Ulisse e la tempesta del web
Accade questo, che un ragazzo scende a Roma da una piccola frazione di Gioia de’ Marsi, in Abruzzo, e indifferente al fato
– e al fatto che “oggi tutto questo non è più possibile” (essere un
attore di poesia, inserire la voce in un teatro di opera), tutto questo
semplicemente lo faccia.
E in questo nuovo “dato di fatto” che sostituisce il precedente, il ragazzo non è più un ragazzo ed è diventato un artista, cioè un artefice del sé. (Si può esserlo anche non producendo manufatti: Roversi proponeva di costruire una grande enciclopedia dei “gesti d’arte” del Novecento, inserendo al suo interno anche le azioni sportive o politiche più significative. Sarebbe bello immaginare di montare in esso tutti i grandi “gesti d’arte” del quotidiano, componendo un’enciclopedia infinita delle memorie individuali e collettive…).
Accade questo quindi, che un ragazzo a un certo punto dica di “No”, come L’uomo in rivolta di Albert Camus. Che un ragazzo dica: fino a questo punto vi ho concesso di determinare la mia esistenza lungo un percorso privo di finalità; da questo preciso istante non sarà più lecito. La rivolta ha inizio come una linea tracciata che scandisce il tempo e battezza una nuova epoca.
Emilio Villa, durante la seconda guerra mondiale, prese a tradurre l’Odissea di Omero. L’opera, che ci restituisce il poema nella sua voce più filologicamente corretta (e paradossalmente contemporanea), fu pubblicata nel 1964 e dal 2005 è nuovamente disponibile per la casa editrice Derive e approdi.
Marco Di Salvatore (1984) è un giovane attore e autore di teatro lirico, voce di poesia e pensiero. È anche uno studioso di musicologia e filosofia estetica. Le due aree non sono separate perché la sua operazione, per chi lo ha già visto in scena (ha portato L’Italia sepolta sotto la neve di Roversi al Teatro India, al Margot e al Sinister Noise di Roma), si presenta come un unico nodo di riflessione sulla storia (e quindi, oggi, sulla storia della comunicazione) e di canto lirico.
Ultimamente ha reso disponibile in rete un’opera video-sonora in tre atti dal Quinto canto dell’Odissea tradotta da Villa, che porta anche in giro in forma di proiezione cinematografica. Il link è questo: http://www.youtube.com/watch?v=bOg5CsBXlio
Nella prima parte del film lo schermo è nero, come la nostra cecità. La lingua dell’attore incastonata in un ordito di riferimenti musicali e rumoristici scandisce idee che Ulisse vide e che non sono più rappresentabili. Ci parla di una vista che non può più essere vista e si inserisce in un vasto dibattito estetico sulla crisi dell’immagine e sulla funzione primaria del suono.
La luce avviene come ouverture della seconda sezione, ed è una nascita al mondo della comunicazione. Un cartone animato è il filtro visivo della prima interpretazione della creatura al mondo. Si sussegue un montaggio debordiano, un naufragio da Youtube e televisione commerciale in cui si dispiega un’intera formazione antropologica e generazionale. Attorno ad essa continua a svilupparsi l’epica di Ulisse nella tempesta, mentre un ragazzo che è anche l’autore dell’opera appare sullo schermo, scende dal treno L’Aquila-Roma (ce lo dice il sonoro), mentre l’universo dei segni esplode in un turbinio di simboli alfa-numerici franti; si avvita su sé stesso come il Grande raccordo anulare, a vuoto. È l’avvento del web, ma anche lo scoglio dove Odisseo si arena e deve gettarsi in mare, per proseguire a nuoto.
Ne risulta un’opera tragicomica, paradossale e auto-ironica, ma anche filosofica e grondante di pensiero tra mito, rivolta individuale e impossibilità storica, che dimostra anche cosa possa essere prodotto, oggi, a partire da un piccolo notebook, in una stanza in affitto. Dalle fonti coperte dove si agita la nuova generazione dell’arte italiana. Buona visione.
