La trama dei gesti
Racconti per un teatro civile
“…credo che nella formula del teatro civile si trovi tutto il fascino e l’avventura che la parola racchiude quando esce dal contesto dell’attore che interpreta ed entra in quello dell’ autore che parla. E allora quella voce, sola e cauta, che tiene il silenzio innalzandolo a suono, si mostra in scena sperimentando un percorso singolare e trasparente…”
Un tipo di teatro che ha come obiettivo di cogliere l’ironia della vita senza mentire, mostrandocela così com’è.
PERCEZIONI
DI REALTA’
‘’…
la Commedia è Poesia da rappresentarsi, e non è difetto suo che ella esiga, per
riuscir perfettamente, de’ bravi Comici che la rappresentino, animando le
parole col buon garbo d’un’azione confacevole…’’
(Carlo Goldoni).
Queste parole del commediografo che ha cambiato il modo
di fare teatro ben si addicono a Stefano Lucarelli, maestro nell’ animare ‘’le
parole col buon garbo d’ un’ azione confacevole’’.
‘’La
realtà è magica quanto la magia è reale’’ scrive Ernst Junger nelle ‘’Lettere siciliane sull’ uomo sulla
luna’’, così Stefano Lucarelli nei suoi
racconti, nel suo teatro, mette in mostra accadimenti che prima sono visti come
creazioni della fantasia, ma che d’ improvviso fanno assumere al mondo, alla realtà
circostante, ai lettori, agli spettatori, una nuova luce, un significato
particolare. Letture o visioni che possono essere leggere e fugaci come un
soffio d’ aria o fissarsi profondamente nelle menti dei lettori e degli spettatori.
‘’E allora
quella voce, sola e cauta, che tiene il silenzio innalzandolo a suono, si
mostra in scena sperimentando un percorso trasparente.
…perché col tempo le ragioni etiche di un teatro destinato a
sensibilizzare, a chiedere attenzione, ad accogliere la poetica spesso
soffocata del vivere, hanno preso il sopravvento e direzionato i testi alla
ricerca di una linea, una traccia quasi, che potesse allargarsi in una trama
dove i gesti tornassero protagonisti di un senso…’’
Così lo stesso Stefano Lucarelli
presenta il suo essere autore e attore e il suo teatro è denominato ‘’La trama
dei gesti’’.
Stefano Lucarelli fa riflettere sul
significato delle parole, che fa derivare da una diretta esperienza con la
realtà, riferendole a fatti ed eventi della nostra esistenza. Le sue parole
posseggono un carattere figurativo. Riacquistano il significato che nel corso
del tempo si è cancellata come l’ immagine su una moneta. Risultano nuovamente
visibili perché egli le indaga da vicino. Le sue parole, lette o ascoltate,
fanno riflettere sul fatto che il mondo, ciò che ci circonda, così come lo
vediamo o sentiamo e ne facciamo esperienza, con tutti i suoi colori,
i suoi suoni la sua vibrante sensualità, viene creato dentro noi stessi. In lui
autore/attore, in noi lettori/spettatori.
Il libro di Stefano Lucarelli ruota intorno al concetto dell'attore-autore.
Affermo che l'attore-autore non è l'attore che scrive, ma quello che crea il
senso e le forme dello spettacolo, anche nell'epoca della regia, intuendone i tratti
salienti e impossessandosene in maniera originale e personale. L'operazione
drammaturgica che l'attore compie sul testo e che lo conduce alla scrittura
acquista quindi uno spessore storico e teorico che non è possibile trascurare.
Il teatro italiano è, soprattutto, un teatro dell'attore. Stefano Lucarelli,
invece nell’ essere attore-autore conferma ed esalta la sua anomalia nei
confronti della scena tradizionale. Nel suo essere autore/attore è maschera e
volto, affabulazione e silenzi, distacco e partecipazione, serio e comico. Ma
il suo gioco scenico e letterario è completamente decifrabile se si tiene conto
della fusione dei ruoli di attore, autore e regista che incarna: il suo
rapporto di attore con il personaggio, la sua funzione di autore, la proiezione
dell'autore nel personaggio che interpreta.
Si deve riconoscere che il suo essere autore/attore non può prescindere dalla sua elaborazione drammaturgica, ma al tempo stesso che si tratta di una drammaturgia composta di 'testi mobili', di moduli predisposti a contenere spazi per l'improvvisazione. L'altra questione di metodo consiste nell'analizzare i dati autobiografici e memorialistici di Stefano Lucarelli allo stesso modo dei testi del suo teatro, senza limitarsi a farli convergere acriticamente con le esperienze attraversate direttamente o indirettamente dall' autore/attore.
Si deve riconoscere che il suo essere autore/attore non può prescindere dalla sua elaborazione drammaturgica, ma al tempo stesso che si tratta di una drammaturgia composta di 'testi mobili', di moduli predisposti a contenere spazi per l'improvvisazione. L'altra questione di metodo consiste nell'analizzare i dati autobiografici e memorialistici di Stefano Lucarelli allo stesso modo dei testi del suo teatro, senza limitarsi a farli convergere acriticamente con le esperienze attraversate direttamente o indirettamente dall' autore/attore.
Una
grande parte del teatro di narrazione si muove in contiguità con il teatro ragazzi , fenomeno particolare della scena
italiana.
