La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava

La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava
Storia di un amore importante di Grazia Deledda con lettere autografe. Romanzo di Ludovica De Nava

IN TERRITORIO NEMICO

IN TERRITORIO NEMICO
Romanzo storico sulla Resistenza di Pier Luigi Zanata e altri 114 scrittori - metodo Scrittura Industriale Collettiva

Dettagli di un sorriso

Dettagli di un sorriso
romanzo di Gianni Zanata

Il calcio dell' Asino

Il calcio dell' Asino
Il calcio dell’Asino. Il calvario di un giornale ribelle (1892-1925) e del suo direttore Giovanni de Nava (Giva)

NON STO TANTO MALE

NON STO TANTO MALE
romanzo di Gianni Zanata

sabato 27 dicembre 2014

L’austerity non è un pranzo di gala

da il manifesto
CULTURA

L’austerity non è un pranzo di gala

Saggi. «Podemos» di Matteo Pucciarelli e Giacomo Russo Spena. Un partito politico nato sull’onda degli indignados che attira l’attenzione della sinistra italiana

‘’Chie­de­remo uno sforzo mag­giore a tutti. In primo luogo alla società spa­gnola, ai cit­ta­dini, ma anche all’amministrazione pub­blica. Uno sforzo nazio­nale». Mag­gio 2010, Cor­tes di Madrid: l’annuncio della resa di Zapa­tero. La social­de­mo­cra­zia dell’Europa meri­dio­nale rinun­cia a un punto di vista alter­na­tivo a quello di Mer­kel sulla crisi economico-finanziaria: l’austerità può dila­gare, amman­tata di reto­rica dei «sacri­fici neces­sari». La tede­sca Spd di cento anni fa votò i cre­diti di guerra al governo di Guglielmo II, il tra­di­mento di ini­zio del nuovo secolo è que­sto: il Psoe rinun­cia alla difesa dei ceti popo­lari e svuota di senso il suo chia­marsi «socia­li­sta» e «operaio».
L’attuale grande coa­li­zione che regge l’Europa è con­se­guenza di que­sta ban­ca­rotta della sini­stra mode­rata, in par­ti­co­lare quella dei Paesi «deboli»: invece di costruire un’alleanza della «peri­fe­ria», si accre­dita come ese­cu­tore effi­ciente delle misure det­tate da Ber­lino e Fran­co­forte. Il suo ingan­ne­vole appello patriot­tico allo «sforzo nazio­nale», però, non è rac­colto da tutti: prende forma un’insubordinazione di massa che in Gre­cia e Spa­gna assume le sem­bianze di Syriza e Podemos.
Dopo essersi cimen­tati con le vicende elle­ni­che (Tsi­pras chi?, Ale­gre), Mat­teo Puc­cia­relli e Gia­como Russo Spena con­ti­nuano il rac­conto di que­sta ribel­lione non­vio­lenta nell’agile ma denso Pode­mos. La sini­stra spa­gnola oltre la sini­stra (Ale­gre, pp. 127, 12 euro, pre­fa­zione di Moni Ova­dia). Una docu­men­tata e con­vin­cente rico­stru­zione della bre­vis­sima sto­ria della forza poli­tica attual­mente in testa ai son­daggi in Spa­gna. Sto­ria che comin­cia nel movi­mento degli indi­gna­dos, esploso il 15 mag­gio 2011, che diede voce a un’interpretazione della crisi diversa da quella main­stream: «col­pe­vole» non è il debito pub­blico (era al 36% in rap­porto al pil nel 2006), ma un modello di svi­luppo fon­dato su inde­bi­ta­mento pri­vato e spe­cu­la­zione edi­li­zia («nel 2006 in Spa­gna si erano costruite più case che in Fran­cia, Ita­lia e Ger­ma­nia messe insieme», si ricorda opportunamente).
Quel punto di vista cri­tico, e l’energia di mobi­li­ta­zione che ne è deri­vata, non si è mai auto-rappresentata come «sini­stra»: qui sta uno dei punti di mag­giore inte­resse – e con­tro­ver­sia – di quel movi­mento. E, oggi, di Pode­mos. La tesi degli autori è con­vin­cente: «il “né di destra né di sini­stra” spesso uti­liz­zato tra gli indi­gna­dos non è figlio di un pen­siero post ideo­lo­gico né un rifiuto a posi­zio­narsi con gli sfrut­tati e coi senza diritti», ma è la scelta di non attac­carsi a parole-feticcio quando esse, in certi con­te­sti, ser­vono più a con­fon­dere che a spie­gare. Puc­cia­relli e Russo Spena col­gono altret­tanto bene come l’identificazione delle radici di Pode­mos nelle piazze occu­pate non signi­fi­chi che il neo­nato par­tito sia «l’auto-rappresentazione diretta» di quel movi­mento. Fon­da­men­tale è stata la media­zione, con evi­denti tracce di avan­guar­di­smo di stampo leni­ni­sta, di un gruppo di intellettuali-militanti capace di for­za­ture ver­ti­ci­sti­che: Pode­mos è «un pro­dotto ragio­nato, razio­nale», con­ce­pito a tavo­lino «ana­liz­zando il contesto».
Non sarebbe acca­duto nulla, però, senza la suc­ces­siva capa­cità di coin­vol­gi­mento delle per­sone «non mili­tanti», dell’universo pre­ca­rio non più solo gio­va­nile, e senza la lea­der­ship del 36enne Pablo Igle­sias, pro­fes­sore e ani­male tele­vi­sivo – a dispetto di chi la dà per morta: la tv conta ancora molto – con solida cul­tura neo­co­mu­ni­sta e «doti da incan­ta­tore di ser­penti». Tutto messo al ser­vi­zio di un pro­getto poli­tico che non pro­pone di unire la sini­stra («non me ne importa nulla», Igle­sias dixit), ma di «creare un nuovo pro­cesso che vuole incar­nare un cam­bia­mento di sistema». Pode­mos è un’operazione che fonda il pro­prio suc­cesso su un «misto di “tec­no­po­li­tica” e radi­ca­li­smo, rin­no­va­mento e rot­tura gene­ra­zio­nale, ambi­zione e in certi casi pre­sun­zione», com­pen­diano con effi­ca­cia gli autori. Che illu­strano con pre­ci­sione le dif­fe­renze fra gli spa­gnoli e i 5Stelle, ben più nume­rose delle super­fi­ciali ana­lo­gie da poli­tica web: in Pode­mos non c’è rifiuto dell’ideologia (anzi), e la cri­tica popu­li­sta (nel senso di Erne­sto Laclau, a cui sono dedi­cate le pagine «teo­ri­che» del libro) non riguarda solo «la casta dei poli­tici», ma l’insieme dei poteri, com­presi quelli economico-finanziari. Senza dimen­ti­care che Pode­mos è un par­tito, e come tale vuole essere percepito.
Con intel­li­genza, Puc­cia­relli e Russo Spena non cadono nella ten­ta­zione di dire in modo sem­pli­ci­stico: «fac­ciamo come in Spa­gna». E tut­ta­via, leg­gere il loro testo può aiu­tare la sini­stra ita­liana a supe­rare l’attuale irri­le­vanza, per­ché serve a smet­tere di cre­dere a «ricette magi­che e testi sacri», anti­chi o di nuovo conio, e a diven­tare final­mente curiosi di ciò che non si è e non si conosce.


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