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Da oggi in edicola il nuovo
Almanacco del cinema di MicroMega
Due interviste inedite a Federico Fellini, con numerosi disegni originali del regista; e con lui Ermanno Olmi, Ken Loach, Nicola Piovani, Paolo Sorrentino, Roberto Scarpinato, Wim Wenders, Giancarlo De Cataldo, Vittorio Storaro. Sono alcuni dei nomi ospitatati all'interno dell'Almanacco del cinema di MicroMega, da martedì 30 dicembre in edicola, libreria, su iPad e pdf.
Un ricchissimo numero monografico che in primo piano ha un focus su Federico Fellini: la sezione si apre con due interviste, inedite in Italia, in cui il grande regista parla della sua burrascosa vita e di Cinecittà. Gianni Canova descrive il Fellini politico (a sua insaputa?), colui che aveva intuito la deriva a cui poi ci hanno condotto vent'anni di berlusconismo. La sua lezione cinematografica ha molti ammiratori, ma pochi eredi. Uno è certamente Paolo Sorrentino il quale evidenzia i tratti comuni col Maestro riminese. La sezione si chiude con un saggio di Gianfranco Angelucci che ripercorre le tante relazioni di Fellini con le donne, alcune intense e fugaci, altre destinate a lasciare un segno per tutta la vita del regista. Alle sue donne Fellini ha dedicato moltissimi disegni, una selezione dei quali accompagna il saggio.
Un iceberg è dedicato a registi ed attori che hanno deciso di impegnarsi politicamente con il loro cinema o con la militanza in prima persona. C'è chi, come l'argentino Fernando Solanas e il britannico Ken Loach, ha addirittura fondato un partito decidendo di entrare direttamente nell'agone politico; chi, come il 'nostro' Elio Germano partecipa attivamente a movimenti e lotte sociali; e chi, troppo giovane per partecipare alle lotte del Sessantotto, come Olivier Assayas, ragiona su cosa significa ‘impegno' per la generazione successiva al maggio francese. Chi invece gli anni Sessanta e Settanta li ha vissuti direttamente è il regista argentino Fernando Birri, maestro di alcune generazioni di cineasti in America Latina, del quale pubblichiamo un testo inedito in Italia.
Ampio spazio è dedicato anche alle nuove serie televisive, un fenomeno di sempre maggior successo. Il saggio di Mario Sesti spiega come, da Breaking Bad a House of Cards (del cui protagonista scrive Giancarlo De Cataldo), i serial tv siano un fenomeno anche 'politico', portatore di molte novità sul fronte del linguaggio e capace di affrontare tematiche scottanti. Il regista Saverio Costanzo racconta la sua esperienza con la serie In treatment. Invece il magistrato Roberto Scarpinato accusa di subalternità il cinema e le fiction che si sono occupate di mafia, suggerendo anche alcuni possibili film che nessuno ha mai fatto.
Una tavola rotonda tra i registi Alice Rohrwacher, Sydney Sibilia e Michelangelo Frammartino ci conduce al nuovo cinema italiano, di qualità ed emergente.
Infine, quattro interviste a grandi artisti di fama mondiale. Ermanno Olmi narra il suo cinema; Nicola Piovani rivela come sono nate alcune delle più belle colonne sonore di tutti i tempi; Vittorio Storaro illustra come è diventato uno dei più importanti direttori della fotografia al mondo e Wim Wenders spiega perché ha deciso di dedicare il suo ultimo film a un grande fotografo come Sebastião Salgado.
IL SOMMARIO
MAESTRI
Ermanno Olmi in conversazione con Federico Pontiggia - Torneranno i prati e li coltiveremo Dalla sua casa di Asiago, là dove il primo conflitto mondiale oggetto del suo ultimo film infuriò con particolare violenza, Ermanno Olmi si chiede, una volta di più: ‘Perché la guerra?’. Una domanda che è importante porsi, sostiene il regista di Torneranno i prati, nella misura in cui celebrazioni e versioni ufficiali comprendono sempre ‘percentuali di bugie’, mentre l’unico modo per dare una riposta alle migliaia di giovani morti nelle trincee italiane rimane quello di cercare di capire.
