Cinque anni fa moriva Oriana Fallaci, prima donna inviata al fronte
Adnkronos
Roma, 13 set. (Adnkronos) - Il 15
settembre di cinque anni fa si spegneva a Firenze Oriana Fallaci,
scrittrice, giornalista e prima donna italiana inviata sul fronte di
guerra, uccisa da un cancro ai polmoni con cui conviveva dal 2001.
Determinata
e dalle idee chiare, soprattutto negli ultimi anni della sua vita,
Fallaci si è attirata addosso una scia di polemiche, sia politiche, su
alcune sue prese di posizione a proposito dell'Islam e degli immigrati,
sia personali e familiari, sul suo testamento in favore del nipote
Edoardo Perazzi. Oriana Fallaci è stata una 'penna' che ha sempre fatto
sentire la sua voce forte, levandosi contro le ingiustizie e scendendo
in campo fin da giovanissima.
Prima
di quattro sorelle e figlia di Edoardo Fallaci, attivo antifascista,
Oriana, nata nel capoluogo toscano il 29 giugno del 1929, prende parte
alla Resistenza con compiti di vedetta, unendosi poi al gruppo
clandestino 'Giustizia e Libertà'. L'adolescente Fallaci assiste alle
atrocità dell'occupazione nazista di Firenze, durante la quale anche il
padre viene catturato e torturato a Villa Triste. Per il suo attivismo,
nel 1943, a soli 14 anni, riceve un riconoscimento da parte
dell'Esercito Italiano.
Fallaci
esordisce giovanissima, a soli 19 anni, anche nel mondo del giornalismo.
Dopo la maturità classica al Liceo 'Galilei' di Firenze, infatti, la
futura autrice di 'Un uomo' si iscrive alla facoltà di medicina, che
però abbandona subito, spinta dallo zio Bruno Fallaci, egli stesso
giornalista, per esordire come cronista di nera, giudiziaria e costume
al 'Mattino dell'Italia centrale'. Licenziata dal quotidiano dopo un
diverbio col direttore, Fallaci si trasferisce a Milano e inizia a
lavorare a 'Epoca', allora diretto dallo zio Bruno. Nel '51 appare il
suo primo articolo per il settimanale 'L'Europeo'.
Cinque
anni dopo, a 27 anni, Oriana Fallaci è a New York per scrivere di divi
di Hollywood e mondanità. Sono gli anni del suo primo libro, 'I sette
peccati di Hollywood', uscito con la prefazione di Orson Welles. Gli
anni '60 segnano i primi veri successi editoriali della scrittrice. Nel
'61 parte per il suo primo reportage sulla condizione della donna in
Oriente, che si traduce ne 'Il sesso inutile'. Poi torna in America per
intervistare astronauti e tecnici della Nasa alla vigilia del primo
viaggio sulla Luna. Il 1965 è l'anno di 'Se il sole muore', in cui
raccoglie l'intervista allo scienziato tedesco Wernher von Braun,
progettista durante la Seconda Guerra Mondiale dei missili V2 lanciati
su diversi obiettivi europei. Il libro lo dedica al padre Edoardo.
Nel
1969 esce 'Niente e così sia', libro che raccoglie le testimonianze di
Oriana Fallaci inviata di guerra in Vietnam. Una guerra che la
scrittrice definisce 'sanguinosa follia' e di cui svela menzogne,
atrocità, ma anche eroismi e atti di umanità. Come corrispondente di
guerra, Fallaci segue anche i conflitti tra India e Pakistan, quelli in
Sud America e Medio Oriente. Il 21 agosto del 1973 c'è l'evento che
cambia la sua vita: l'incontro con Alekos Panagulis, leader della
Resistenza greca contro il regime dei Colonnelli. Fallaci ne diventerà
la compagna di vita fino alla morte di lui, avvenuta in un misterioso
incidente stradale il 1 maggio 1976. Un rapporto che la scrittrice
racconta nel romanzo 'Un uomo', pubblicato nel 1979. Il boom editoriale
arriva con 'Lettera a un bambino mai nato', del 1975, che vende 4,5
milioni di copie in tutto il mondo. Nel 1990 esce 'Insciallah', libro
che coincide con il trasferimento a New York di Fallaci e con il suo
definitivo isolamento. Sono gli anni della scrittura di 'Un cappello
pieno di ciliege', uscito postumo nel 2008, interrotta dagli eventi
dell'11 settembre del 2001, una tragedia che la spinge a scrivere
articoli ancora più forti su quello che era da sempre stato uno dei temi
di fondo dei suoi scritti: la decadenza della civiltà occidentale
minacciata dal fondamentalismo islamico e incapace di difendersi.
Articoli che suscitano polemiche politiche, soprattutto a sinistra.
Oriana
Fallaci torna a Firenze dove muore, a 77 anni, il 15 settembre del
2006. Nella sua tomba, al Cimitero degli Allori, una copia del 'Corriere
della Sera', tre rose gialle e un Fiorino d'oro donatole da Franco
Zeffirelli.
''Cinque anni dopo la
scomparsa di Oriana - afferma la sorella Paola -, non c'è solo il
dispiacere per la sua perdita ma anche un forte senso di pena per come
viene trattata la sua memoria. Non mi piace il personaggio Oriana che è
venuto fuori dopo la sua morte. Oriana non era affatto una specie di
crociata cristiana contro l'Islam, come viene unicamente presentata.
Oggi i suoi grandi meriti di giornalista e scrittrice non le sono
riconosciuti''. Paola Fallaci, 73 anni, teme che l'anniversario possa
essere fonte di ''nuove strumentalizzazioni'' politiche o culturali. E
la sorella punta poi il dito contro Firenze: ''La sua città natale si è
sempre comportata male verso di lei. Nemmeno una strada le ha
dedicato...''. ''E' amaro constatare che la grande Oriana Fallaci - ha
detto Paola in un'intervista all'Adnkronos - non abbia ottenuto nulla
nella considerazione dei posteri di quello che lei desiderava. Mia
sorella ebbe anche una grande intuizione sull'Islam, sul senso di
pericolo legato a un certo mondo musulmano, ma certo non le sarebbe
piaciuto il modo in cui sarebbe stata dipinta oggi''.
Paola
Fallaci non parteciperà nel quinto anniversario della morte a nessuna
commemorazione ufficiale in onore della sorella, ricordando come non sia
mai stata invitata neppure in precedenza. ''Giovedì prossimo ricorderò
Oriana nella cappella di famiglia nella nostra casa di Greve in Chianti,
dove deporrò una candela e un mazzo di fiori, delle bellissime rose
rosa, che lei tanto amava'', rivela la sorella minore.
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