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domenica 25 settembre 2011

La Grecia dei templi denudata

da il geometra pensiero in rete

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La Grecia dei templi denudata. I due moduli occulti
Gaetano Barbella
domenica 25 settembre 2011
Taranto. Due colonne doriche dei resti del tempio di Poseidone. Proporzionamento con i due moduli occulti. Il modulo “n”.
Nell'architettura dei templi dell'antica Grecia, il metro dei loro costruttori era il Modulo che è la misura del diametro di base delle colonne. Con i rispettivi multipli e sottomultipli venivano proporzionati nel dettaglio i colonnati, le trabeazioni ed altro. A compendio concorreva a tutto questo il supremo intento di armonia e perfezione. Il ricorso alla geometria euclidea era di prammatica, e vi faceva da regina la proporzione aurea con la quale tutto vi si conformava, come si riscontra per esempio nel Partenone di Atene dedicato alla dea Atena. Ma se nell'insieme tutto torna ineccepibilmente e risulta sufficientemente chiaro per dar luogo a una didattica onde consentire l'apprendimento scolastico e universitario, sulla questione del metro di misura capace di tutto, ovvero il Modulo, sorge una ragionevole perplessità, almeno da parte mia. Si tratta del fatto che l'uso di questa sorta di compasso è poco chiara per stabilire l'interasse dei colonnati, non riscontrando bene una costante estesa a tutti i templi in genere. E allora qual'è il criterio del proporzionamento dello schema delle colonne viste in pianta? L'unica risposta è che questo lato progettuale dei templi greci, poiché riguarda l'ossatura del tutto, quindi più vicino ad una interiorità legata alle divinità da far adorare, non poteva che essere tutto riposto nella discrezione delle intime capacità artistiche dei costruttori, gli unici capaci di esprimere in modo sublime l'espressione dell'arte architettonica greca in merito. Come a sancire che la formula dell'arte non è legata a espressioni matematiche chiaramente note onde configurare razionalmente concezioni sorgenti dal cuore e dalla mente votate all'arte. L'ordine architettonico non è una forma sensibile, visibile con gli occhi del corpo, ma una forma intellettuale, visibile con gli occhi della mente.
Dal canto mio invece mi sono dato quest'altra risposta. È più che sacrosanto lasciare nelle mani dell'artista costruttore di templi la libertà di scegliere il giusto canone progettuale, a patto però che esso sia scrupolosamente conciliante con un fondamento caro alle divinità, alle quali veniva dedicato il tempio, l'equità e sacralità esprimibile solo attraverso il sacrificio. Di qui il mistero fino ad oggi serbato su tale impegno del costruttore che giurava, come iniziato ai misteri appunto, di osservare questo canone e di mantenerne il più assoluto silenzio. Come a immaginare che erano gli stessi dei a ispirare in merito gli artisti-iniziati.
Meglio, se così fosse, è pensare che il canone poteva esistere formalmente in seno alla scuola iniziatica e trasmessa oralmente con l'assoluto impegno di obbedienza di non trasmetterla mai al di fuori dei centri misterici. Allora nulla che possa meravigliare accettare di credere che il canone era veramente basato su un criterio matematico attraverso una geometria capace di suggerire – mettiamo – il passo da adottare fra colonna e colonna in relazione però a elementi d'insieme adiacenti, in modo che vi si integrasse armoniosamente...

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