CULTURA
La strana passione noir dei sardi
“The Dark Side” della Sardegna è stato spesso, innegabilmente, fecondo di trame inventate a partire dai fatti, ricostruzioni simboliche e visionarie di quella matrice crudele che nell'avidità e nell'invidia ha suoi barbari frutti. Dal “Muto di Gallura” di Enrico Costa alle atmosfere metropolitane de “L'inferno peggiore” descritto da Gianluca Floris. Fino agli efferati assassini che fioriscono nelle pagine di Giorgio Todde, per non parlare delle variazioni in noir di Francesco Abate e del (quasi sardo) Massimo Carlotto e le storie in giallo (e i metropolitani “Racconti con Colonna Sonora”) di Sergio Atzeni. Inventore di fantasiosi eccidi, il nuorese Marcello Fois si mette dalla parte degli investigatori, o almeno di un avvocato speciale come Bustianu Satta alla scoperta di un'improbabile, ma proprio per questo autentica, verità. Insana passione (degli scrittori) per il crimine o fedele rispecchiamento di una realtà che spesso supera la fantasia?
Tra ingenui e maldestri e pure macabri tentativi di occultare i reati e le ben note ricostruzioni spettacolari a beneficio del pubblico televisivo, cui fanno pendant - con ben altre premesse e esiti - le indagini storico/giornalistiche di Carlo Lucarelli e le infinite serie per il piccolo schermo nasce l'esigenza di dare strumenti scientifici a chi per professione, come i cronisti di nera e giudiziaria – o per scelta o vocazione “letteraria” debba confrontarsi con il delitto. «Proverò ad affrontare il tema delle storie criminali da due punti di vista: quello giornalistico costruito soltanto sui fatti (o almeno dovrebbe) e quello della fiction, sia al cinema che in televisione» anticipa Andrea Purgatori, uno dei docenti dei corsi intensivi della Ophir (il 13 e 14 aprile alla Camera di Commercio di Sassari e poi a Cagliari). Lo storico inviato del Corriere, coautore de “La Piovra” 5 e sceneggiatore sottolinea: «Cinema e letteratura possono riempire quuei buchi che sfuggono alla nuda cronaca dei fatti, dal volto di un Riina dopo il processo, ai passi (veri, ma ininfluenti in un resoconto giornalistico) del mafioso che lo ucciderà sulla testa del giodice Livatino». (Anna Brotzu)
da Sardegna24
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