''Se potessi avere
1000 euro al mese''.
Viaggio nel mondo
del lavoro sottopagato
di FRANCESCA CANINO
SE
nel 1939 si auspicava uno stipendio di mille lire al mese, cifra
immortalata in una nota canzone dell'epoca, a distanza di oltre
settant'anni gli Italiani si accontenterebbero di mille euro al mese. E'
quanto emerge dall'ultimo libro della giornalista Eleonora Voltolina,
edito da Laterza, dal titolo ''Se potessi avere 1000 euro al mese'', una
dettagliata inchiesta nell'Italia sottopagata di oggi.
Al
centro i giovani, circa dodici milioni di età compresa tra i 19 e i 35
anni che, dopo aver terminato il loro percorso di studi, si scontrano
con il difficile e chiuso mondo del lavoro. Spesso hanno alle spalle,
oltre al diploma o alla laurea, anche master e corsi di specializzazione
che non aprono, tuttavia, alcuna strada verso una sistemazione
definitiva. L'unica soluzione per rendersi parzialmente indipendenti e
gravare di meno sulla famiglia è rappresentata dall'accettazione di un
lavoro mal retribuito e soprattutto a tempo determinato. Ma il peggio
deve ancora venire, visto che non sono pochi i datori di lavoro che
propongono impieghi in nero o che «rinnovano il contratto a progetto - dice
Eleonora Voltolina - facendovi stare a casa solo un mese, quanto basta
per non avere troppi diritti. Invece, se lavorate in un negozio come
commesse, vi assumono come 'associate in partecipazione' anziché come
dipendenti subordinate e così vi pagano meno. Inoltre, il periodo di
formazione in tutte le professioni si sta dilatando a dismisura e
aumentano i contratti 'di collaborazione autonoma', cocopro e partite
iva che nascondono normale lavoro dipendente».
Nel
nostro paese il problema investe tutte le categorie di lavoratori: i
giovani non riescono a mantenersi con il proprio impiego e sono alla
continua ricerca o della prima occupazione o di una migliore
occupazione, tanto che cercare lavoro diventa quasi un'attività vera e
propria. Eppure la Costituzione sancisce il diritto al lavoro e ad una
retribuzione 'sufficiente ad assicurare un’esistenza libera e
dignitosa', invece accade che sono milioni le persone che lavorano
gratis o sono sottopagate. Condizione questa che impedisce ai giovani di
raggiungere il loro obiettivo primario, diventare cioè autonomi e,
nella speranza di rendersi indipendenti dalle famiglie, essi troppo
spesso prestano gratuitamente la loro opera o accettano compensi iniqui.
Il dilagare del lavoro gratuito o sottopagato ha prodotto una classe di
giovani facilmente ricattabili, poco tutelati e sfruttati,
impossibilitati a lasciare la famiglia che funge sempre più da
ammortizzatore sociale.
Precari
a vita dunque? Le proposte per una inversione di rotta sono state prese
in esame dall'autrice che, nei diversi capitoli del libro, analizza,
confronta e compendia dati e testimonianze di quanti vivono esperienze
lavorative frustranti. Senza
voler esagerare, considerato che gli Italiani inseguono il sogno dei
mille euro al mese, una serie di provvedimenti mirati appare sempre più
urgente se i giovani vogliono evitare il 'furto del futuro'.
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