ICEBERG 1 - cinema e impegno
Olivier Assayas in conversazione con Giona A. Nazzaro - Io, cineasta libertario figlio dell’‘Après mai’ Troppo giovane per essere in piazza durante il maggio francese, il regista di Qualcosa nell’aria ripercorre per i lettori di MicroMega il proprio itinerario di avvicinamento al cinema e alla politica negli anni del post-Sessantotto. Ne emergono una vocazione artistica e un modo di intendere l’impegno caratterizzati in senso antitotalitario e debitori nei confronti del situazionismo e della scuola di Francoforte, pronti a mettere in discussione una certa sclerosi delle idee marxiste e perfino i limiti politici di un’icona della sinistra francese come Jean-Paul Sartre.
Fernando Solanas in conversazione con Silvana Silvestri - La mia sinistra oltre l’incubo Menem e la delusione Kirchner
In Italia è conosciuto soprattutto come il regista di L’ora dei forni, il documentario sul colonialismo e le lotte di liberazione del Latinoamerica che costituì la sua opera prima. Meno noto è invece il fatto che l’impegno artistico e politico di Fernando Solanas è continuato negli anni successivi, fino a sfociare nella fondazione di un movimento politico, Proyecto Sur, e nella creazione del Frente Amplio Unen, la coalizione di centro-sinistra che potrebbe riservare grandi sorprese alle prossime presidenziali in Argentina.
Elio Germano in conversazione con Fabrizio Tassi e Giacomo Russo Spena - Un ‘antidivo’ contro i padroni
L’interpretazione di Giacomo Leopardi in Il giovane favoloso di Martone lo ha definitivamente consacrato. I suoi riferimenti culturali sono Wittgenstein, Marx e Totò. Politicamente sta sempre dalla parte dei lavoratori e non dei padroni. Partecipa attivamente a iniziative e movimenti che danno fastidio ai poteri forti del cinema, ricevendo persino delle minacce. È ormai un vero e proprio big del grande schermo, uno degli attori più bravi e acclamati del momento, che può essere affiancato alle grandi icone del cinema italiano. Una conversazione con un ‘antidivo’ che non ama le etichette.
Fernando Birri - La rivoluzione nella rivoluzione del nuovo cinema latinoamericano
Un testo del 1968 del grande regista argentino Fernando Birri ci guida alla scoperta del cinema latinoamericano di quegli anni, che si rifaceva al ‘realismo critico’ – in antitesi al dogmatismo sovietico e alla cultura occidentale – e aveva come punti di riferimento Lukács e Brecht: “Quando i popoli gridano o cantano il loro anelito di liberazione, di cosa deve parlare il cinema? Deve gridare o cantare con essi o, al contrario, tacere?”.
Ken Loachin conversazione con Marco Zerbino - Jimmy’s Left Unity
Aveva detto che non avrebbe più fatto film a causa dell’età ormai avanzata. E invece Ken Loach è di nuovo nella sale con Jimmy’s Hall, una storia di militanza, amore e divertimento. Parallelamente, il regista inglese continua a portare avanti il suo impegno politico, fino a farsi promotore di un nuovo partito, Left Unity, che punta a colmare il vuoto lasciato a sinistra dal mutamento genetico dei laburisti.
ICEBERG 2 - piccolo grande schermo
Mario Sesti - Potere canaglia e serial tv Da Breaking Bad a House of Cards, passando per la ‘nostra’ Gomorra. Un fenomeno globale con milioni di spettatori, le serie televisive criticano il potere, trattano la politica in maniera dissacrante e piacciono sempre più a un pubblico ormai stanco delle tradizionali forme di narrazione cinetelevisive.
