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«Ascoltavo le maree» l'esordio narrativo di Guido Mattioni
Mattioni che da giornalista, inviato, caporedattore e vicedirettore ha lavorato per Il Giornale, Epoca e altre testate, ha scelto come protagonista della sua prima prova narrativa un "collega", Alberto Landi. Alberto ha da poco perso la moglie Nina e vive male a Milano, luogo di "grigiori climatici ed esistenziali".
Il carezzevole richiamo di Savannah, cittadina della Georgia che per Alberto e Nina era diventato luogo d'elezione, si fa irresistibile e Alberto sale su un aereo diretto nel sud degli Stati Uniti. Savannah, città d'acque provvista di un'addolcita e quieta americanità tutta sua, è il nido, la patria di riserva al di là dal mare, il serbatoio di amicizie genuine capace di allentare il dolore per la mancanza di Nina, mentre Alberto ritesse i fili della propria esistenza.
Blocco d'appunti in cui riorganizzare il passato sentimentale per provare a costruire un futuro, "Ascoltavo le maree" è il canto d'amore del naufrago per Savannah che l'ha accolto e ristorato, canto in cui come un Leitmotiv si inserisce periodicamente la commossa elegia per Nina. Mattioni costruisce il racconto con un intreccio di divagazioni. Un suono, un profumo, uno scorcio della cittadina georgiana sollecitano la memoria e stimolano la narrazione. La storia della vita di Alberto, che sa amare ogni angolo di strada e ogni pontile dello spicchio di mondo che ha scelto come posto dell'anima, riemerge così capitolo per capitolo, arrotondata in ogni asprezza dal colpo d'occhio più saggio concesso dal placido angolo di Georgia in cui "le percezioni positive sono dappertutto, volano nell'aria. (…) A volte è un semplice cenno della mano, altre un largo sorriso, oppure anche soltanto un fugace tocco delle dita sulla falda di un cappello di paglia".
Intorno al protagonista del romanzo un coro di savvannhesi racconta la propria città e ne trasmette intatto il "mood". Liz, l'amica di sempre di Alberto e Nina, è la regina dell'accoglienza. Morty ha un passato che nessuno conosce, "anche se guardandolo nell'azzurro degli occhi è difficile immaginare qualcosa che sia anche appena diverso dal concetto di buono". Gus, dopo mesi che non lo vedi sa riallacciare il discorso come se ti avesse salutato la sera prima.
Leviticus Taylor, anziano ex portuale nero e ingenuo poeta è curioso del mondo ("Anche in Europa la gestazione delle donne dura come qui da noi nove mesi?;"Sono riusciti a raddrizzare la torre pendente?"), ma non abbastanza per andarlo a vedere; in tutta la sua vita è stato soltanto una volta ad Atlanta ("Sono poco più di quattro ore di automobile e, se ricordo bene, guidava mia figlia Eleonore"). Guai però a offendere il senso di appartenenza degli abitanti della città: punta sul vivo da una frase incauta di una giornalista newyorchese, Margie Bellamy, "la più voluminosa, nonché indiscussa decana delle guide turistiche di Savannah", sfoga a male parole tutto il suo fumantino orgoglio sudista su quegli "zigomi metropolitani, resi e mantenuti ossuti da una prevedibile dieta a base di cene e finger food".
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