Andrea Pazienza (1956-1988) e la copertina del libro
Paz e la riedizione di "Pompeo", il libro sulla droga che tutti dovrebbero leggere
di Cristiano Sanna
"La Pazienza ha un limite,
Pazienza no". E invece quel limite Andrea Pazienza lo raggiunse, ben
prima della sua morte prematura nel 1988. La riedizione, a cura di Fandango Libri, del suo Pompeo
non fa che confermare quello che sanno tutti coloro che su Paz hanno
saputo mantenere lo sguardo lucido, oggettivo, senza annegarlo nella
mitologia e nell'inutile pietismo. Quando abbozzò le prime tavole di
questo durissimo, affascinante, raggelante viaggio nello sconvolgimento
tossico, Apaz era ad Ascona in Svizzera. Richiesto, ma non più
richiestissimo fra tanti nuovi talenti emersi nel frattempo, giovane, ma
non più la rockstar di carta e china che aveva cantato l'epopea del
Settantasette, tra molte rote eroiniche. Ossessionato dal
rispettare le scadenze di lavoro, inseguito dai creditori (nonostante i
lauti compensi), consumato da una vita da divo. Tutti volevano Pazienza,
tutte lo amavano, troppi volevano condividere i propri scarabocchi
nelle sue vignette da maestro. Ma qualcosa, nel mentre, era venuto a
mancare: la sua adorata Betta, dopo anni di passione e tradimenti, lo
aveva lasciato per un fascinoso e affermato pittore, molto amico di Paz.
E il suo alter ego Stefano Tamburini, creatore di Ranxerox, era stato
messo a dormire per sempre da Madonna Eroina. Pompeo è frutto di tutte queste vicissitudini, e di molto altro.
Un libro da leggere nelle scuole - Visionario, allucinato, ricchissmo di citazioni, testi e ipertesti, rimandi subliminali in 180 pagine, Gli ultimi giorni di Pompeo
è il libro che si dovrebbe far leggere in tutte le scuole se si vuole
comunicare, senza ipocrisia e senza sconti, ai giovani cosa significa
essere tossicodipendenti, quale sia la spirale di godimento e
autodistruzione che avvinghia un essere umano in preda alla roba, e a
quali svolte brutali e vicoli ciechi porti. Pompeo è un magma,
un viaggio nell'inconscio e anche la tragicomica cronaca di una vita
scandita dalle dosi, dai conflitti interiori, dalla rabbia per essersi
autodivorati e dall'orgoglio di non voler mai cedere del tutto al senso
di colpa. Il tratto di Paz è vulcanico, cita la storia dell'arte, quella
del fumetto, ha dentro la rabbia punk e la malinconia di una vita
borghese raggiunta e aborrita in un secondo. La storia del disegnatore
di successo tormentato da un amore finito e dalla seduzione-lotta
tossica echeggia la vita di Andrea, questo è ovvio, ma va oltre. Diventa
parabola, diventa quasi mitologia (da qui la scelta di nomi epici come
Pompeo e Mallardo, rifilati per accostamento irriverente a peromani
persi nel vuoto di una vita risucchiata dalle siringhe e dai "tirelli").
Diventa memoria di un sé consumato, diverso dal "supereroe" ventenne
che affascinava il mondo con i suoi disegni e stregava le donne con il
suo fascino tenero e malandrino.
Fino all'estremo - Pompeo
è un capolavoro che fa male, brucia dentro e lascia il freddo interiore
a lettura terminata. Un libro che ad ogni rilettura svela nuovi
particolari, dettagli che ne chiamano altri. Che lascia il lettore
sfinito e ammirato, come il protagonista di fronte a "quel cielo così
bianco" che torna nelle tavole della narrazione. Andrea Pazienza scrive
in una sequenza di Pompeo: "Vivo sulla lama, mi commuovo nei
bassifondi, parlo coi ricercati dello Stato, brigo, mi procuro e
dilapido milioni, poi rischio, mi struggo, mi umilio, mi arrendo. Poi mi
faccio e tutto torna bello, più splendente di prima. Vuoi mettere
risorgere, risorgere, risorgere". E in un'altra, dolorosa e
celebratissima tavola: "Esistono persone al mondo, poche per fortuna,
che credono di poter barattare un' intera via crucis con una semplice
stretta di mano o una visita ad un museo e che si approfittano della
vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi e
miliardi di parole d'amore". Vale più questo accostamento di tante
dubbie elucubrazioni critiche. Storia di Paz, storia di tanti altri,
rimasti soli a fissare quel cielo così bianco.
da Tiscali libri
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