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"Il complotto": in un misterioso libro-inchiesta l'altra verità sulla morte di JFK
di Andrea Curreli
"Qualcuno sa chi era Lee
Harvey Oswald? Dove ha imparato a sparare? Nei marines. Questo dimostra
cosa possono fare un marine motivato e il suo fucile" afferma il
sergente Hartman in una celebre sequenza del film di Stanley Kubrick Full Metal Jacket.
Lee Harvey Oswald è passato alla storia come l’esecutore materiale
dell’uccisione di John Fitzgerald Kennedy nell'attentato del 22 novembre
1963 a Dallas in Texas. Per la commissione Warren l’ex marine fu
l’unico responsabile del delitto. Ma la versione ufficiale della morte
del 35esimo presidente degli Stati Uniti faceva acqua da tutte le parti e
per questo la famiglia Kennedy ordinò una controinchiesta. La popolare
famiglia democratica e cattolica attendeva l’ascesa alla Casa Bianca di
Bobby Kennedy per poter avere la forza politica per riaprire il caso
sull’omicidio di JFK. Ma un altro assassinio, quello di Bobby, fermò
tutto e i Kennedy diventarono reticenti.
L'inchiesta diventa un libro misterioso - A questo punto, in un ormai lontano 1968, fa la sua comparsa un libro inchiesta intitolato negli Stati Uniti The Plot e in Francia L'Amérique brûle
a firma di un imprecisato e mai identificato James Hepburn. Il testo
riprende sostanzialmente la controinchiesta della famiglia Kennedy, ma
non trova spazio né diffusione. Per aggiungere ancora un po’ di mistero
alla vicenda, in Italia il libro esce edito da una piccola casa editrice
scolastica torinese, L’Albra, e dopo una breve parentesi scompare senza
le tradizionali ristampe. Ora che sono passati tanti anni quel libro
torna in libreria con il titolo di Il Complotto
edito da Nutrimenti. Il testo è stato ovviamente ripulito degli aspetti
meno importanti ed arricchito da una lunga prefazione di Stefania
Limiti che ricostruisce la strana vita di quella inchiesta divenuta
libro. La giornalista inoltre intervista anche William Turner, ex agente
dell’Fbi ma soprattutto uomo di quel giudice Jim Garrison che istruì il
processo della morte di JFK.
La "palla gettata in campo" -
Ma andiamo con ordine partendo dal misterioso libro. “Venne tradotto,
fatto stampare e poi più nulla: più che un lancio editoriale – scrive
Limiti – viene da pensare a una palla gettata in un campo da gioco e
forse nessuno ha avuto l’interesse a raccoglierla. Oppure a qualcuno non
piaceva l’idea che il libro sull’assassinio di Kennedy fosse apprezzato
in giro”. Partendo dal parallelo della palla in gioco resta da chiarire
chi erano i giocatori e le squadre in campo. Da un lato c’erano i
nemici dei Kennedy divisi in varie lobby potenti che per motivi diversi
pianificarono l’omicidio del primo presidente cattolico degli Stati
Uniti. In questo gruppo anti-Kennedy c'era il partito dei militari, che
nel libro vengono definiti semplicemente "i guerrieri", preoccupato
della svolta a sinistra della nazione e soprattutto dell'abbandono di
una decisa poltica bellica nucleare. JFK in realtà rafforzò le spese
militari ma contemporaneamente e attraverso McNamara mise sotto ferreo
controllo i vertici dell'esercito. Ma erano soprattutto i potentati
economici a volere la testa del presidente. Da un lato si temeva una
nuova politica nei confronti dell'America Latina, colonizzata da anni
dalle multinazionali a stelle e strisce, e dall'altro i petrolieri
erano ansiosi di mantenere i loro privilegi.
Il "Comitato" ordina la morte di JFK - Braccio
armato e terminale di queste forze era una lobby definita da Hepburn il
"Comitato". Questo piccolo gruppo era formato da esponenti dei grandi
monopoli industriali, essenzialmente petrolieri texani. Questa lobby
avrebbe coordinato gruppi anticastristi, mafiosi e uomini legati alla
Cia per organizzare l'attentato di Dallas e far ricadere le colpe su Lee
Harvey Oswald che però probabilmente non sapeva neanche di dover
uccidere il presidente. Il Comitato e tutte le altre forze in gioco
avevano anche una copertura politica di altissimo livello: l'allora
vicepresidente Lindon Johnson.
De Gaulle e gli amici di JFK e Bobby Kennedy -
C'era anche un'altra squadra in gioco, uscita inevitabilmente
sconfitta, che progettò la diffusione della controinchiesta tramite il
libro. Tra questi i francesi. I servizi di Charles de Gaulle furono i
primi ad occuparsi dell'uccisione di JFK accogliendo la richiesta
indiretta di Bob Kennedy. Ma perché Parigi si sarebbe fatta coinvolgere
in una questione interna così spinosa? Secondo il libro, De Gaulle
temeva l'ascesa negli Usa di un governo legato all'Oas, il gruppo
terroristico francese che mirava ad ucciderlo. Oltre ai francesi c'erano
i sovietici anche loro impegnati in un lavoro di spionaggio per evitare
di prendersi la colpa dell'omicidio. Infine secondo Saverio Tutino
dietro l'operazione del libro in Italia e dietro L'Albra ci sarebbe
stato Gianni Agnelli.
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