Giancarlo De Cataldo - House of Cards e l’eroe bastardo
House of Cards è una delle migliori serie tv degli ultimi tempi e mette in scena una politica che più sporca non si può. Una melma nella quale nuota felice il protagonista Frank Underwood, un uomo pronto a tutto per raggiungere i suoi obiettivi e che – colpo di genio degli autori – di tanto in tanto spiega le ragioni del suo agire in a parte fulminanti degni del miglior O’Neill. Riproponendo il più classico degli interrogativi posti da questo genere di racconti: offrono modelli distorti o mettono in guardia dai pericoli dello sfacelo?
Saverio Costanzo in conversazione con Flavio De Bernardinis - L’inconscio a cielo aperto
Nata da un format israeliano, la serie televisiva In Treatment sbarca in Italia su Sky con la regia di Saverio Costanzo. Un prodotto sperimentale che ha come protagonista uno psicoterapeuta interpretato da Sergio Castellitto. Aspetto caratterizzante è la fidelizzazione dello spettatore che si produce attraverso un doppio movimento: il transfert con l’analista e l’identificazione con il paziente. Per il regista siamo di fronte a uno spettacolo di qualità, ma senza alcuna pretesa intellettuale: “Rimane televisione: non cinema. È molto diverso. Il cinema possiede di suo una missione intellettuale. La televisione, no: questa caratteristica riguarda tutto ciò che fa, anche di buono, la televisione”.
Roberto Scarpinato - Mafia in cerca d’autore
Fino al 1992-93 era complicato fare un film sulla mafia che mettesse sullo schermo le intricate e complesse relazioni di Cosa nostra con l’establishment politico ed economico del paese. Anche pellicole pregevoli, che chiamavano in causa le complicità dei potenti – dal Salvatore Giuliano di Rosi a Il giorno della civetta di Damiani – risultavano politicamente innocue per ‘insufficienza di prove’. Ma negli ultimi vent’anni di prove ne sono state messe insieme una montagna. Basterebbe prendere le sentenze definitive che ormai a centinaia si accumulano nei tribunali per individuare delle ottime sceneggiature. Continuare a rappresentare la mafia come una questione che riguarda una minoranza di criminali ‘brutti, sporchi e cattivi’ oggi non è più perdonabile.
TAVOLA ROTONDASydney Sibilia / Alice Rohrwacher / Michelangelo Frammartino (a cura di Enrico Magrelli - Giovane cinema italiano Un dialogo fra tre registi italiani, tra i più promettenti della nuova generazione. Si parla del bisogno di tornare a lavorare insieme; di quel fantasma che si chiama spettatore, ma nessuno sa chi è davvero; del rito del cinema come evento collettivo; del perché le immagini siano più importanti delle storie; di tutto ciò che ci ha fatto perdere il digitale; dell’equivoco dell’impegno e di quello dell’intrattenimento.
ICEBERG 3 - cinema, musica, fotografia
Nicola Piovani in conversazione con Jean A. Gili - Cinema in note Uno dei più importanti autori italiani di musiche per il cinema racconta in questa intervista inedita in italiano il suo rapporto con i grandi registi con cui ha lavorato: da Fellini a Monicelli, da Benigni a Bellocchio, dai fratelli Taviani a Moretti. E spiega che la musica nel cinema deve stare sempre un passo indietro, entrare in punta di piedi.
Vittorio Storaro (a cura di Fabrizio Tassi) - Brando, Caravaggio e la caverna di Platone
Dalla collaborazione con Bertolucci a quella con Coppola, da Il conformista ad Apocalypse Now, dallo studio della luce a quello del colore, unendo tecnica e cultura. Tre Oscar all’attivo e innumerevoli altri premi e riconoscimenti. Un ‘cinematografo’, che non è – spiega lui stesso – una sala di proiezione ma uno scrittore che usa la luce al posto delle parole: e che in 40 anni ha contribuito a creare alcune delle sequenze più belle del cinema. Uno dei più grandi direttori della fotografia di sempre racconta qui pezzi della sua straordinaria avventura: gli inizi, gli incontri, i film rivoluzionari, la celeberrima scena di Kurtz nel tempio, fino al progetto dedicato all’infanzia di Maometto, partito nel 2010, che aspettiamo con grande curiosità.
