Cultura
09/10/2011 - LA PASSIONE PER GLI SPIRITI
Il piacere si fa Occulto
nella cultura dei Lumi
Nasce a fine Settecento
la passione per spiriti, streghe
e fantasmi: attraverserà non
solo letteratura e arte, ma
a sorpresa anche la scienza
ALBERTO MATTIOLI
INVIATO A STRASBURGO
Due secoli di sogni che spesso poi sono incubi, con gli artisti che immaginano, gli scienziati che misurano e i filosofi che ci ragionano su. Se c’è una morale della storia raccontata da questa colossale mostra di Strasburgo, L’Europe des esprits, «L’Europa degli spiriti o la fascinazione dell’occulto, 1750-1950», è che l’aldilà resta un’attrazione irresistibile per chi sta aldiquà. Certo, stupisce che proprio mentre la Ragione trionfa e i Lumi rischiarano tutta Europa si sviluppi il gusto dell’occulto. E spesso nelle stesse persone. Vedi Goya, passato dalla critica illuminista alla Spagna arretrata a dipingere streghe che divorano bambini vivi (crudeli crudités) e capricci horror: il sonno della Ragione genera mostri, davvero.
Il negativo dei Lumi è lo svedese Swedenborg, popolarissimo e lettissimo, ben introdotto nel mondo degli spiriti, il «più grande e più elevato dei cervelli umani»: tarda definizione griffata Arthur Conan Doyle, il papà del pur positivista Sherlock Holmes. In questo scorcio di Settecento già quasi romantico colpisce il revival di Shakespeare: dall’Inghilterra alla Francia alla Germania è tutto un fiorire di sogni di una notte di mezza estate popolati di folletti, fantasmi di Riccardo III, tempeste esoteriche e, naturalmente, streghe davanti a pentoloni fumanti in attesa di Macbeth. Lo stesso Goethe, regista a Weimar, schizza le scene per un Macbeth, prima di scatenare con il suo Faust un’altra ondata di diavoli, sabba, filtri magici e notti di Walpurga.
I soliti romantici? Macché. Il libro degli spiriti di Allan Kardec (1857) e I grandi iniziati di Edouard Schuré (1889) sono i due bestseller che affascinano i simbolisti. La teosofia conquista Kupka e Mondrian, Kandinsky e Arp e si accomoda perfino nel razionalissimo Bauhaus. A Parigi, il «Salone dei rosacroce» del misterioso Sar Peladan è un successo costante fino al 1897, e con colonna sonora di Erik Satie (a proposito: la musica, come al solito in queste grandi mostre interdisciplinari, è la grande sacrificata. Sì, ci sono i ben noti bozzetti di Schinkel per Il flauto magico, ma non una parola sul melodramma romantico a base di sonnambulismi e pazzie. E poco anche su Wagner).
Intanto tornano alla grande, sulla fin-de-siècle, i miti esoterici di Edipo e Orfeo, mentre sono molto ben rappresentati (saranno le lunghe notti e gli inverni lunghissimi?) gli artisti nordici, baltici, scandinavi, polacchi. I surrealisti sguazzano nell’occulto: André Breton ordina di «prendere ordini dal meraviglioso» e prefà un libro su Satana, Salvador Dalí dipinge una stupenda Vacca spettrale. E poi Rudolf Steiner e il Monte Verità di Ascona con la relativa comunità esoterica, che reinventa la danza come strumento di comunione e comunicazione con l’Altrove.
Si passa già un po’ stremati ai libri e alla grafica, con chicche come la prima edizione del celebre Malleus Maleficarum pubblicato nel 1487, guarda caso proprio a Strasburgo (città «magica» come Torino), attraversando sale piene di Cabale ebraiche, libri dei morti egiziani, manuali per l’evocazione degli spiriti, tentazioni di Sant’Antonio, sibille classiche e poi naturalmente il cavaliere, la morte e il diavolo. E si arriva alla scienza, che di tutto questo bric-à-brac sembrerebbe la negazione. Invece, a sorpresa, capita tutt’altro. E non solo nel Settecento di Messmer (c’è il suo apparecchio per curare con il magnetismo, già sbeffeggiato da Mozart nel Così fan tutte), ma proprio con i campioni della ricerca moderna.
