ADDIO AD ANDREA ZANZOTTO
La lettera Gli auguri del presidente della Repubblica per i
novant' anni del grande poeta veneto. Polemica leghista durante la
celebrazione a Padova
Caro Zanzotto, la sua voce è un costante richiamo etico e civile
Pubblichiamo la lettera che Giorgio Napolitano ha inviato ad Andrea
Zanzotto per festeggiare i novant' anni compiuti il 10 ottobre scorso dal poeta di Pieve
di Soligo. Nel testo il presidente della Repubblica rende omaggio alla
sua «visione della poesia come "sentimento del tempo"» e a un percorso
civile segnato dall' «ancoraggio alla Resistenza e alla Costituzione».
Il capo dello Stato ricorda anche le tante esperienze che lo legano al
poeta, «epoche cruciali come quelle della fine del fascismo e della
successiva fioritura democratica», il comune amore per Montale e l'
ambiente culturale padovano durante la Seconda guerra mondiale. E
proprio a Padova, ieri, la celebrazione del poeta organizzata dalla
Regione al Caffè Pedrocchi ha scatenato un piccolo caso politico. Il
vicepresidente della Provincia, il leghista Roberto Marcato, escluso dal
tavolo dei relatori, ha abbandonato platealmente la sala quando Elio
Armano, scultore, ex consigliere regionale pd e amico del poeta, nel suo
intervento si è scagliato contro la secessione. A placare la polemica
ci ha pensato lo stesso Zanzotto: «Mi hanno raccontato di questo
incidente, spero sia stata solo un' impuntatura sul protocollo della
cerimonia». Caro Zanzotto, riceva il più affettuoso augurio, per un
così bel compleanno, da un suo vicino di età. E non solo di età: perché
altre vicinanze ci legano, avendo entrambi vissuto epoche cruciali come
quella della fine del fascismo e della successiva fioritura democratica,
e condiviso frequentazioni culturali e umane. È rimasta parte
importante della mia formazione la Padova del 1942/43, in cui la mia
famiglia si trasferì da «sfollata» per l' infierire della guerra su
Napoli, e io conclusi il liceo al Tito Livio e incrociai (in libreria
Draghi, ricorda?) le alte figure dell' Università antifascista. Mi aprii
allora al gusto della poesia, impersonata per me anche da Diego Valeri,
cui lei è stato particolarmente vicino; e scoprii quel Montale -
rimasto a me sempre caro più di ogni altro contemporaneo - che lei ha
giustamente difeso dalla sciocca etichettatura di «afascista» (quanti
giovani come me lessero i suoi versi in chiave antifascista!). Le
sono vicino, caro Zanzotto, nella visione della poesia come «sentimento
del tempo», e sono tra i tanti che ammirano la ricchezza di motivi
ispiratori e di accenti con cui l' ha come tale rappresentata. Nell'
orizzonte più vasto, poi, dei suoi interessi culturali e civili, ritrovo
i fili, a me familiari, non solo di un percorso «tra politica e utopie»
come quello da lei rievocato, ma dell' ancoraggio alla Resistenza e
alla Costituzione, e dell' idea di «un' unità del Paese, messa in campo
fin dal Medioevo» sul terreno della storia letteraria. E colgo in
lei la vigile attenzione e il fermo richiamo a valori essenziali dinanzi
ai guasti subiti dalla società e dallo Stato, al diffondersi non solo
della corruzione ma di una «volgarità fatua e rissosa», di «spinte
sgangherate» e di «bassi sentimenti». La ringrazio per questa
severità appassionata dei suoi messaggi, per l' amore che rivolge alla
natura ferita così come alla gente del suo Veneto - una volta «povera e
serva» - sempre faticatrice, ora anch' essa presa in quel «progresso
scorsoio» che turba noi tutti. Continui, caro Zanzotto, a farci
sentire questa sua limpida voce. Con amicizia. RIPRODUZIONE RISERVATA
Napolitano Giorgio
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ANDREA ZANZOTTO
Cinque poesie di Andrea Zanzotto
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