I DESERTI DELLA SARDEGNA (di Marisa Cardu)
Quando si parla di deserto il pensiero va automaticamente al Sahara, eppure per noi sardi è un pericolo incombente. Il rischio di desertificazione è molto alto, specie in alcune zone dell’isola e le cause son molteplici: la situazione idrogeologica, la scarsità di pioggia, terreni incolti e incendi, che ne distruggono pian piano la vegetazione.
Tutte queste cose hanno già dato origine a quelli che son definiti i deserti della Sardegna, cioé Piscinas, vicina ad Arbus – le cui dune si estendono verso l’interno per circa due km – e Is Arenas biancas vicino a Teulada, che traggono il loro nome dal candore della sabbia. Delle prime abbiamo immagini suggestive di cavalli al galoppo sul bagnasciuga, con la criniera al vento; delle seconde immagini per gran parte dell’anno che ci fanno pensare più all’Afghanistan che ad una meraviglia della natura.
Di queste appunto voglio parlare. Esse sono ostaggio, per gran parte dell’anno, delle servitù militari. Vi è una linea di demarcazione che impedisce l’accesso ai bagnanti, dal 1° settembre, fino all’inizio dell’estate successiva. A quella data i “cancelli” si aprono e vi si può accedere , così possiamo vedere una spiaggia di una bellezza mozzafiato, invasa dai bagnanti, fra cui molti bambini, che fanno il bagno, prendono il sole e giocano con la sabbia. Magari capita che nel fare i castelli, possano trovare qualche bomba inesplosa, o un missile. Magari capita nel fare le immersioni di trovare il fondale invaso dal materiale bellico di scarto. Ma al governo queste piccolezze non interessano. Dà il via libera in questo paradiso per il periodo caldo. Dal Primo settembre vi si scatena l’inferno!
Tutte queste cose hanno già dato origine a quelli che son definiti i deserti della Sardegna, cioé Piscinas, vicina ad Arbus – le cui dune si estendono verso l’interno per circa due km – e Is Arenas biancas vicino a Teulada, che traggono il loro nome dal candore della sabbia. Delle prime abbiamo immagini suggestive di cavalli al galoppo sul bagnasciuga, con la criniera al vento; delle seconde immagini per gran parte dell’anno che ci fanno pensare più all’Afghanistan che ad una meraviglia della natura.
Di queste appunto voglio parlare. Esse sono ostaggio, per gran parte dell’anno, delle servitù militari. Vi è una linea di demarcazione che impedisce l’accesso ai bagnanti, dal 1° settembre, fino all’inizio dell’estate successiva. A quella data i “cancelli” si aprono e vi si può accedere , così possiamo vedere una spiaggia di una bellezza mozzafiato, invasa dai bagnanti, fra cui molti bambini, che fanno il bagno, prendono il sole e giocano con la sabbia. Magari capita che nel fare i castelli, possano trovare qualche bomba inesplosa, o un missile. Magari capita nel fare le immersioni di trovare il fondale invaso dal materiale bellico di scarto. Ma al governo queste piccolezze non interessano. Dà il via libera in questo paradiso per il periodo caldo. Dal Primo settembre vi si scatena l’inferno!
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