La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava

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Storia di un amore importante di Grazia Deledda con lettere autografe. Romanzo di Ludovica De Nava

IN TERRITORIO NEMICO

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Dettagli di un sorriso

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Il calcio dell' Asino

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NON STO TANTO MALE

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martedì 25 ottobre 2011

Il nuovo libro di Laner: un tributo d'amore alla Sardegna


Il nuovo libro di Laner: un tributo d'amore alla Sardegna

di Paolo Littarru
Il nuraghe fortezza è la madre di ogni sciocchezza; ho imparato di più da tanti appassionati di archeologia, che conoscono il territorio, prodighi di informazioni filtrate dal buon senso che non da tanti archeologi, arroccati su ciò che appare sulla punta del piccone”. Sanguigno, come tutte le persone profondamente appassionate, Franco Laner, ordinario di Tecnologia dell’Architettura allo IUAV di Venezia, dal 1999, data di uscita del suo libro “Accabadora – tecnologia delle costruzioni nuragiche” non le manda certo a dire agli archeologi sardi. Il suo nuovo libro “Sa ‘Ena – Sardegna Preistorica – dagli antropomorfi ai telamoni di Monte Prama - Ed. Condaghes” è ancora una volta una frustata agli stessi archeologi sardi, a suo dire ”incapaci non dico di illazioni o abduzioni, ma nemmeno di deduzioni!“, arretrati su posizioni ormai superate: “Se la medicina fosse progredita come l’archeologia sarda, ancora oggi si amputerebbero gli arti con la sega, senza anestesia”.

Ma il nuovo libro di Laner è soprattutto un tributo d’amore alle architetture monumentali della Sardegna antica, che dovrebbero costituire, non solo materia di studio per archeologi, ma addirittura, in molti casi “architettura nel senso più alto del termine e arte, in quanto capaci di toccare profondamente le corde dell’animo”. “Sa Ena” è anche un riconoscimento dell’architetto veneziano agli studi dell’autodidatta Mauro Zedda, le cui scoperte sull’orientamento astronomico dei nuraghi stanno facendo il giro del mondo, e gli unici che si ostinano a liquidarle con una scrollata di spalle sono proprio solamente gli archeologi sardi: i loro colleghi europei le valutano invece molto seriamente, e dedicano interi capitoli dei loro libri agli orientamenti astronomici dei monumenti sardi, scoperti proprio da Zedda. Proprio 20 anni fa, nel 1991, l'allora dilettante contadino-archeologo pubblicava gli esiti del suo primo studio sull’incredibile sistema di allineamenti astronomici della valle di Brabaciera ad Isili: una scoperta che da sola avrebbe meritato a Mauro l’apprezzamento degli archeologi e il plauso di tutti i Sardi. Uno spettacolo, quello dei nuraghi che disegnano sull’orizzonte la danza del sole e della luna, di una bellezza primordiale, e nello stesso tempo rivoluzionario dal punto di vista scientifico che tutti i Sardi e i turisti dovrebbero poter conoscere, e contemplare. Da allora Zedda e gli studiosi internazionali da lui invitati in Sardegna, hanno analizzato l’orientamento astronomico di centinaia di nuraghe. Le scoperte sono state talvolta sbalorditive ma sconosciute ai più: l’orientamento astronomico dei nuraghi costituisce oramai un dato di fatto inequivocabile e riconosciuto a livello internazionale. Ma quale è stata la reazione degli archeologi sardi a queste scoperte? Fino a qualche anno fa una scrollata di spalle verso un outsider, che pretenderebbe addirittura di criticare l'indiscusso maestro, ed accademico dei Lincei Giovanni Lilliu. Da qualche tempo, però, da quando gli studi di Zedda, campeggiano sulle più quotate riviste e pubblicazioni internazionali, vige tra gli archeologi sardi la regola del silenzio assoluto in materia. La domanda è più che legittima: perché tanti anni di silenzi degli archeologi sardi intorno alle scoperte di Mauro Zedda? Laner e Zedda, insieme, hanno dato la loro risposta il 30 settembre alle ore 18 presso la sala dell’Unione Ex Allievi di Don Bosco in Viale Fra Ignazio a Cagliari durante la presentazione di “Sa ‘Ena”.

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