Repubblica 5.10.11
Un libro di Carlo Galli analizza un fenomeno che, nato a destra, ha contagiato anche la sinistra
Così la democrazia può difendersi dal populismo
L´esigenza semplicistica di essere difesi contro nemici fittizi come gli immigrati, la casta la globalizzazione
di Miguel Gotor
Un paesaggio di rovine. È questa l´immagine che il cittadino-consumatore
dell´età della globalizzazione avrebbe davanti agli occhi visitando un
ideale Foro politico occidentale contemporaneo: Stato e individui,
cittadinanza e diritti, rappresentanza e sovranità, popolo e parlamento –
i templi della politica moderna che fu – ridotti a un ammasso di pietre
corrose e ingiallite dall´usura del tempo e dalla sequela di scommesse
tradite. Se il turista volesse capire come è stato possibile che delle
secolari colonne di pregio dalla solida apparenza siano crollate nel
volgere di solo un trentennio, non a causa di un attacco nemico, bensì
per un lento processo di erosione interna, gli tornerebbe utile avere
come guida l´ultimo libro di Carlo Galli, Il disagio della democrazia,
pubblicato da Einaudi.
Anzi, il lettore di questo breve, ma denso saggio non faticherebbe a
immaginarsi il suo autore intento a dialogare con le statue "snasate" ed
evirate degli antichi maestri, che sarebbero ormai prive del fiuto e
degli attributi necessari per pensare ancora il futuro: il Pericle di
Tucidide, Aristotele, Machiavelli, Hobbes, Locke, Rousseau, Tocqueville,
Marx, Weber, Schmitt e Adorno. Un confronto serrato basato sul
convincimento condivisibile che l´età globale in cui viviamo ci consegna
un popolo così sbriciolato da non riuscire più a essere una parte
rivendicante il tutto, una sovranità obsoleta come rappresentanza e
capacità di decisione, un territorio senza confini e una soggettività
sempre più incerta, sospesa tra nevrosi e narcisismo.
Da questa presa d´atto scaturisce una percezione – molto occidentale,
anche se soprattutto europea e in particolare italiana – di un crescente
disagio teorico e pratico della democrazia. Un sentimento la cui
espressione intellettuale e retorica è un privilegio concesso dalla
democrazia ai suoi abitanti e la cui amplificazione non deve dunque
inquietare perché è un segno indiretto ma concreto della perdurante
vitalità di quel sistema. Per Galli si tratta di un disagio duplice:
soggettivo, dei cittadini, che sempre più vivono un sentimento di
rabbiosa repulsa verso la democrazia, alimentato da una miscela di
implicita indifferenza o esibita indignazione; ma è anche un disagio
oggettivo, legato ai sistemi e alle strutture democratiche, che non
riescono più a rispondere alle aspettative suscitate nel trentennio
d´oro della democrazia occidentale, tra gli anni ´50 e ´80 del
Novecento. L´età della speranza, quella del compromesso
socialdemocratico, che sarebbe bene ci abituassimo a considerare una
felice eccezione, peraltro fiorita su un crudelissimo privilegio,
rappresentato dal vuoto generazionale provocato dall´immane carneficina
della II guerra mondiale.
L´età del disagio incomincia, a sinistra, negli anni Ottanta con la
percezione della crisi dell´idea di rivoluzione in grado di edificare un
sistema alternativo a quello capitalistico, un sogno e un progetto che
aveva conquistato il cuore e le menti di tanti, distraendoli dalle
fatiche e dai rigori del riformismo. Tuttavia, esplode a destra quando
matura la crisi del modello liberista propagandato per anni, capace di
produrre consenso in una fase di espansione economica, ma di rivelare
tutta l´ingiustizia del suo volto classista in una fase di recessione
come quella che stiamo vivendo. Un modello di capitalismo finanziario
che ha scommesso sull´irrilevanza della politica e ne ha approfittato
per aggredire il ceto medio, al quale ha letteralmente rubato i risparmi
accumulati nel corso degli anni ´90, grazie all´ingenua pretesa di
moltiplicare il denaro senza lavorare, ma solo attraverso una regolata
speculazione.
È impossibile dare conto della molteplicità dei temi affrontati in
questo saggio e ne scegliamo uno che costituisce, a parere dell´autore,
una delle forme più vistose dell´attuale disagio della democrazia, ossia
la sua deriva in senso populistico e plebiscitario. Un fenomeno la cui
egemonia è dimostrata dal fatto che, pur nascendo da destra, è penetrato
anche a sinistra, in dosi diverse, ma ugualmente pericolose perché
subalterne e quindi inefficaci a definire le linee guida di una
piattaforma progressista. Secondo Galli nel populismo si esprime
un´esigenza semplicistica di rassicurazione contro nemici fittizi la cui
percezione viene a bella posta amplificata dai mezzi di informazione di
massa: la globalizzazione con le sue "cineserie", i migranti che rubano
il lavoro, il golpe dei tecnocrati, la casta dei politici e chi più ne
ha più ne metta, in un bar dello sport permanente. Sono
contemporaneamente screditate le funzioni pubbliche di mediazione
professionale e di rappresentanza politica che vengono percepite come
inutilmente costose e inconcludenti e si governa come se si fosse
all´opposizione in nome della semplificazione e dell´emergenza.
Solo la consapevolezza della complessità del gioco democratico può
costituire un argine credibile a questa deriva, una coscienza che si
acquisisce valorizzando la densità dell´evoluzione storica di quel
pensiero. Affinché ciò avvenga è necessario compiere uno sforzo di
restauro del moderno di carattere umanistico che implica la necessità di
distinguere e di salvaguardare ciò che è vivo da ciò che è
irrimediabilmente caduco. Galli individua nella forma partito, come
"perno di una concezione realistica della democrazia", nella vitalità
organizzativa e conflittuale della società piuttosto che delle
istituzioni, e nella difesa della Costituzione gli atti politici
volitivi e decisionali capaci di trasformare la coscienza del disagio
della democrazia nella fioritura di una nuova energia civile.
E così, dentro quel Foro politico occidentale contemporaneo, fra quella
distesa di rovine, vi è ancora la possibilità di ricercare un riscatto
democratico che richiede più senso della storia che scienza della
comunicazione e un rapporto più stretto tra politica e cultura: di
questi tempi, iniziare ad averne contezza non è poco e questo libro è un
prezioso aiuto nella giusta direzione.
da spogli
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