Wim Wenders in conversazione con Mario Sesti - Verità e bellezza
Il suo ultimo film, Il sale della terra, è un documentario sul grande fotografo Sebastião Salgado, girato insieme al figlio di quest’ultimo. Un film che ha dato a Wim Wenders l’occasione di portare le fotografie sul grande schermo, creando un corto circuito tra la fissità della foto e l’immagine in movimento che è il cuore del cinema. Ma il rapporto del regista tedesco con la fotografia viene da lontano, anzi è stato proprio quello a condurlo al cinema.
ICEBERG 4 - omaggio a Federico Fellini
Federico Fellini in conversazione con Jean A. Gili - Io, Federico
In due colloqui finora inediti in italiano e risalenti a due periodi diversi, il grande regista scomparso nel 1993 affronta il tema della genesi della propria vocazione cinematografica, partendo dai primi passi mossi nella capitale come redattore del Marc’Aurelio, il giornale satirico diretto da Vito De Bellis, passando per le prime sceneggiature scritte per i film di Macario e Aldo Fabrizi fino all’incontro decisivo con Rossellini e con la ‘magia’ di Cinecittà.
Paolo Sorrentino in conversazione con Gianni Canova - Quello che ho imparato da Federico Fellini
Per molti critici il regista di Il divo è colui che meglio interpreta, raccoglie e sviluppa la lezione di Federico Fellini. Anch’egli è convinto che il cinema debba passare per la menzogna, l’invenzione e la finzione, se si aspira a cogliere e mettere in scena qualche frammento di verità. In La grande bellezza una sequenza è palesemente un ossequio al maestro: “Il mio omaggio consapevole finisce qui. Poi, è ovvio, inconsciamente ogni film è un continuo citare. E tu citi le immagini e le situazioni che ami di più”. E come per il maestro, “mi piace l’idea di aver lasciato tracce: di aver riaperto discussioni e polemiche sul cinema”.
Gianni Canova - Fellini politico: a sua insaputa?
Hanno provato a renderlo pacioso, bonario, innocuo, compatibile. A nascondere la carica dinamitarda che ancora oggi emana dal suo cinema. Ma Fellini dagli anni Ottanta in poi si è scagliato contro la televisione, contro la colonizzazione dell’immaginario collettivo ad opera del Circo Barnum composto dagli anchorman e showman, contro la figura di Berlusconi. Ai suoi funerali, Ettore Scola notava come fosse stato ‘il più politico’ dei registi italiani, colui che – collocandosi al di là degli schieramenti e delle appartenenze ideologiche – è riuscito a darci ciò che pochi altri hanno saputo fare: l’intuizione profonda della vera natura del fascismo in Amarcord (1973), l’intuizione altrettanto profonda delle dinamiche del potere e della crisi della nostra democrazia in Prova d’orchestra (1979).
Gianfranco Angelucci - Fellini proibito (con dei disegni di Federico Fellini)
Lea, Anna, Sandra, Nadia, Selma, Patrizia, Liliana, Giovanna, Carlotta, Giusy, Jolanda, Adriana, Daniela… Un saggio inedito, ricco di annotazioni e particolari finora poco noti, raccolti di prima mano dall’amico e sceneggiatore Angelucci, racconta del rapporto di Federico Fellini con le numerose donne che hanno attraversato la sua esistenza. Relazioni intense e fugaci, o legami che sono durati tutta la vita: ognuna delle donne incontrate dal regista di 8½ ha lasciato un segno indelebile, testimoniato anche dai numerosi disegni che Fellini ha dedicato loro, e di cui pubblichiamo una selezione.
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