Stefano
Lucarelli ben si muove nel teatro di narrazione e nel teatro ragazzi facendo
percepire a questi una immagine più reale della società, e quindi più vera.
Lasciamo parlare l’ attore/autore o meglio l’ autore/attore.
‘’Col
tempo le ragioni politiche di un teatro civile destinato a sensibilizzare, a
chiedere attenzione, ad accogliere la poetica spesso soffocata dal vivere,hanno
preso il sopravvento e indirizzato i testi alla ricerca di una linea, una
traccia quasi, che potesse allargarsi in una trama dove i gesti tornassero
protagonisti di un senso…
‘’…credo che nella formula del teatro racconto
o teatro civile si trovi tutto il fascino e l’ avventura che la parola
racchiude quando esce dal contesto dell’ attore che recita ed entra in quello
dell’ autore che parla…
…storie
che, ricche di pause, deglutimenti e sorsi d’ acqua, segnano la presenza di un
respiro che il narratore può liberare dagli abiti dell’ interpretazione…
…e
allora quella voce, sola e cauta, che tiene il silenzio innalzandolo a suono,
si mostra in scena (nella pagina, aggiungo) sperimentando un percorso
trasparente…
…e
così inizia un viaggio che è un andare, un tornare e un ripartire come per
cercare non più il centro dell’ anima ma il suo perimetro…
…col
tempo mi è venuto anche congeniale lavorare in luoghi diversi dal palcoscenico cercando quell’
altro dove il teatro sa proporsi addosso, comunica a pelle, in modo tattile,
tra vicoli, borghi, piazze, cantine e case. E chi ci capita si concede una
serata per sentire due chiacchiere con un tale che è arrivato da queste parti…
così, seduti, appoggiati o appena indaffarati, con un solo faro a disegnare un
cerchio chiaro…’’.
Così ho conosciuto Stefano
Lucarelli, nella sua ‘’Contea degli Angeli’’, a Castell’ Azzara, un borgo
medievale dell’ Amiata grossetana, dove egli trascorre la sua intensa vita
dedicata a riconsegnare alle persone la meraviglia della parola e dei gesti.
I racconti, come i suoi spettacoli, sono un vero tonico per le esistenze umane, un antidoto contro l’ eccessiva staticità dei significati su cui gli uomini hanno costruito inattaccabili fortezze. I suoi racconti e i suoi spettacoli ci fanno muovere nella società, per rispettarla e amarla, facendoci vedere, con apparente leggerezza dei testi, la profondità delle cose, facendoci usufruire di uno sguardo stereoscopico.
I racconti, come i suoi spettacoli, sono un vero tonico per le esistenze umane, un antidoto contro l’ eccessiva staticità dei significati su cui gli uomini hanno costruito inattaccabili fortezze. I suoi racconti e i suoi spettacoli ci fanno muovere nella società, per rispettarla e amarla, facendoci vedere, con apparente leggerezza dei testi, la profondità delle cose, facendoci usufruire di uno sguardo stereoscopico.
Il suo teatro, i suoi racconti, cercano di coniugare l’impegno culturale, la
ricerca storica, con una comicità, che inchioda il pubblico, il lettore, ma non
si sminuisce nella comunicazione di importanti messaggi sociali.
I racconti e il
teatro di Stefano Lucarelli hanno il senso del tutto è lirico. Un lirismo
spasmodico proposto all’ascolto, alla
lettura (alla passione, alla discussione, all’elaborazione) da un cultore
qualificato dell’ipotesi di un’esistenza libera. Non utopista. Realista
sperimentale. Dalla rabbia meditata a certe estasi molto molto terrestri.
Stefano Lucarelli è un autore/attore che si sposta continuamente da un
terreno all’altro, probabilmente col desiderio di non stare confinato
in nessuna zona dell’ arte, della scrittura, della recitazione e della vita.
Stefano Lucarelli e’
su una piattaforma variabile. È un ricercatore in cammino, meraviglioso
seguire questo camminare, questo inoltrarsi, questo chiedersi che cosa ci
sarà dopo, oltre, e che cosa di sovversivo potrà costituire la propria
esperienza. Riesce a fugare il sospetto della maniera, sia pure momentanea.
Il sospetto di prendere un lessico segnato all’inizio dall’arditezza ma divenuto
qualche volta una scolastica, e riviverlo come un’eredità, come un
patrimonio storico. Non è il tipo. E’ proprio un inventore. Per
lui la parola designa un’inedita azione creativa, del tutto politica.
La
sua idea e’ soprattutto quella di ambientare le
storie in un mondo “familiare”, uno sfondo “da quartiere”, da ‘’borgo’’ da
‘’vicoli’’, da ‘’cantine’’ e ‘’case’’, non in ambientazioni esotiche
o esoteriche. Le sue storie si svolgono tutte in localita’ e tempi
immediatamente riconoscibili e per questo credo che molte di loro
durino nel tempo, non invecchino.
Stefano Lucarelli mi ricorda Tigellio il
Sardo, descritto da Orazio, nella terza del primo libro delle Satire che
Trillava, evviva Bacco, ora in soprano,
Or nel più basso tuono. Ei non fu mai
A sè medesmo ugual.
Or nel più basso tuono. Ei non fu mai
A sè medesmo ugual.
Pier Luigi Zanata
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