Pierre e Marie Curie si interessano ai medium e sottopongono la celebre Eusapia Palladino, «la diva des savants» a sedute estenuanti insieme a Camille Flammarion, astronomo, autore del saggio Les forces naturelles inconnues e fratello di Ernest, fondatore della casa editrice che traduce Ipnotismo e spiritismo di Cesare Lombroso. Nel frattempo si inventano strani strumenti per monitorare trance ed ectoplasmi e macchine fotografiche speciali per immortalare fantasmi. Man mano che la scienza avanza si ritira l’occulto, ma i due campi non sono così impermeabili.
William Crookes, presidente della Royal Society of Science, studia i medium e conclude che sì, Daniel Douglas Home riesce davvero a sollevare i tavolini e Florence Cook, legata a una sedia, a far materializzare il fantasma di Ketty King, figlia del pirata Morgan (ma pare che Crooks fosse innamorato cotto della signorina, il che riduce di molto la scientificità dell’esperimento). Nel 1905 a Villa Carmen, vicino ad Algeri, le apparizioni del fantasma del principe indù Bien-Boa attraverso la medium Marthe Béraud sono testimoniate da Charles Richet, Nobel per la Medicina nel 1913 e inventore di una nuova scienza, la «metapsichica». Ahimè, una controinchiesta dimostrerà poi che le foto di Bien-Boa sono taroccate.
Mentre questi eminenti vittoriani con il barbone e il pince-nez fanno volare i tavolini, è interessante vedere come la volgarizzazione della scienza ricorra ancora a metafore tratte dall’occulto. Alle masse, la natura appare ancora dominata da forze misteriose e incontrollabili: nel 1888, l’esposizione elettrica di Berlino è annunciata da un bellissimo manifesto della «fée électricité», la fata elettricità. L’ultimo rigurgito di un’occultismo «savant» è la Prima guerra mondiale, quando l’immane macello rilancia alla grande il bisogno di comunicare con i morti.
Ma lo scienziato, ormai, ha un altro status, si professionalizza: non a caso, la mostra si conclude con l’inaugurazione del Palais de la Decouverte, nel 1937 a Parigi, per spiegare la scienza a tutti. E se il meraviglioso e lo spettacolare servono ad attirare le folle, la loro spiegazione è ormai rigorosamente scientifica. Gli spiriti non sono più oggetto di ricerca; diventano, al massimo, soggetti per una bella mostra.
Due secoli di sogni che spesso poi sono incubi, con gli artisti che immaginano, gli scienziati che misurano e i filosofi che ci ragionano su. Se c’è una morale della storia raccontata da questa colossale mostra di Strasburgo, L’Europe des esprits, «L’Europa degli spiriti o la fascinazione dell’occulto, 1750-1950», è che l’aldilà resta un’attrazione irresistibile per chi sta aldiquà. Certo, stupisce che proprio mentre la Ragione trionfa e i Lumi rischiarano tutta Europa si sviluppi il gusto dell’occulto. E spesso nelle stesse persone. Vedi Goya, passato dalla critica illuminista alla Spagna arretrata a dipingere streghe che divorano bambini vivi (crudeli crudités) e capricci horror: il sonno della Ragione genera mostri, davvero.
Il negativo dei Lumi è lo svedese Swedenborg, popolarissimo e lettissimo, ben introdotto nel mondo degli spiriti, il «più grande e più elevato dei cervelli umani»: tarda definizione griffata Arthur Conan Doyle, il papà del pur positivista Sherlock Holmes. In questo scorcio di Settecento già quasi romantico colpisce il revival di Shakespeare: dall’Inghilterra alla Francia alla Germania è tutto un fiorire di sogni di una notte di mezza estate popolati di folletti, fantasmi di Riccardo III, tempeste esoteriche e, naturalmente, streghe davanti a pentoloni fumanti in attesa di Macbeth. Lo stesso Goethe, regista a Weimar, schizza le scene per un Macbeth, prima di scatenare con il suo Faust un’altra ondata di diavoli, sabba, filtri magici e notti di Walpurga.
