La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava

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Storia di un amore importante di Grazia Deledda con lettere autografe. Romanzo di Ludovica De Nava

IN TERRITORIO NEMICO

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Romanzo storico sulla Resistenza di Pier Luigi Zanata e altri 114 scrittori - metodo Scrittura Industriale Collettiva

Dettagli di un sorriso

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romanzo di Gianni Zanata

Il calcio dell' Asino

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Il calcio dell’Asino. Il calvario di un giornale ribelle (1892-1925) e del suo direttore Giovanni de Nava (Giva)

NON STO TANTO MALE

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romanzo di Gianni Zanata

mercoledì 5 ottobre 2011

Così la democrazia può difendersi dal populismo, un libro di Carlo Galli

Repubblica 5.10.11
Un libro di Carlo Galli analizza un fenomeno che, nato a destra, ha contagiato anche la sinistra
Così la democrazia può difendersi dal populismo
L´esigenza semplicistica di essere difesi contro nemici fittizi come gli immigrati, la casta la globalizzazione
di Miguel Gotor


Un paesaggio di rovine. È questa l´immagine che il cittadino-consumatore dell´età della globalizzazione avrebbe davanti agli occhi visitando un ideale Foro politico occidentale contemporaneo: Stato e individui, cittadinanza e diritti, rappresentanza e sovranità, popolo e parlamento – i templi della politica moderna che fu – ridotti a un ammasso di pietre corrose e ingiallite dall´usura del tempo e dalla sequela di scommesse tradite. Se il turista volesse capire come è stato possibile che delle secolari colonne di pregio dalla solida apparenza siano crollate nel volgere di solo un trentennio, non a causa di un attacco nemico, bensì per un lento processo di erosione interna, gli tornerebbe utile avere come guida l´ultimo libro di Carlo Galli, Il disagio della democrazia, pubblicato da Einaudi.
Anzi, il lettore di questo breve, ma denso saggio non faticherebbe a immaginarsi il suo autore intento a dialogare con le statue "snasate" ed evirate degli antichi maestri, che sarebbero ormai prive del fiuto e degli attributi necessari per pensare ancora il futuro: il Pericle di Tucidide, Aristotele, Machiavelli, Hobbes, Locke, Rousseau, Tocqueville, Marx, Weber, Schmitt e Adorno. Un confronto serrato basato sul convincimento condivisibile che l´età globale in cui viviamo ci consegna un popolo così sbriciolato da non riuscire più a essere una parte rivendicante il tutto, una sovranità obsoleta come rappresentanza e capacità di decisione, un territorio senza confini e una soggettività sempre più incerta, sospesa tra nevrosi e narcisismo.
Da questa presa d´atto scaturisce una percezione – molto occidentale, anche se soprattutto europea e in particolare italiana – di un crescente disagio teorico e pratico della democrazia. Un sentimento la cui espressione intellettuale e retorica è un privilegio concesso dalla democrazia ai suoi abitanti e la cui amplificazione non deve dunque inquietare perché è un segno indiretto ma concreto della perdurante vitalità di quel sistema. Per Galli si tratta di un disagio duplice: soggettivo, dei cittadini, che sempre più vivono un sentimento di rabbiosa repulsa verso la democrazia, alimentato da una miscela di implicita indifferenza o esibita indignazione; ma è anche un disagio oggettivo, legato ai sistemi e alle strutture democratiche, che non riescono più a rispondere alle aspettative suscitate nel trentennio d´oro della democrazia occidentale, tra gli anni ´50 e ´80 del Novecento. L´età della speranza, quella del compromesso socialdemocratico, che sarebbe bene ci abituassimo a considerare una felice eccezione, peraltro fiorita su un crudelissimo privilegio, rappresentato dal vuoto generazionale provocato dall´immane carneficina della II guerra mondiale.
L´età del disagio incomincia, a sinistra, negli anni Ottanta con la percezione della crisi dell´idea di rivoluzione in grado di edificare un sistema alternativo a quello capitalistico, un sogno e un progetto che aveva conquistato il cuore e le menti di tanti, distraendoli dalle fatiche e dai rigori del riformismo. Tuttavia, esplode a destra quando matura la crisi del modello liberista propagandato per anni, capace di produrre consenso in una fase di espansione economica, ma di rivelare tutta l´ingiustizia del suo volto classista in una fase di recessione come quella che stiamo vivendo. Un modello di capitalismo finanziario che ha scommesso sull´irrilevanza della politica e ne ha approfittato per aggredire il ceto medio, al quale ha letteralmente rubato i risparmi accumulati nel corso degli anni ´90, grazie all´ingenua pretesa di moltiplicare il denaro senza lavorare, ma solo attraverso una regolata speculazione.
È impossibile dare conto della molteplicità dei temi affrontati in questo saggio e ne scegliamo uno che costituisce, a parere dell´autore, una delle forme più vistose dell´attuale disagio della democrazia, ossia la sua deriva in senso populistico e plebiscitario. Un fenomeno la cui egemonia è dimostrata dal fatto che, pur nascendo da destra, è penetrato anche a sinistra, in dosi diverse, ma ugualmente pericolose perché subalterne e quindi inefficaci a definire le linee guida di una piattaforma progressista. Secondo Galli nel populismo si esprime un´esigenza semplicistica di rassicurazione contro nemici fittizi la cui percezione viene a bella posta amplificata dai mezzi di informazione di massa: la globalizzazione con le sue "cineserie", i migranti che rubano il lavoro, il golpe dei tecnocrati, la casta dei politici e chi più ne ha più ne metta, in un bar dello sport permanente. Sono contemporaneamente screditate le funzioni pubbliche di mediazione professionale e di rappresentanza politica che vengono percepite come inutilmente costose e inconcludenti e si governa come se si fosse all´opposizione in nome della semplificazione e dell´emergenza.
Solo la consapevolezza della complessità del gioco democratico può costituire un argine credibile a questa deriva, una coscienza che si acquisisce valorizzando la densità dell´evoluzione storica di quel pensiero. Affinché ciò avvenga è necessario compiere uno sforzo di restauro del moderno di carattere umanistico che implica la necessità di distinguere e di salvaguardare ciò che è vivo da ciò che è irrimediabilmente caduco. Galli individua nella forma partito, come "perno di una concezione realistica della democrazia", nella vitalità organizzativa e conflittuale della società piuttosto che delle istituzioni, e nella difesa della Costituzione gli atti politici volitivi e decisionali capaci di trasformare la coscienza del disagio della democrazia nella fioritura di una nuova energia civile.
E così, dentro quel Foro politico occidentale contemporaneo, fra quella distesa di rovine, vi è ancora la possibilità di ricercare un riscatto democratico che richiede più senso della storia che scienza della comunicazione e un rapporto più stretto tra politica e cultura: di questi tempi, iniziare ad averne contezza non è poco e questo libro è un prezioso aiuto nella giusta direzione.


da spogli

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