Affondo... storie di immigrazione
Come ogni estate anche quella che ormai ci si lascia alle spalle ci è stata costellata di sbarchi e respingimenti... Libia, Tunisia e Lampedusa come approdo sicuro... l'Italia. Volti diversi di giovani e meno giovani, uomini soprattutto, ma anche donne e bambini alla ricerca di uno scampo o semplicemente una speranza, un futuro. Ma in quanti conoscono esattamente cosa li aspetta, in quanti sono realmente pronti a rischiare la vita, magari a perderla nelle acque del nostro Mediterraneo, in quanti sono pronti ad affrontare il sacrificio e la miseria, l'umiliazione e lo sfruttamento nella ricca e civile Europa? Questa la domanda che Jean-Baptiste Sourou, giornalista e docente universitario, pone in maniera semplice e immediata attraverso le piccole storie contenute nel libretto Affondo edito da San Paolo. Una riflessione già maturata da tempo evidentemente ma che si avvale del racconto e della testimonianza raccolta sul campo nel corso di diversi anni. Da Lampedusa, a Roma, a Rosarno si susseguono volti, nomi, ricordi.... storie e drammi umani in una carrellata che potrebbe essere infinita. L'occhio del giornalista si sofferma su ognuno di loro e in poche parole ne restituisce l'umanità, così che il lettore abbia la possibilità di incontrare il vecchio pescatore nelle cui reti si sono incagliati resti di corpi umani accanto alla giovane donna che ha dovuto partorire sul barcone in tutta fretta... ma anche le prigioni libiche e i trafficanti di esseri umani, i Cie e l'Hotel Africa.
Storie che hanno il pregio di raccontare in maniera semplice e immediata, un fenomeno in realtà complesso e multiforme come quello dell'immigrazione, utili soprattutto ai non “addetti ai lavori” e che, nella volontà dell'autore sono l'atto d'accusa più grave si possa rivolgere alla classe dirigente africana, responsabile in buona parte del fenomeno e conseguentemente dell'assassinio di molti suoi figli, senza tuttavia tacere le responsabilità italiane ed europee, complice una cattiva informazione.
E di fronte alla tragedia per Sourou sembra proprio che l'informazione possa offrire una forma di salvezza: se quegli uomini e quelle donne conoscessero realmente quello che li aspetta forse rinuncerebbero all'idea di partire...
Forse... perchè il condizionale è più che mai d'obbligo.
Bruna Iacopino
Storie che hanno il pregio di raccontare in maniera semplice e immediata, un fenomeno in realtà complesso e multiforme come quello dell'immigrazione, utili soprattutto ai non “addetti ai lavori” e che, nella volontà dell'autore sono l'atto d'accusa più grave si possa rivolgere alla classe dirigente africana, responsabile in buona parte del fenomeno e conseguentemente dell'assassinio di molti suoi figli, senza tuttavia tacere le responsabilità italiane ed europee, complice una cattiva informazione.
E di fronte alla tragedia per Sourou sembra proprio che l'informazione possa offrire una forma di salvezza: se quegli uomini e quelle donne conoscessero realmente quello che li aspetta forse rinuncerebbero all'idea di partire...
Forse... perchè il condizionale è più che mai d'obbligo.
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