Fili intrecciati per “Ricucire il mondo”
Maria Lai protagonista di una grande retrospettiva in tre sedi: il Palazzo di città di Cagliari, il Man di Nuoro e Ulassai
di Nicoletta Castagni
ROMA. Fiabe cucite e libri, lavagne e presepi, Pupi di pane, telai e geografie, le memorabili azioni ambientali, come “Legarsi alla montagna” immortalata negli scatti in bianco e nero di Piero Berengo Gardin, ma anche lo straordinario corpus di disegni dei primi decenni in cui emerge chiara la lezione di Arturo Martini: l'universo di Maria Lai (1919-2013), una delle figure femminili più importanti della storia dell'arte italiana della seconda metà del Novecento, è protagonista dal 10 luglio al 2 novembre di una grande retrospettiva che in tre sedi (il Palazzo di città di Cagliari, il Man di Nuoro e Ulassai) attraverserà la Sardegna, radice di costante, profondissima ispirazione.
Intitolata “Ricucire il mondo”, la rassegna è un progetto espositivo ideato dai Musei Civici di Cagliari e dal Man di Nuoro per celebrare l'artista che alla luce dell'Arte Povera e dell'Informale ha saputo genialmente rileggere le tradizioni, i miti, le leggende della sua terra natale. A raccontare questa meravigliosa produzione, i curatori hanno riunito nelle tre mostre oltre trecento opere provenienti da raccolte pubbliche, private e dalla collezione della famiglia. Mentre lo stilista Antonio Marras, amico e collaboratore di Maria Lai, insieme a Claudia Losi ha ideato “Come piccole api operaie”, un omaggio alla poetica dell’artista che, dipanandosi dal primo presepe con una teoria di fili rossi e bordeaux, collega i musei alle vie circostanti e, idealmente, le diverse sedi espositive.
Il Palazzo di città di Cagliari ospiterà la prima parte del progetto (curato da Anna Maria Montaldo), vale a la produzione dell'artista dagli anni Quaranta alla metà degli anni Ottanta. Il percorso, articolato in aree tematiche, muove dal cospicuo corpus di disegni, realizzati a penna o matita, per arrivare alle tempere dedicate al tema del lavoro femminile, alla produzione ispirata alla tessitura (lavagne, libri cuciti, geografie), fino ai Paesaggi, le Terrecotte, i Pani, i Presepi e i Telai degli anni Settanta, centrali nella produzione dell'artista. Importante anche la parte documentaria, interviste e filmati d'archivio che permetteranno di ricostruire le tappe più significative del percorso creativo dell'artista. In particolare, il video della performance collettiva “Legarsi alla montagna”, realizzata a Ulassai nel 1981, lavoro chiave nello sviluppo dei linguaggi dell'artista, identificato come possibile elemento unificante le tre sedi del progetto.
Il Museo Man (dall'11 luglio al 12 ottobre), con la curatela di Barbara Casavecchia e Lorenzo Giusti, si incentrerà sulla produzione di Maria Lai successiva ai primi Ottanta, un momento di particolare intensità, vissuto in sintonia con gli sviluppi delle ricerche artistiche internazionali del tempo. Attraverso opere, materiali documentari, foto e video, saranno documentati i principali interventi ambientali (da “La disfatta dei varani” a “Essere è Tessere”). Una serie di lavori, tra cui Lenzuoli, Libri cuciti e d'artista, Geografie e Telai, racconterà infine la relazione dell'artista con il mondo dell'infanzia e della didattica.
A Ulassai infine dal 12 luglio si potrà ammirare sia la mostra allestita nella Stazione per l'arte, il Museo d'Arte Contemporanea dedicato all'artista sia gli interventi ambientali nel paese, diventato dagli anni Ottanta un vero e proprio museo a cielo aperto con opere quali “La strada delle capre cucite”, “Il gioco del volo dell'oca”, il “Telaio soffitto del lavatoio”.
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