La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava

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Storia di un amore importante di Grazia Deledda con lettere autografe. Romanzo di Ludovica De Nava

IN TERRITORIO NEMICO

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Romanzo storico sulla Resistenza di Pier Luigi Zanata e altri 114 scrittori - metodo Scrittura Industriale Collettiva

Dettagli di un sorriso

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romanzo di Gianni Zanata

Il calcio dell' Asino

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Il calcio dell’Asino. Il calvario di un giornale ribelle (1892-1925) e del suo direttore Giovanni de Nava (Giva)

NON STO TANTO MALE

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romanzo di Gianni Zanata

domenica 31 maggio 2015

LA TRAMA DEI GESTI di Stefano Lucarelli

La trama dei gesti

La trama dei gesti

Edizioni Effigi (Collana Narrazioni € 15.00)
La trama dei gesti

Racconti per un teatro civile

“…credo che nella formula del teatro civile si trovi tutto il fascino e l’avventura che la parola racchiude quando esce dal contesto dell’attore che interpreta ed entra in quello dell’ autore che parla. E allora quella voce, sola e cauta, che tiene il silenzio innalzandolo a suono, si mostra in scena sperimentando un percorso singolare e trasparente…”
Un tipo di teatro che ha come obiettivo di cogliere l’ironia della vita senza mentire, mostrandocela così com’è.
PERCEZIONI DI REALTA’
‘’… la Commedia è Poesia da rappresentarsi, e non è difetto suo che ella esiga, per riuscir perfettamente, de’ bravi Comici che la rappresentino, animando le parole col buon garbo d’un’azione confacevole…’’
 (Carlo Goldoni).
Queste parole del commediografo che ha cambiato il modo di fare teatro ben si addicono a Stefano Lucarelli, maestro nell’ animare ‘’le parole col buon garbo d’ un’ azione confacevole’’.
‘’La realtà è magica quanto la magia è reale’’ scrive Ernst Junger  nelle ‘’Lettere siciliane sull’ uomo sulla luna’’, così  Stefano Lucarelli nei suoi racconti, nel suo teatro, mette in mostra accadimenti che prima sono visti come creazioni della fantasia, ma che d’ improvviso fanno assumere al mondo, alla realtà circostante, ai lettori, agli spettatori, una nuova luce, un significato particolare. Letture o visioni che possono essere leggere e fugaci come un soffio d’ aria o fissarsi profondamente nelle menti dei lettori  e degli spettatori.
‘’E allora quella voce, sola e cauta, che tiene il silenzio innalzandolo a suono, si mostra in scena sperimentando un percorso trasparente.
…perché col tempo le ragioni etiche di un teatro destinato a sensibilizzare, a chiedere attenzione, ad accogliere la poetica spesso soffocata del vivere, hanno preso il sopravvento e direzionato i testi alla ricerca di una linea, una traccia quasi, che potesse allargarsi in una trama dove i gesti tornassero protagonisti di un senso…’’
Così lo stesso Stefano Lucarelli presenta il suo essere autore e attore e il suo teatro è denominato ‘’La trama dei gesti’’.  
Stefano Lucarelli fa riflettere sul significato delle parole, che fa derivare da una diretta esperienza con la realtà, riferendole a fatti ed eventi della nostra esistenza. Le sue parole posseggono un carattere figurativo. Riacquistano il significato che nel corso del tempo si è cancellata come l’ immagine su una moneta. Risultano nuovamente visibili perché egli le indaga da vicino. Le sue parole, lette o ascoltate, fanno riflettere sul fatto che il mondo, ciò che ci circonda, così come lo vediamo o sentiamo e ne facciamo esperienza, con tutti i suoi colori, i suoi suoni la sua vibrante sensualità, viene creato dentro noi stessi. In lui autore/attore, in noi lettori/spettatori.
Il libro di Stefano Lucarelli  ruota intorno al concetto dell'attore-autore. Affermo che l'attore-autore non è l'attore che scrive, ma quello che crea il senso e le forme dello spettacolo, anche nell'epoca della regia, intuendone i tratti salienti e impossessandosene in maniera originale e personale. L'operazione drammaturgica che l'attore compie sul testo e che lo conduce alla scrittura acquista quindi uno spessore storico e teorico che non è possibile trascurare. Il teatro italiano è, soprattutto, un teatro dell'attore. Stefano Lucarelli, invece nell’ essere attore-autore conferma ed esalta la sua anomalia nei confronti della scena tradizionale. Nel suo essere autore/attore è maschera e volto, affabulazione e silenzi, distacco e partecipazione, serio e comico. Ma il suo gioco scenico e letterario è completamente decifrabile se si tiene conto della fusione dei ruoli di attore, autore e regista che incarna: il suo rapporto di attore con il personaggio, la sua funzione di autore, la proiezione dell'autore nel personaggio che interpreta.
