da il manifesto
Comizi d’amore a Berlino
Moscow Mule. Un reportage di un magazine tedesco - in cui si parla delle donne single - crea una discussione in rete e non solo
Si pensava
che fosse una ciarla come tante al bancone del bar, poi la discussione si
allarga e contagia intere cerchie di amici fino a quando un popolare
magazine in lingua inglese, «ExBerliner», sfodera un
reportage sulla piaga delle donne single a Berlino. «Sono
sveglie, sexy e non trovano nessuno. Perché Berlino è la capitale
delle donne single in Europa?».
Una lunga
serie di testimonianze di donne tra i 25 e i 40 anni, anche provenienti
da altre città, svelano quello che chi vive qui da un po’ già sa per esperienza
più o meno diretta: l’autarchia affettiva non risparmia nessuno.
L’individualismo chiuso nel propriobalocco quotidiano dove già il proprio
giro amicale esaurisce tutta la voglia dell’ «altro» , la comoda sostenibilità
economica per chi vive solo,hic et nunc come se non ci fosse un domani, sono
queste le rotte della vita di relazione. «Non ne posso più», si sfoga una
ragazza francese di 34 anni, che chiameremo Anita perché non vuole essere
identificata, «non si riesce a frequentare qualcuno per più di tre
volte, spesso sono pure impegnati, se cerchi un confronto per capire meglio
ti guardano come fossi un alieno, per non parlare degli artisti: se li conosci
li eviti.
E comunque
ci tengo a dire che io non sto cercando marito». Insomma, un bollettino
di guerra. Ma non sarà una questione di spirito del tempo, piuttosto che un
problema solo berlinese? Alcuni conoscenti a Londra o a Bruxelles
esprimono le stesse perplessità per cui neanche questa volta si può additare
il prototipo del tedesco algido e la solfa della grande città non regge
più. Ma è troppo precaria e itinerante questa generazione,
forse, per non considerare il qui ed ora come un dato di fatto, più che una
scelta non necessariamente sofferta. Anita si chiede cosa fare.
Nel
momento in cui il reportage di Exberliner è stato pubblicato
online i commenti hanno disintegrato il vaso di Pandora. I più
interessanti sono quelli degli uomini che si chiedono perché le donne non
abbassino i loro standard e perché applichino lo stesso approccio
verso il lavoro a questioni assolutamente non organizzabili, «e
comunque tengo a precisare che anche io ho lo stesso problema con le
donne che non sanno quello che vogliono». No non lo sapete voi, risponde qualcuno.
C’è chi azzarda la teoria della troppa, grande, offerta, Anita si inalbera:
«Dove stiamo? Al supermercato?».
A placare
il furioso dibattito ricco di acute provocazioni («se sei sola fatti una
domanda e datti una risposta») arrivano i teorici della recente
forma di urbanizzazione berlinese. Secondo queste teorie la borghesia
creativa ha innestato in città, oltre a un giro perverso di danaro
e marketing, anche deprecabili valori altrettanto borghesi come
l’omogamia. Per altri è il neoliberismo stesso che con la sua costola,
la gentrificazione, e la sua copertura, la creatività, fagocita
nei meccanismi del consumismo qualsiasi tipo di rapporto umano.
Anita
è confusa, lei voleva solo andare al cinema con un ragazzo gentile. Cosa
cerca dunque Anita? Al di là dei vari istituti di aggregazione umana come
i fidanzamenti e matrimoni, che non sono obbligatori per nessuno,
resta la cabala delle persone che girano intorno a tutti noi e alla
sua tenera età Anita dovrebbe già aver capito che su quello non c’è geografia
che tenga.
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