italiano - spiega Tito Faraci che ha
curato soggetto e sceneggiatura -. L'arresto di Diabolik e Atroce vendetta
per alcuni sono il vero inizio della storia perché entra in scena Eva
Kant. L’inizio della saga, per come la intendiamo oggi, è sicuramente
rappresentato dai numeri 3 e 4 perché la costruzione di tutte le storie
successive prevede la presenza della compagna d'avventura. Noi abbiamo
deciso di raccontare le stesse cose, pensate dalle sorelle Giussani, con
mezzi e soprattutto con uno stile diverso. C’erano poi da occupare
degli spazi e rivelare dei particolari che si ricollegano al precedente
speciale curato da Alfredo Castelli una decina di anni fa (Il Re del Terrore: Il remake
del 2001). E’ stata un ‘operazione molto importante perché quando dai
un passato a un personaggio, gli dai anche un futuro. Tornare indietro è
servito anche a noi per andare avanti. Abbiamo allungato la vita a un
personaggio che oggi è più vivo che mai".
Eva Kant e il capovolgimento dei ruoli -
Mario Gomboli ribadisce il concetto: "E' il vero inizio perché nel
terzo numero Diabolik ed Eva si incontrano, mentre nel quarto rafforzano
la loro complicità". "In questi numeri appare Eva Kant che è il
personaggio più originale della serie - prosegue Gomboli -. Infatti
Diabolik è figlio di Fantomas, di Rocambole e del feuilleton francese
dell'inzio del secolo scorso, al contrario Eva Kant è un personaggio del
tutto inedito perché in quel periodo quasi tutte le eroine del fumetto e
del cinema, pensiamo a James Bond, erano delle stupidette che si
mettevano nei guai per permettere all'eroe di salvarle. Eva Kant invece
salva Diabolik mentre sta per essere ghigliottinato e quindi c'è un
capovolgimento totale dei ruoli che solo due donne potevano immaginare. E
stiamo parlando del 1962 quando il femminismo era ancora agli inizi. La
sua figura è un segno dei tempi o meglio una premonizione dei tempi che
sarebbero arrivati con la rivoluzione femminista".
Il remake come valorizzazione della storia originale - "Un fumetto innovativo come Diabolik,
deve restare tale - aggiunge Faraci -. Raccontare una storia con
strumenti nuovi avviene molto spesso nel cinema. Quando uno fa un
remake non nega l’esistenza dell’originale tanto è vero che spesso il
pubblico riscopre il primo film che viene rieditato in Dvd. Il remake
non è mai la sua negazione ma la sua glorificazione. Nessun bel remake
tende a cancellare l’originale al contrario è una maniera di
sottolineare l’importanza del precedente. Quindi fare il remake di una
storia a fumetti non significa cancellare degli eventuali errori che
non ci sono, ma celebrarlo. Vuol dire che il meccanismo della storia è
sempre valido ma c’è un modo di raccontarlo diverso e più vicino ai
nostri tempi e alla nostra concezione del racconto a fumetti che
ovviamente è cresciuta. Non c’è quindi una sostituzione per cui si
prende il remake e si butta via l’originale. E’ un’operazione del tutto
analoga a quella che si fa con il cinema".
Un mito sospeso tra tradizione e modernità -
Una delle rare critiche che il fumetto riceve da anni è quella di
essere "vecchio". In realtà la semplice formula di Diabolik ed Eva Kant
che cercano di realizzare qualche colpo ed evitare il pressing serrato
di Ginko non smette mai di funzionare. "Anche se vive in un mondo di
fantasia perché Clerville non esiste, Diabolik si muove in una città
tremendamente simile alle nostre. Potrebbe essere Milano o Parigi -
spiega Gomboli -. Anche le situazioni nelle quali viene a trovarsi sono
quelle che noi affrontiamo tutti i giorni. Se negli anni Sessanta i suoi
obiettivi erano ricchi eredi di grandi dinastie, oggi sono i
trafficanti di droga perché sono gli unici ad avere ancora molto denaro.
Visto quello che sta succedendo in questo periodo con le banche non si
può non citare Altan quando dice che 'più si gira attorno, più Daibolik
gli sembra un bravo ragazzo'.
Anche a Clerville è arrivato l'euro -
“Diabolik non ha negato i cambiamenti sociali ma ha preferito
assecondarli - aggiunge Faraci -. Come si evolveva la società italiana,
anche Diabolik cambiava. Arriva l’euro e a Clerville nel 2002 viene
adottata la nuova moneta. Arriva il cellulare e lui lo utilizza. Ma
cambiano anche i cattivi: ieri c’erano la bande criminali che
rapinavano le banche e oggi invece ci sono le banche che rapinano le
persone. Il segreto è stato quello di crescere e senza negare i
cambiamenti della società".
Il fascino della sfida - La
caratteristica di Diabolik è quella di rubare ai ricchi senza donare ai
poveri e accumulare le immense ricchezze nei suoi rifugi segreti. "Ma
Diabolik non ruba per diventare ricco - precisa Gomboli - perché con
tutti i frutti dei suoi furti si sarebbe già ritirato da tempo. Non è il
furto, ma il fascino della sfida. Se uno ha una marea di diamanti in
casa e vuole che Diabolik non li rubi, basta che li metta sul tavolo e
lasci aperta la finestra. E' sicuro che lui non li toccherà perché non
gli interessano i diamanti. Per Diabolik è necessario superare le
guardie del corpo, aprire una cassaforte, eludere gli allarmi e i
sistemi di sicurezza che difendono i preziosi".
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