Fotografia: frame da La zattera di Odisseo, di Marco Di Salvatore (2013)
E in questo nuovo “dato di fatto” che sostituisce il precedente, il ragazzo non è più un ragazzo ed è diventato un artista, cioè un artefice del sé. (Si può esserlo anche non producendo manufatti: Roversi proponeva di costruire una grande enciclopedia dei “gesti d’arte” del Novecento, inserendo al suo interno anche le azioni sportive o politiche più significative. Sarebbe bello immaginare di montare in esso tutti i grandi “gesti d’arte” del quotidiano, componendo un’enciclopedia infinita delle memorie individuali e collettive…).
Accade questo quindi, che un ragazzo a un certo punto dica di “No”, come L’uomo in rivolta di Albert Camus. Che un ragazzo dica: fino a questo punto vi ho concesso di determinare la mia esistenza lungo un percorso privo di finalità; da questo preciso istante non sarà più lecito. La rivolta ha inizio come una linea tracciata che scandisce il tempo e battezza una nuova epoca.
Emilio Villa, durante la seconda guerra mondiale, prese a tradurre l’Odissea di Omero. L’opera, che ci restituisce il poema nella sua voce più filologicamente corretta (e paradossalmente contemporanea), fu pubblicata nel 1964 e dal 2005 è nuovamente disponibile per la casa editrice Derive e approdi.
Marco Di Salvatore (1984) è un giovane attore e autore di teatro lirico, voce di poesia e pensiero. È anche uno studioso di musicologia e filosofia estetica. Le due aree non sono separate perché la sua operazione, per chi lo ha già visto in scena (ha portato L’Italia sepolta sotto la neve di Roversi al Teatro India, al Margot e al Sinister Noise di Roma), si presenta come un unico nodo di riflessione sulla storia (e quindi, oggi, sulla storia della comunicazione) e di canto lirico.
Ultimamente ha reso disponibile in rete un’opera video-sonora in tre atti dal Quinto canto dell’Odissea tradotta da Villa, che porta anche in giro in forma di proiezione cinematografica. Il link è questo: http://www.youtube.com/watch?v=bOg5CsBXlio
Nella prima parte del film lo schermo è nero, come la nostra cecità. La lingua dell’attore incastonata in un ordito di riferimenti musicali e rumoristici scandisce idee che Ulisse vide e che non sono più rappresentabili. Ci parla di una vista che non può più essere vista e si inserisce in un vasto dibattito estetico sulla crisi dell’immagine e sulla funzione primaria del suono.
La luce avviene come ouverture della seconda sezione, ed è una nascita al mondo della comunicazione. Un cartone animato è il filtro visivo della prima interpretazione della creatura al mondo. Si sussegue un montaggio debordiano, un naufragio da Youtube e televisione commerciale in cui si dispiega un’intera formazione antropologica e generazionale. Attorno ad essa continua a svilupparsi l’epica di Ulisse nella tempesta, mentre un ragazzo che è anche l’autore dell’opera appare sullo schermo, scende dal treno L’Aquila-Roma (ce lo dice il sonoro), mentre l’universo dei segni esplode in un turbinio di simboli alfa-numerici franti; si avvita su sé stesso come il Grande raccordo anulare, a vuoto. È l’avvento del web, ma anche lo scoglio dove Odisseo si arena e deve gettarsi in mare, per proseguire a nuoto.
Ne risulta un’opera tragicomica, paradossale e auto-ironica, ma anche filosofica e grondante di pensiero tra mito, rivolta individuale e impossibilità storica, che dimostra anche cosa possa essere prodotto, oggi, a partire da un piccolo notebook, in una stanza in affitto. Dalle fonti coperte dove si agita la nuova generazione dell’arte italiana. Buona visione.
Fotografia: frame da La zattera di Odisseo, di Marco Di Salvatore (2013)
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