Si deve riconoscere che il suo essere autore/attore   non può prescindere dalla sua elaborazione drammaturgica, ma al tempo stesso che si tratta di una drammaturgia composta di 'testi mobili', di moduli predisposti a contenere spazi per l'improvvisazione. L'altra questione di metodo consiste nell'analizzare i dati autobiografici e memorialistici di Stefano Lucarelli allo stesso modo dei testi del suo teatro, senza limitarsi a farli convergere acriticamente con le esperienze attraversate direttamente o indirettamente dall' autore/attore.
Una grande parte del teatro di narrazione si muove in contiguità con il  teatro ragazzi , fenomeno particolare della scena italiana. 
Stefano Lucarelli ben si muove nel teatro di narrazione e nel teatro ragazzi facendo percepire a questi una immagine più reale della società, e quindi più vera.
Lasciamo parlare l’ attore/autore o meglio l’ autore/attore.
‘’Col tempo le ragioni politiche di un teatro civile destinato a sensibilizzare, a chiedere attenzione, ad accogliere la poetica spesso soffocata dal vivere,hanno preso il sopravvento e indirizzato i testi alla ricerca di una linea, una traccia quasi, che potesse allargarsi in una trama dove i gesti tornassero protagonisti di un senso…
 ‘’…credo che nella formula del teatro racconto o teatro civile si  trovi  tutto il fascino e l’ avventura che la parola racchiude quando esce dal contesto dell’ attore che recita ed entra in quello dell’ autore che parla…
…storie che, ricche di pause, deglutimenti e sorsi d’ acqua, segnano la presenza di un respiro che il narratore può liberare dagli abiti dell’ interpretazione…
…e allora quella voce, sola e cauta, che tiene il silenzio innalzandolo a suono, si mostra in scena (nella pagina, aggiungo) sperimentando un percorso trasparente…
…e così inizia un viaggio che è un andare, un tornare e un ripartire come per cercare non più il centro dell’ anima ma il suo perimetro…
…col tempo mi è venuto anche congeniale lavorare in luoghi  diversi dal palcoscenico cercando quell’ altro dove il teatro sa proporsi addosso, comunica a pelle, in modo tattile, tra vicoli, borghi, piazze, cantine e case. E chi ci capita si concede una serata per sentire due chiacchiere con un tale che è arrivato da queste parti… così, seduti, appoggiati o appena indaffarati, con un solo faro a disegnare un cerchio chiaro…’’.
Così ho conosciuto Stefano Lucarelli, nella sua ‘’Contea degli Angeli’’, a Castell’ Azzara, un borgo medievale dell’ Amiata grossetana, dove egli trascorre la sua intensa vita dedicata a riconsegnare alle persone la meraviglia della parola e dei gesti.
I racconti, come i suoi spettacoli, sono un vero  tonico per le esistenze umane, un antidoto contro l’ eccessiva staticità dei  significati su cui gli uomini hanno costruito inattaccabili fortezze. I suoi racconti e i suoi spettacoli ci fanno muovere nella società, per rispettarla e amarla, facendoci vedere, con apparente leggerezza dei testi, la profondità delle cose, facendoci usufruire di uno sguardo stereoscopico.
Il suo teatro, i suoi racconti,  cercano di coniugare l’impegno culturale, la ricerca storica, con una comicità, che inchioda il pubblico, il lettore, ma non si sminuisce nella comunicazione di importanti messaggi sociali.
I racconti e il teatro di Stefano Lucarelli hanno il senso del tutto è lirico. Un liri­smo spasmodico pro­po­sto all’ascolto, alla  lettura (alla pas­sione, alla discus­sione, all’elaborazione) da un cul­tore qua­li­fi­cato dell’ipotesi di un’esistenza libera. Non uto­pi­sta. Rea­li­sta spe­ri­men­tale. Dalla rab­bia medi­tata a certe estasi molto molto ter­re­stri. Stefano Lucarelli è un autore/attore che si spo­sta con­ti­nua­mente da un ter­reno all’altro, pro­ba­bil­mente col desi­de­rio di non stare con­fi­nato in nes­suna zona dell’ arte, della scrittura, della recitazione  e della vita.
Stefano Lucarelli e’ su una piat­ta­forma varia­bile. È un ricer­ca­tore in cam­mino, mera­vi­glioso seguire que­sto cam­mi­nare, que­sto inol­trarsi, que­sto chie­dersi che cosa ci sarà dopo, oltre, e che cosa di sov­ver­sivo potrà costi­tuire la pro­pria espe­rienza. Rie­sce a fugare il sospetto della maniera, sia pure momen­ta­nea. Il sospetto di pren­dere un les­sico segnato all’inizio dall’arditezza ma dive­nuto qual­che volta una sco­la­stica, e rivi­verlo come un’eredità, come un patri­mo­nio sto­rico. Non è il tipo. E’ pro­prio un inven­tore. Per lui la parola desi­gna un’inedita azione crea­tiva, del tutto politica.
La sua  idea e’ soprat­tutto quella di ambien­tare le sto­rie in un mondo “fami­liare”, uno sfondo “da quar­tiere”, da ‘’borgo’’ da ‘’vicoli’’, da ‘’cantine’’ e ‘’case’’, non in ambien­ta­zioni eso­ti­che o esoteriche. Le sue sto­rie si svol­gono tutte in loca­lita’ e tempi imme­dia­ta­mente rico­no­sci­bili e per que­sto credo che molte di loro durino nel tempo, non invec­chino.

Stefano Lucarelli mi ricorda Tigellio il Sardo, descritto da Orazio, nella terza del primo libro delle Satire che
Trillava, evviva Bacco, ora in soprano,
Or nel più basso tuono. Ei non fu mai
A sè medesmo ugual.
Pier Luigi Zanata

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