La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava

La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava
Storia di un amore importante di Grazia Deledda con lettere autografe. Romanzo di Ludovica De Nava

IN TERRITORIO NEMICO

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Romanzo storico sulla Resistenza di Pier Luigi Zanata e altri 114 scrittori - metodo Scrittura Industriale Collettiva

Dettagli di un sorriso

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romanzo di Gianni Zanata

Il calcio dell' Asino

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Il calcio dell’Asino. Il calvario di un giornale ribelle (1892-1925) e del suo direttore Giovanni de Nava (Giva)

NON STO TANTO MALE

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romanzo di Gianni Zanata

giovedì 26 giugno 2014

Lotte di bande nella giungla metropolitana

da il manifesto

Lotte di bande nella giungla metropolitana

Noir. «Le notti delle pantere» di Piergiorgio Pulixi per le edizioni e/o. Una guerra di bande per poliziotti corrotti e politici collusi con la criminalità organizzata

Il branco è tor­nato. A circa due anni dall’uscita di Una brutta sto­ria (edi­zioni e/o) – recen­sito sul «mani­fe­sto» del 31 mag­gio 2012 – Pier­gior­gio Pulixi riprende a nar­rare la sto­ria dell’ispettore della nar­co­tici Bia­gio Maz­zeo e della sua squa­dra di poli­ziotti cor­rotti e cri­mi­nali in La notte delle pan­tere (pp. 286, euro 16,50) pub­bli­cato di recente dalle edi­zioni e/o, sem­pre all’interno della col­lana «Sabot/age», diretta da Colomba Rossi e curata da Mas­simo Car­lotto. Il nuovo romanzo ini­zia pra­ti­ca­mente dove era finito il pre­ce­dente. Dopo lo scon­tro vit­to­rioso con il clan dei ceceni di Ivan­kov, il branco è entrato in pos­sesso di una par­tita di droga appar­te­nente alla mafia cala­brese, si è libe­rato degli oppo­si­tori – soprat­tutto di quello più peri­co­loso, il supe­riore di Maz­zeo, che cer­cava di inca­strarlo – e sem­brava ormai padrone delle strade della città, la «Giun­gla», come la chia­mano loro.
L’esordio del nuovo romanzo è ful­mi­nante e ribalta com­ple­ta­mente la situa­zione. Bia­gio Maz­zeo è in car­cere, accu­sato dell’omicidio del suo capo. Anche Clau­dia Braga, vice­capo della banda di sbirri, viene arre­stata. I cala­bresi, dopo aver ucciso il vec­chio men­tore di Maz­zeo, rivo­gliono la droga e minac­ciano i poli­ziotti appa­te­nenti alla banda e le loro fami­glie. E, per finire, un’avvenente diri­gente del Ser­vi­zio cen­trale ope­ra­tivo della poli­zia, Irene Pisci­telli, espres­sione dei poteri occulti che gui­dano e gover­nano lo stato, con­tatta il pro­ta­go­ni­sta, ricat­tan­dolo, affi­ché ese­gua una mis­sione sporca e soprat­tutto sui­cida: fer­mare la guerra di ‘ndran­gheta che vede con­trap­po­sti i clan cala­bresi a quelli inse­dia­tisi nel Nord.
Con il carat­te­ri­stico stile adre­na­li­nico di Pier­gior­gio Pulixi, la vicenda si svi­luppa, spie­tata e vio­lenta. Gli avve­ni­menti si sus­se­guono lasciando il let­tore quasi senza respiro. Certo, non manca, come nel romanzo pre­ce­dente, una carat­te­riz­za­zione appro­fon­dita della psi­co­lo­gia dei per­so­naggi che mette a nudo i loro dubbi, le loro incer­tezze, le loro pul­sioni, ren­den­doli effet­ti­va­menti umani. Capace, inol­tre, di far emer­gere le sfu­ma­ture, per cui pur usando tinte forti, la scrit­tura di Pulixi diventa in grado di mostrare la parte umana dei cor­rotti e la parte cor­rotta di quelli che sem­bre­reb­bero i buoni.
Ma, tra assalti, pestaggi, spa­ra­to­rie, quello che emerge è il ritratto di una città e di una società mar­cia e cor­rotta. Dove le mafie si legano alle isti­tu­zioni, i gover­na­tori ven­gono eletti pra­ti­ca­mente dai clan, gli intrecci tra cri­mi­na­lità orga­niz­zata, poli­tica, giu­sti­zia sono la regola. Dove, ancora una volta, la lotta è solo tra «cat­tivi». E anche chi vor­rebbe imporre la giu­sti­zia viene mani­po­lato o stri­to­lato oppure si piega alle esi­genze del potere. Que­sta volta, inol­tre, è come se la cor­ru­zione infet­tasse i mec­ca­ni­smi interni, le rela­zioni tra i com­po­nenti del branco. Se nel primo libro il guppo di poli­ziotti era una fami­glia, dove ognuno si fidava cie­ca­mente dll’altro, dove tutte le infor­ma­zioni erano con­di­vise così come le scelte da pren­dere, adesso emer­gono divi­sioni, con­tra­sti, tra­di­menti. E Maz­zeo ini­zia sem­pre più ad asso­mi­gliare al suo vec­chio nemico, Ivan­kov, assu­mendo i tratti del capo soli­ta­rio che decide da solo, non comu­nica agli altri ciò che sta avve­nendo, mani­pola i suoi stessi uomini. Una sepa­ra­zione e una somi­glianza quasi rap­pre­sen­tata con­cre­ta­mente dall’anello – anello del potere? – che Maz­zeo indossa sem­pre e che ha sot­tratto pro­prio al capo­clan ceceno.
Un avver­tenza finale: La notte delle pan­tere – come si usa dire – è un romanzo godi­bile anche se non si è letto Una brutta sto­ria, ma, mai come in que­sto caso, per coglierne appieno sfu­ma­ture, sot­to­trame, sot­ti­gliezze sarebbe con­si­glia­bile leg­gere anche il precedente.

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