Biografie
Maestro di vite disperate
La vita di Lucio Mastronardi, scrittore vigevanese, insegnante controvoglia, nella ricostruzione di Riccardo De Gennaro
di Piersandro Pallavicini
Il Sole 24 Ore 17/6/2012
«È
un libro fuori dal comune, con una forza poetica dentro, una forza di
disperazione, una visione assolutamente nera dell'umanità, che riesce a
diventare visione poetica. Lo pubblicheremo senz'altro e sarà
un'avvenimento». Così scriveva Italo Calvino a Lucio Mastronardi,
parlando del manoscritto del suo Maestro di Vigevano. Einaudi lo avrebbe
mandato in libreria esattamente cinquant'anni fa, nel maggio del 1962, e
il romanzo fu uno dei grandi successi dell'anno: vendette oltre
centomila copie, andò in cinquina allo Strega, al Formentor e al
Viareggio, vinse il premio Prato e l'anno successivo divenne un film con
Elio Petri alla regia e Alberto
Sordi come protagonista. Infatti: quando oggi dici «il maestro di
Vigevano», ti viene risposto «ma certo, il film con Sordi». Lucio
Mastronardi, scrittore, è invece quasi scomparso dalla memoria
collettiva, il ricordo alimentato solo da una modesta schiera di
estimatori. Uno di questi, Riccardo De Gennaro, a lungo giornalista per
Repubblica e Sole 24 Ore, ha appena dato alle stampe la prima biografia
completa dello scrittore vigevanese, La rivolta impossibile. Un libro
che fa una ricostruzione puntuale ed emozionante della vicenda
mastronardiana, e che ha come punti di forza numerose interviste ad
amici e a persone che conobbero Mastronardi professionalmente, nonché il
lungo carteggio tra Calvino e l'autore della trilogia di Vigevano. Una
biografia che, tra le righe, forse senza nemmeno volerlo, suggerisce la
ragione del l'odierna smemoratezza: che sta proprio in quella
disperazione, in quella visione tutta nera dell'umanità di cui parlava
Calvino a proposito de Il Maestro di Vigevano, e che si ritrova tal
quale in tutta la breve bibliografia mastronardiana. Difficile ricordare
con gioia libri così. Difficile eleggere a eroe letterario uno
scrittore che quella disperazione e quel nero li trovava dentro di sé.
Figlio
di immigrati molisani, solitario, poco portato agli studi,
patologicamente paranoico, maestro elementare controvoglia, Mastronardi
non entrò mai nel vortice che travolse Vigevano a partire da metà anni
50, fatto di scarpari che facevano soldi per fare soldi per fare altri
soldi ancora, come scrisse Giorgio Bocca nel '61 in un celebre articolo
sulla città. La scrittura era la sua consolazione e il suo modo per
deridere quel microcosmo vigevanese che gli risultava odioso. Esordì in
volume nel 1962 con Il maestro di Vigevano, nei Coralli Einaudi. Era un
ritratto per l'appunto nero, cupo, satirico, delle vicende umane ed
economiche della cittadina lombarda, capitale italiana della scarpa ai
tempi del boom. Alla fine del '62 uscì, nella stessa collana, Il
Calzolaio di Vigevano (pur già pubblicato sulla rivista «Il Menabò» nel
'59) e nel 64 arrivò il terzo volume che chiuse la trilogia intitolata
alla città, Il Meridionale di Vigevano. Occorse aspettare il passaggio a
Rizzoli, nel 1971, per l'ultimo e malriuscito romanzo, A casa tua
ridono, mentre la bibliografia mastronardiana venne chiusa nel '75 dalla
raccolta di racconti L'assicuratore, composta quasi tutta di materiali
già editi. Dunque uno scrittore dalla breve stagione, Mastronardi, tutta
concentrata in quei primi anni Sessanta ricchi di libri che
stigmatizzavano il traumatico passaggio da un paese rurale a uno
industriale, un salto in avanti di cui l'Italia non sarebbe mai stata
all'altezza e dal quale mai si sarebbe ripresa. Ne scrivevano autori
oggi pressoché dimenticati come Quintavalle, Davì, Sala, D'Agata,
Simonetta; e altri di cui oggi si conserva memoria solo tra critici e
lettori forti, come Ottieri, Volponi, Arpino, Testori; e altri ancora
che hanno invece guadagnato in stima e leggenda, tanto da aver oggi
intorno l'alone luccicante delle star, come Bianciardi e Arbasino.
Mastronardi dove si colloca? Come fa notare De Gennaro nel suo libro,
sembra che nemmeno la critica militante se lo ricordi più, vista
l'assenza anche solo del suo nome tra quelli citati nel convegno
organizzato alla Sapienza, nel 2011, per i 40 anni dalla morte di
Luciano Bianciardi. Il toscano una star e il vigevanese dimenticato?
Eppure Lucio e Luciano si frequentavano ed erano ottimi amici.
Erano
i due outsider, i due ribelli, che nello stesso anno, il '62, uno con
Il Maestro, l'altro con La Vita Agra, scrissero i romanzi definitivi
sull'Italia del boom. Ma Bianciardi era un toscanaccio trasferito nella
grande Milano, frequentatore di Brera, guascone fascinoso sprizzante
ironia, che viveva con la sua donna, odiava «il sistema» e lo sfidava
testimoniando il suo odio dal di dentro. Mastronardi tutto l'opposto:
abitava in provincia, faceva il maestro elementare, era timido e
scontroso, a disagio nelle occasioni pubbliche, senza una donna, senza
vizi. Era un irregolare costretto in un piccolo mondo conchiuso, con
niente di emozionante se non la piazza e gli svarioni e le bassezze
degli industrialotti e peggio ancora degli operai che ambivano a
diventare «padroni» pure loro. Questo mancava a Mastronardi: il fascino
del grande perdente. Era un perdente e basta, che al posto del fascino
offriva una colatura amara, una nevrosi paranoide, scatti d'ira e sfottò
al veleno. Era un uomo in perenne difficoltà, internato in manicomio
più volte, in due occasioni denunciato e arrestato per oltraggio a
pubblico ufficiale, con alle spalle un tentativo di suicidio nel '74,
prima di quello con cui se ne andò, nel '79. Insomma un personaggio
ostico, per molti indigeribile. Ma proviamo a rovesciare le cose: è
singolare che sia stato un uomo così problematico e di semplici origini a
scrivere un capolavoro come Il Maestro e due grandi romanzi come Il
Calzolaio e Il Meridionale.
Non sarà il caso di rileggerlo, riscoprirlop, ricordarlo? Come ha cominciato a fare proprio la sua Vigevano nel
nuovo millennio, forse pentita dell’antica ostilità, con un premio
letterrio a lui intitolato, una piccola serie di libri sulla sua fugura e
il finanziamento della riedizione di A casa tua ridono e dell’Assicuratore. Benvenuta allora, a 50 anni dal Maestro, una nuova biografia.
Riccardo De gennaro, la rivolta impossibile, Ediesse, Roma, pagg, 210, euro 10,00.
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