I soliti romantici? Macché. Il libro degli spiriti di Allan Kardec (1857) e I grandi iniziati di Edouard Schuré (1889) sono i due bestseller che affascinano i simbolisti. La teosofia conquista Kupka e Mondrian, Kandinsky e Arp e si accomoda perfino nel razionalissimo Bauhaus. A Parigi, il «Salone dei rosacroce» del misterioso Sar Peladan è un successo costante fino al 1897, e con colonna sonora di Erik Satie (a proposito: la musica, come al solito in queste grandi mostre interdisciplinari, è la grande sacrificata. Sì, ci sono i ben noti bozzetti di Schinkel per Il flauto magico, ma non una parola sul melodramma romantico a base di sonnambulismi e pazzie. E poco anche su Wagner).
Intanto tornano alla grande, sulla fin-de-siècle, i miti esoterici di Edipo e Orfeo, mentre sono molto ben rappresentati (saranno le lunghe notti e gli inverni lunghissimi?) gli artisti nordici, baltici, scandinavi, polacchi. I surrealisti sguazzano nell’occulto: André Breton ordina di «prendere ordini dal meraviglioso» e prefà un libro su Satana, Salvador Dalí dipinge una stupenda Vacca spettrale. E poi Rudolf Steiner e il Monte Verità di Ascona con la relativa comunità esoterica, che reinventa la danza come strumento di comunione e comunicazione con l’Altrove.
Si passa già un po’ stremati ai libri e alla grafica, con chicche come la prima edizione del celebre Malleus Maleficarum pubblicato nel 1487, guarda caso proprio a Strasburgo (città «magica» come Torino), attraversando sale piene di Cabale ebraiche, libri dei morti egiziani, manuali per l’evocazione degli spiriti, tentazioni di Sant’Antonio, sibille classiche e poi naturalmente il cavaliere, la morte e il diavolo. E si arriva alla scienza, che di tutto questo bric-à-brac sembrerebbe la negazione. Invece, a sorpresa, capita tutt’altro. E non solo nel Settecento di Messmer (c’è il suo apparecchio per curare con il magnetismo, già sbeffeggiato da Mozart nel Così fan tutte), ma proprio con i campioni della ricerca moderna.
Pierre e Marie Curie si interessano ai medium e sottopongono la celebre Eusapia Palladino, «la diva des savants» a sedute estenuanti insieme a Camille Flammarion, astronomo, autore del saggio Les forces naturelles inconnues e fratello di Ernest, fondatore della casa editrice che traduce Ipnotismo e spiritismo di Cesare Lombroso. Nel frattempo si inventano strani strumenti per monitorare trance ed ectoplasmi e macchine fotografiche speciali per immortalare fantasmi. Man mano che la scienza avanza si ritira l’occulto, ma i due campi non sono così impermeabili.
William Crookes, presidente della Royal Society of Science, studia i medium e conclude che sì, Daniel Douglas Home riesce davvero a sollevare i tavolini e Florence Cook, legata a una sedia, a far materializzare il fantasma di Ketty King, figlia del pirata Morgan (ma pare che Crooks fosse innamorato cotto della signorina, il che riduce di molto la scientificità dell’esperimento). Nel 1905 a Villa Carmen, vicino ad Algeri, le apparizioni del fantasma del principe indù Bien-Boa attraverso la medium Marthe Béraud sono testimoniate da Charles Richet, Nobel per la Medicina nel 1913 e inventore di una nuova scienza, la «metapsichica». Ahimè, una controinchiesta dimostrerà poi che le foto di Bien-Boa sono taroccate.
Mentre questi eminenti vittoriani con il barbone e il pince-nez fanno volare i tavolini, è interessante vedere come la volgarizzazione della scienza ricorra ancora a metafore tratte dall’occulto. Alle masse, la natura appare ancora dominata da forze misteriose e incontrollabili: nel 1888, l’esposizione elettrica di Berlino è annunciata da un bellissimo manifesto della «fée électricité», la fata elettricità. L’ultimo rigurgito di un’occultismo «savant» è la Prima guerra mondiale, quando l’immane macello rilancia alla grande il bisogno di comunicare con i morti.
Ma lo scienziato, ormai, ha un altro status, si professionalizza: non a caso, la mostra si conclude con l’inaugurazione del Palais de la Decouverte, nel 1937 a Parigi, per spiegare la scienza a tutti. E se il meraviglioso e lo spettacolare servono ad attirare le folle, la loro spiegazione è ormai rigorosamente scientifica. Gli spiriti non sono più oggetto di ricerca; diventano, al massimo, soggetti per una bella mostra.
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