Firenze
«Traduci in prosa questa poesia»:
le olimpiadi dell’italiano
Ecco i tre giovani vincitori della sfida sulla lingua, iniziativa
organizzata da Accademia della Crusca, Miur, Università e Comune
FIRENZE - Essere incoronati con l’alloro della lingua italiana
nella Firenze di Dante è un’esperienza unica. Se poi lo scenario è
quello del Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, i brividi
emozionali diventano estasi per i cinquanta finalisti delle prime
Olimpiadi di Lingua italiana. Finalmente rilassati, dopo una mattinata
da super stress consumata sui banchi (nonostante un sole straordinario
di una Firenze attraente come non mai) per rispondere alle otto pagine
di test a prova multipla con tanto di trabocchetti preparati per loro
dagli insidiosi e spietati professori.
Le prime Olimpiadi di Lingua italiana, con il patrocinio della
presidenza della Repubblica, finiscono con il podio e le immancabili tre
medaglie. L’oro se lo aggiudica Manuel Sturba del liceo classico
Rinaldini di Ancona; l’argento Luca Nada, dello scientifico di Chivasso;
il bronzo Rita Colombo, del liceo SacroMonte di Varese e il premio
speciale per le scuole italiane all’estero va a Oretta Bressan di Rijeka
(Fiume), in Croazia.
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Un’illustrazione del disegnatore Fabio Sironi sull’uso (e l’abuso) che si fa della nostra lingua |
Eppure la gloria se la meriterebbero tutti questi cinquanta
ragazzi usciti da selezioni rigidissime alle quali hanno partecipato
2500 studenti del quarto anno delle superiori. Non solo per avere
trascorso la notte «prima degli esami» nell’ex convento delle Oblate (e
non in discoteca) oggi biblioteca multimediale a rimirar le stelle e il
vicino cupolone di SantaMaria del Fiore, ma soprattutto per aver
disseminato schegge giovani di intelligenza e genialità in ogni angolo
della Firenze visitata e scoperta con un occhio (e un orecchio) rivolto
alla lingua. Hanno raccontato, i ragazzi, di essere rimasti incantati
dai «tesori» dell’Accademia della Crusca (partner dell’iniziativa
insieme a Miur, Università e Comune) e di aver assaporato tra le viuzze
di Santa Croce un po’ di atmosfera dantesca. Venerdì, gli olimpionici,
avevano assistito a due lezioni magistrali degli scrittori Vittorio
Sermonti («Fatti non foste...») e Luigi Dal Cin («Il piacere della
scrittura») e si erano pure entusiasmati. Ieri mattina, invece, si sono
misurati, nel Salone dei Duecento sede del consiglio comunale, con la
prova finale e le sue domande insidiosissime. Come, per esempio, la
richiesta di descrivere la modalità di coordinazione di alcune frasi
(polisindeto e giustapposizione o asindeto), o di individuare la
presenza della frase disgiuntiva in un brano dei
Promessi Sposi. E
ancora tentando di riscrivere in prosa un testo poetico di Gozzano.
«Una cosa che effettivamente mi ha messo un po’ in difficolta», ammette
con calma disarmante Emma Rossi, 17 anni, innamorata di Dostoevskij e
Chesterton, 9 in italiano, 10 in matematica, voglia di diventare
astrofisico.
Non chiamateli secchioni, però. «Sono talenti da scoprire e
valorizzare - spiega Rosa Maria Di Giorgi, assessore alla Scuola del
Comune di Firenze - anche con iniziative di questo tipo. Ecco perché
abbiamo accettato la proposta del Miur e le abbiamo organizzate; e
adesso chiediamo che restino per sempre a Firenze, la patria della
lingua italiana». Il ministero ci pensa e prende tempo. «Vedremo, già
stiamo organizzando le eliminatorie per la prossima edizione», risponde
Carmela Palumbo, direttore generale Ordinamenti scolastici del Miur. Che
poi annuncia: «I finalisti delle varie Olimpiadi (ci sono anche di
matematica, scienze, informatica, lingue e presto di altre discipline,
anche tecniche e professionali) o i vincitori potrebbero avere accesso a
quelle facoltà dove sono obbligatori i test». Ieri sera cena di gala.
Poi ore piccole per festeggiare. Con scelta amletica: biblioteca o
discoteca?
Marco Gasperetti
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