Mario Schifano (1934-1998) tra le sue opere
Vita di un vortice: Ronchi presenta "Mario Schifano - Una biografia"
di Cristiano Sanna
"Una volta l'ho visto
fermo in bicicletta dietro piazzale Flaminio, parliamo della fine degli
anni Cinquanta, mentre guardava gli operai che coprivano di fogliacci
bianchi i cartelloni con la pubblicità già scaduta. Il suo lavoro partì
da queste cose: una tela su cui incollava carta, a pezzi, come un
manufatto temporaneo. Sopra poi ci passava con una pennellessa uno
smalto giallo, o un rosso meraviglioso, o un verde". Basterebbero queste
parole del gallerista Plinio De Martiis a spiegare Mario Schifano. A
raccontare la pittura dell'artista nato in Libia, così vicina alla pop
art di Andy Warhol, così lontana da tutte le correnti artistiche allora
in voga, ma sfiorata da diverse di queste, in una sorta di autonomia
creativa che ebbe un successo enorme, impensabile per molti. Schifano
diventò la superstar della pittura e fece di questo medium un uso
insieme barbarico (Io sono infantile è il titolo di una delle
sue celebri opere) e avveniristico, perché nelle sue tele entravano la
tv, il mondo multimediale, il linguaggio dei flussi video. Il libro Mario Schifano - Una biografia,
scritto per Johan & Levi Editore dal regista Luca Ronchi (già amico
e assistente dell'artista) ripercorre la vita dannata di Schifano in
tutte le tappe creative.
Polifonia di voci - Come già fatto in parte nel suo film Mario Schifano Tutto,
presentato a Venezia nel 2001, Ronchi dà la parola alle tante persone
che hanno conosciuto, amato, detestato, idolatrato, lavorato assieme a
Schifano. E' l'unico modo per tentare di imbastire un racconto coerente
della figura bigger than life di Schifano. Ribelle figlio di un
archeologo, nato in Libia e cresciuto a Roma, incapace di terminare le
scuole medie ma geniale nell'appropriarsi degli strumenti della
creatività, mescolandoli secondo una sensibilità ancora inedita in
Italia. Quasi costretto al lavoro nel Museo etrusco dal padre, Schifano
lasciò anche quel posto per lasciarsi guidare dal demone che lo
possedeva: quello della pittura. Negli anni Sessanta era già una
superstar internazionale: nelle sue molte case laboratorio entravano
musicisti (Jagger e Richards), modelle (Anita Pallenberg e Marianne
Faithfull, che sedusse e conquistò, strappandole ai due Stones), critici
(fondamentale l'amicizia con Achille Bonito Oliva che coniò per primo
il termine Transavanguardia), nobili (la prima compagna Nancy
Ruspoli, della famiglia principesca), colleghi ora amici ora mortalmente
gelosi (Alighiero Boetti, Franco Angeli, Mimmo Rotella, Tano Festa che
arrivò ad accoltellarlo), moltissimi pseudo amici pronti a lusingarlo ed
altrettano ad approfittarsi della sua generosità senza confini.
Denaro a pioggia, donne e droga
- Un artista che mescolava foto, video, film, quadri materici e
tecniche di pittura più tradizionali leggendo la frenesia degli anni che
attraversava e rappresentava. Amato da fumettisti come Tamburini e
Pazienza. Pazzo per le donne (ne ebbe tante, alcune celebri, seduceva
mogli e fidanzate di altre celebrità, di galleristi, di collezionisti,
molte non vedevano l'ora di concederglisi), guadagnava fiumi di denaro
che immediatamente sperperava volutamente in cibo, vini rari,
apparecchiature tecnologiche di cui amava gli ultimi ritrovati, le
novità. Spendeva soprattutto in droghe: eroina e cocaina, oppio, per cui
divenne un personaggio da cronaca rosa e nera. Il pittore demoniaco e
sregolato travolto dal sesso e dalla roba, più volte arrestato, spesso
per false soffiate di ex amici e rivali artistici, perfino rinchiuso in
manicomio per tentare di ridurne l'esuberanza che non aveva limiti né
orari. Ad un certo punto lo Schifano da cronachetta pettegola stava per
stritolare il Mario genio artistico, capace di lavorare per ore senza
fermarsi, producendo decine di opere regolarmente vendute e prezzi
stellari. Riuscì a riprendersi pubblico e mercato anche nei primi anni
Novanta, fra il cambiare delle mode e delle tendenze e il proliferare
dei falsi, spesso realizzati da suoi ex allievi e assistenti. Sembrava
irrefrenabile, finché il cuore disse improvvisamente basta. Era il 1998,
Mario Schifano aveva 64 anni. Scompariva il centro del vortice, non
l'aria selvaggia che continua a girare attorno alla sua figura
irriducibile.
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